Il Tirreno

Versilia

l’intervista 

Michael Guttman: «Ecco come rendo più moderna la musica classica»

Luca Basile
Michael Guttman: «Ecco come rendo più moderna la musica classica»

L’ideatore e direttore musicale di Pietrasanta in concerto: «Sarà un’edizione ispirata ai colori dell’invenzione»

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PIETRASANTA. Quello che colpisce di Michael Guttman – violinista, ideatore e direttore musicale di Pietrasanta in concerto – è l’entusiasmo che porta in dote ad ogni sua idea, ad ogni sua parola. «È bello poter fare di lavoro, nel mio caso suonare il violino, quello che più piace. Se poi, come durante il Festival, ho anche la possibilità di accompagnare sul palco artisti che da sempre, sono i miei eroi e miei riferimenti, è facile comprendere il mio entusiasmo e la mia felicità».

Riavvolgiamo il nastro della memoria, maestro Guttman: 13 anni fa la prima edizione di Pietrasanta in concerto – organizzato dall’Associazione Musica Viva con il supporto della Fondazione Versiliana e d’intesa con Comune e Regione –: che ricordi ha di quel debutto?

«Sono stato per la prima volta a Pietrasanta 20 anni fa: ho cominciato a conoscerla e a viverla di volta in volta. Così come l’ho poi fatta vivere e conoscere a tanti colleghi che se ne sono innamorati. Il Festival è stata una piacevole conseguenza. Pietrasanta in concerto rappresenta infatti un po’la mia vita: ci sono, come detto, i miei eroi musicali, ma anche tanti amici» .

La musica classica, all’occhio distratto del grande pubblico, lascia in scia una percezione seriosa ed accademica: è veramente così?

«Può sembrarlo: il mio impegno è invece quello di presentarla in maniera contemporanea, attuale e viva. Per questo ho scelto anche quest’anno di ospitare nel cartellone concerti che nella classica affondano le proprie radici, ma la attualizzano e la aprono anche a nuove frontiere».

Grande violinista e direttore di cinque Festival: non è difficile fare coesistere due realtà professionali così distinte?

«Sicuramente è faticoso, ma poi, alla fine, ti resta dentro qualcosa di meraviglioso. Come quando lanci dei giovani talenti o quando ancora assisti al concerto del tuo musicista preferito. Oggi ho l’onore di dirigere festival in Svizzera, Ucraina, Polonia, Francia e appunto Pietrasanta che rappresenta il mio punto di riferimento».

Con cosa ha voluto caratterizzare questa tredicesima edizione?

«Mi sono ispirato al titolo di apertura della nostra rassegna: I colori dell’invenzione. Con i colori arcobaleno di Gilles Apap, i luminosi fuochi d’artificio dello Stradivari di Vadim Repin, le calde onde sonore del violino di Guy Braunstein e il fluorescente mondo elettrico di Jean-Luc Ponty, sono certo che il pubblico sarà abbagliato dal suono sfaccettato del mio strumento preferito, il violino. Ma c’è molto altro, come la fiorente vita musicale di Berlino, i tre grandi pianisti russi, Boris Berezovsky, Denis Kozhukhin, Konstantin Lifschitz, così come l’ultimo Americano a Parigi, Eric Himy, e il fenomeno pianistico italiano Vanessa Benelli Mosell. Penso poi alla star del violoncello Jing Zhao al potente violoncellista russo Alexander Knyazev che elettrizzerà il Chiostro con la sua energia. David Krakauer, il leggendario fondatore dei Klezmatics, ci introdurrà nel suo mondo con la pianista Kathleen Tagg, e la performance di tango dei Sonico porterà in vita un grande compositore, Eduardo Rovira, che il pubblico italiano sarà entusiasta di scoprire».

Quello di questa sera –19 luglio, inizio ore 21. 30 nel Chiostro – sarà un concerto inaugurale ad alto impatto emotivo: come lo ha immaginato?

«Come il primo esempio del carattere innovativo che ho cercato di delineare per il festival di questa edizione, scandagliando la retorica e i dettami accademici per proporre la musica classica in chiave contemporanea e Gilles Apap è di certo uno dei migliori musicisti capaci di trasmettere questa filosofia».

Venti anni dopo si sente adottato da Pietrasanta?

«Ho casa qui, da quest’anno, ed è sempre qui che trascorro le mie giornate per organizzare il Festival in ogni suo dettaglio. La casa mi lega ovviamente ancora di più a questa città che è unica: la sua bellezza, la sua arte, il fatto che hai tutto vicino, a portata di mano. È qualcosa di splendido. Ed è la stessa sensazione che provano i musicisti che vengono qui 10 giorni all’anno e magari rinunciano a parte del loro cachet per partecipare alla rassegna, perché amano, come me, questa terra. Del resto, da sempre, Pietrasanta è città che sa come accogliere le persone, e le fa sentire a casa loro con calore, amicizia ed affetto».


 

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