Sempre più lupi (ma nessun pericolo) sulle Alpi Apuane
Avvistato dal Comando Guardiaparco un terzo branco La biologa Fazzi: «È in atto una nuova colonizzazione»
SERAVEZZA. Appena due anni fa, a fine 2014, la notizia della nascita dei primi due lupetti sulle Apuane, dopo cento anni dalla scomparsa dell’animale dalle nostre Alpi, aveva fatto il giro del web. Oggi il Parco delle Apuane comunica che la presenza del predatore sta aumentando e diventa stabile. È stato infatti registrato l'insediamento di un terzo branco. Ma gli esperti rassicurano che non c’è rischio per la fauna, anzi è la presenza di spazio e prede disponibili che aiuta il proliferare di questi esemplari.
«I risultati dei monitoraggi effettuati dal Parco regionale delle Apuane, all'interno della zona Parco, hanno identificato con certezza - si legge nel comunicato - almeno tre nuclei stabili. Sono branchi, nuclei familiari che si sono già riprodotti. In tutto una ventina di esemplari che vivono stabilmente nei nostri boschi».
Il Comando Guardiaparco - che sta proseguendo i monitoraggi insieme ai volontari - segnala che un branco si trova in Garfagnana, uno in Alta Versilia e il terzo nell’area Massese. Nonostante ciò non c’è pericolo che la fauna delle Apuane venga depredata, in particolare (sono le prede ambite del lupo) i cinghiali, mufloni e caprioli. Rientra tutto nel ciclo della natura.
«È in atto una nuova colonizzazione - spiega Paola Fazzi, biologa esperta di questa materia ed ex consulente del Parco. Nell'area protetta delle Apuane i lupi erano assenti da più di 100 anni, si è insediato il primo branco e poi essendo un territorio disponibile, in base a spazio e a prede, i branchi sono aumentati. In tutto ciò non c'è niente di anomalo».
È il 2008 l'anno in cui, ufficialmente, si è registrata per la prima volta la presenza del lupo. Da quel momento le attività di ricerca del Parco sono state intensificate ricorrendo sia ai classici metodi di rilevamento di segni di presenza, dalle impronte sulla neve, agli escrementi e ai segni di predazione, sia utilizzando le efficaci foto trappole che, attraverso foto e riprese video, hanno permesso di ben identificare i branchi presenti e di stimarne le consistenze minime certe.
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Ma intanto l'ente Parco si aspetta una costante crescita di questa bellissima specie animale, che a molti fa paura nonostante al massimo possa essere pericoloso per gli animali domestici o gli allevamenti. «La situazione è costantemente monitorata - spiegano dal Parco - e dallo scorso gennaio è stata incrementata l'attività di sorveglianza anche grazie alla preziosa collaborazione delle Guardie ambientali volontarie che si stanno dedicando principalmente alla ricerca di segni di presenza sul territorio. Al momento nella zona apuana non si sono registrati danni ingenti agli allevatori come sta avvenendo altrove, costringendo il governo nazionale a intervenire attraverso un nuovo piano di conservazione e gestione del lupo in Italia che sarà oggetto delle prossime riunioni della Conferenza Stato-Regioni».
Nuove cucciolate sono state verificate negli anni tramite periodiche sessioni di wolf-howling, antica tecnica dell'ululato indotto, usata in passato dai lupari abruzzesi e da diverso tempo utilizzata con finalità di ricerca per studiare le popolazioni di Lupo. I risultati sono inequivocabili: anche sulle nostre Alpi il lupo si è moltiplicato.