Vince la Lucertola Ma si sfiora la rissa
Ricorso contro una presunta falsa partenza e contestazioni per le penalizzazioni imposte al Pozzo sull’uso dei coriandoli
QUERCETA. La 57esima edizione del Palio dei Micci non passerà alla storia solamente come una delle più attese, ma sicuramente anche come una delle più contestate e discusse. Alla fine ad andarsene con l’ambito stendardo di Alfieri Tessa raffigurante la sacra famiglia in fuga sull’asino (appunto, in gergo, il "miccio") è stata la Lucertola, vincitrice nella corsa dopo ben 19 lunghi anni di digiuno.
La giornata è iniziata nel migliore dei modi: dopo i due rinvii a causa del maltempo infatti madre natura ha donato alla Versilia la giornata ideale, soleggiata ma con un po’ di vento a stemperare il caldo afoso. Non è mancato nemmeno il pubblico, accorso in massa sulle tribune e sulle gradinate dello stadio "Buon Riposo" di Pozzi. Alle 16.15, perfettamente in orario, la manifestazione ha avuto inizio. Che però questa edizione qualcosa di inconsueto ce l'avrebbe avuto si è capito da tanti aspetti: dall'incipit, quando al centro del campo, precedendo la storica voce del Palio Luca Garfagnini, una ragazza ha preso la parola raccontando brevemente i suoi dodici anni passati in contrada e concludendo con il rituale: «Viva le contrade, viva il Palio!» segnale che nonostante tutto il legame fra giovani e Palio è più forte che mai; dall’applauso commosso da parte di tutti i presenti rivolto ai terremotati di Ferrara; dalla musica di "Balla balla ballerino" di Lucio Dalla, recentemente scomparso e così ricordato dalla Pro Loco, che ha fatto da sottofondo alla riconsegna dei premi da parte di Quercia (Gonfalone del Palio e Alabarda d'oro) e Cervia (Premio Meccheri).
Prime deboli tensioni ci sono state anche all'inizio delle sfilate, quando ci si è accorti che il timer, che segna il tempo rimasto alle contrade per completare il giro intorno al campo e per rappresentare il tema, ha smesso di funzionare a dovere. Niente comunque di significativo, anzi tutto sembrava procedere meglio degli anni passati, tanto che i fantini sono stati chiamati senza i soliti ritardi che facevano posticipare la corsa.
Poi, finalmente, la corsa: due sole false partenze (altro aspetto insolito per il Palio) prima che Franco Burroni, presidente della Pro Loco, al terzo tentativo, vedendo partire i "micci" di Lucertola e Ranocchio, si lasci sfuggire al microfono un «Falsa pa…no no, è buona». Troppo tardi però, la frittata ormai è stata fatta: i due fantini di Quercia e Ponte si erano già fermati sulla linea di partenza credendo che tutto dovesse essere ripetuto da capo, iniziando la loro corsa di fatto con tre secondi abbondanti di ritardo. Intanto Lucertola, Ranocchio e Leon d'Oro si giocavano i primi giri in testa, ma subito il Pozzo è subentrato ad insidiare il gruppo guadagnandosi pian piano la terza posizione. Incontrastata al primo posto invece fino all’ultimo giro è stata la Lucertola, anche se proprio all'ultima curva ha tentato il colpaccio uno strepitoso Angelo Oppito (Madonnina) a seguito di un grande recupero dalle retrovie. Subito il gonfalone del Palio è stato portato via dai contradaioli rosso-verdi in festa, mentre a bordo campo i presidenti di Quercia, Ponte e Madonnina hanno dato vita ad un’accesa protesta che ha portato poi alla presentazione di un reclamo sulla validità della gara. Liti, grida all’indirizzo della Pro Loco e del comitato organizzativo («Siete dei buffoni e basta! Fate ridere!»), poi i presidenti delle contrade, insieme ai responsabili della Pro Loco, si sono chiusi negli spogliatoi per consultarsi: alla fine, di fronte all’evidenza del filmato, il reclamo è stato ritirato e il risultato della corsa convalidato.
Ma la giornata del Palio non è finita qui: dopo la festosa attribuzione del “bambino di legno” ai musici del Ponte e della Coppa del presidente ad Antonio Giorgi (Madonnina), è arrivato il momento dell'Alabarda d'oro. Il verdetto, vista la seconda posizione raggiunta in classifica sia nel tema che nella sfilata, ha decretato come vincitore il Leon d'Oro, ma solo a seguito della squalifica de “Il Pozzo” - a parer di popolo la contrada che più meritava il premio - decisa su ricorso mosso proprio dai giallo-rossi: il regolamento infatti vieta che i coriandoli (come quelli usati dal Pozzo nella rappresentazione del tema) rimangano a fine esibizione sul campo come invece è successo. Riottosa a questo punto è stata la reazione dei biancorossi, che in massa hanno assaltato prima il presidente Burroni, poi quello del Leon d'Oro Giuseppe Menchini, entrato in campo nonostante la squalifica per la premiazione.
«Tutto sommato è stata una bellissima edizione- ha commentato Burroni- anche le critiche fanno parte del Palio. Sono convinto poi che certe reazioni come quelle avute dai contradaioli del Pozzo siano dovute alla stanchezza e ai nervi tesi. D’altronde rinviando la manifestazione per ben due volte il nervosismo aumenta. Speriamo che il prossimo anno il meteo ci permetta di farlo la prima domenica di maggio secondo la tradizione».