Il Tirreno

Versilia

La ricetta rossoblù: costruire un Ponte per non cadere mai

di GABRIELE BUFFONI
La ricetta rossoblù: costruire un Ponte per non cadere mai

Nata nel 1956, la contrada del Ponte ha certamente avuto una delle storie più turbolente. A cominciare dalla “vicenda delle cambiali” che, trasmessa attraverso generazioni di contradaioli, ne denota...

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Nata nel 1956, la contrada del Ponte ha certamente avuto una delle storie più turbolente. A cominciare dalla “vicenda delle cambiali” che, trasmessa attraverso generazioni di contradaioli, ne denota tutt’oggi il folto gruppo di padri fondatori: il barone Rodolfo Cope, Francesco D’Iorio, Francesco, Renzo e Giuseppe Galleni, Raffaello Bertozzi, Giovanni Bacci, Giorgio Balderi, Giuseppe Niccoletti, Edoardo Mattugini, Livio Ulivi, Renzo e Fiore Nardini, Ernesto Marrai, Enzo Bertonelli, Luciano e Raffaello Puccinelli, Angelo Consigli, Laerte Neri, Iginio Micheli, Ivo Barsi e Adriano Cecconi. Nomi che sono entrati nella storia della contrada rossoblù per aver firmato le cambiali con cui il Ponte poté acquistare in quei primi anni di Palio il proprio guardaroba storico: a questi si aggiunsero anche Osvaldo Nardini (che pagò senza firmare alcuna cambiale) e Samuele Giannelli, che invece estinse il suo debito offrendo panini a tutti i contradaioli.
Altro episodio cardine di quegli anni risale al 1958, al celebre Palio contestato: il Ponte vinse con l’asinella Gina, ma la Madonnina presentò e vinse il ricorso in quanto il fantino (il ben noto Battilò) era residente a Ponterosso e, dunque, esterno alla contrada (obbligo allora piuttosto stringente) . L’allora presidente della Pro Loco Carlo Menchini si recò dunque in Vaiana con tanto di maresciallo dei Carabinieri al seguito per farsi restituire il gonfalone del Palio, ma i contradaioli si opposero in maniera netta: alla fine, dopo mediazioni e avvocati, il Ponte riconsegnò il premio — nascosto fino ad allora sotto il letto di una contradaiola — solo l’anno dopo, permettendo alla Madonnina dunque di sfilare con il gonfalone senza però averlo ceduto in anticipo. Da allora il Ponte — unico, fra gli otto gruppi storici della piana, a risiedere nel comune di Forte dei Marmi ma annesso al Palio in quanto legato alla parrocchia di Querceta — si è sempre distinto come una delle contrade più agguerrite, capace di risollevarsi anche dopo pesanti tragedie. Come la notte del 21 febbraio 1982 che segnò la scomparsa di Francesca, Stefano e Silvia Meccheri: i tre fratelli, tutti tamburini nella contrada rossoblù, di ritorno dai festeggiamenti rionali a Viareggio furono vittime di un incidente automobilistico all’incrocio di via Giglioli. In loro onore, da quello stesso anno, la famiglia istituì il premio per il miglior gruppo tamburi nel giorno del Palio che, ben presto, divenne una delle competizioni ufficiali promosse dalla Pro Loco.
Tanti i successi della contrada di Vaiana, anche se uno — piuttosto recente — sembra aver fatto breccia più di altri nel cuore degli appassionati rossoblù: la Lira d’Oro conquistata nel 2015 grazie alla performance di Antonio Maggio. «Dopo oltre 30 anni di digiuno, quella serata rimarrà per sempre nei nostri ricordi — racconta il presidente Francesco Sarti — ci andammo vicini nel 1997, quando con Leon d’Oro e Pozzo arrivammo a pari merito con 85, 5 punti: come da regolamento furono quindi ammessi nel conteggio finale anche il voto migliore e quello peggiore, che di solito vengono scartati, e finimmo al terzo posto». E per il futuro? «Confidiamo sia roseo, noi puntiamo sempre in alto anche quest’anno, specialmente al Festival dove avremo l’onore di essere rappresentati da un artista completo come Simone Cristicchi — dichiara Sarti — di certo però abbiamo dato prova di saper tener duro: una delle vittorie più belle ultimamente è giunta dal nostro gruppo sbandieratori e musici che, dopo una pesante decimazione tre anni fa, si ritrovò senza un numero di persone sufficienti per ricoprire tutti i ruoli. Nei campionati nazionali, cui partecipiamo come gruppo autonomo, fummo retrocessi dalla serie A1 alla terza categoria, ma tra mille difficoltà — conclude — l’anno scorso alle finali di Ascoli siamo riusciti a tornare in A2. Un bel segnale di ripresa, nonostante tutto».
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