Una studentessa scrive al Tirreno: «Cari adulti, basta giudicare i giovani. Adesso ascoltateci»
L’appello di Alessia, di Porcari, che frequenta il Nautico a Viareggio: «Non siamo tutti delinquenti o svogliati: crediamo ancora che la nostra generazione possa risolvere i danni creati dalla vostra»
VIAREGGIO. I giovani dipinti come svogliati, senza idee né futuro. Alessia Cappellini, di Porcari, diciotto anni il 2 settembre, studentessa del Nautico in procinto di frequentare la quinta classe, non accetta queste definizioni. In una lunga riflessione diretta agli adulti, Alessia – che sogna di frequentare l’anno prossimo l’Accademia Mercantile a Genova e in contemporanea il corso di laurea in lettere – racconta con le sue parole chi sono veramente i giovani di oggi, cosa desiderano, per cosa soffrono. «Ho scritto questa riflessione – spiega Alessia – anche sulla scorta dei fatti orribili, le violenze di gruppo, che sono accaduti a Palermo e Napoli; la mia insegnante di lettere del nautico, Annalisa Pardini, mi ha spronato a divulgarla, per questo mi sono rivolta al Tirreno».
«I telegiornali parlano di giovani timorosi, di una generazione bruciata – inizia la riflessione –. Gli adulti descrivono i giovani d’oggi come svogliati e fragili. Chiedo a voi , cari adulti, quante volte vi siete soffermati a osservarci, quante volte ci avete chiesto come possiamo sentirci, quali sono i nostri progetti per il futuro? Credo sia molto semplice dare la colpa a una generazione a cui voi avete rubato il futuro, lasciandole un domani incerto, un mondo che cade a pezzi e la natura che si ribella».
«Mi chiamo Alessia – prosegue – ho quasi 18 anni e sento che sia giusto raccontarvi un po’ di noi “giovani timorosi”. Il timore nasce davanti all’incertezza, nel nostro caso per il futuro… quante domande siamo costretti a porci di fronte a tanta distruzione; quanti piani di riserva abbiamo dovuto crearci, come fuggire da un paese che dei giovani vuole le mani da sfruttare senza nemmeno dare il giusto riconoscimento. Un paese che sa solo insegnare a tacere, a seguire un pensiero univoco, un paese che tenta di screditare e spaventare chiunque sia capace di essere se stesso perché consapevole del potere della propria voce».
E continua: «Non siamo tutti delinquenti; al contrario di chi ha il potere non siamo fragili, non siamo svogliati… crediamo ancora che il sole possa risorgere, che la nostra generazione possa risolvere i danni creati dalla vostra; studiamo per istruirci, per assicurarci il pane in tavola, per permettere una buona vecchiaia ai nostri genitori… ma soprattutto studiamo per non ricommettere i vostri errori. Voi non avete mai visto gli abbracci che sappiamo darci, le lacrime che a voi adulti nascondiamo per timore di essere giudicati; abbiamo ancora paura del buio per questo stiamo tutta la notte svegli… il buio spesso lo abbiamo dentro».
«“I ragazzi d’oggi sono tutti depressi”: quante volte ho sentito pronunciare questa frase, l’ignoranza di molti adulti non ha davvero limite. Per questo ogni volta sono stata costretta a chiedere di avere rispetto verso la depressione, che è una malattia, ma viene screditata. “Ma di cosa vi lamentate avete tutto”: ci lamentiamo di tanta indifferenza, dell’ignoranza, della frustrazione che la maggior parte di voi porta con sé. Ci arrabbiamo quando vi vediamo cedere la vostra anima al diavolo, ci arrabbiamo di fronte alla vostra rassegnazione perché “tanto ormai è così”. Non dite dei vostri figli che sono svogliati; non tutti hanno la forza di sollevarsi, di guardarsi a fondo per trovarsi. E no non siamo tutti dipendenti dalla tecnologia; la maggior parte di noi è dipendente dalla musica. È vero, viviamo con le cuffie, alle volte le vorremmo incorporate alle orecchie: vi siete mai chiesti perché le abbiamo sempre addosso? La musica serve per mettere a tacere il caos della vita, spesso non abbiamo voglia di sentirci dire che siamo dei falliti, che siamo una generazione bruciata. Invece che dare fuoco ai nostri sogni, che incendiare le nostre parole, soffermatevi ad ascoltarci in silenzio: sono certa che sarà per voi una sorpresa il vedere quanta meraviglia ci compone, quanta forza abbiamo e l’arte che siamo riusciti a conservare e proteggere in un mondo che non ci vuole più».
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