Il Tirreno

Versilia

Così ho ritrovato i fotogrammi di «Pioggia d'estate»

Riccardo Mazzoni (*)
LA FIGLIA DI ERMETE. Ernes Zacconi nel film
LA FIGLIA DI ERMETE. Ernes Zacconi nel film

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Come sono stati ritrovati i fotogrammi di Pioggia d’estate, primo film in 35 millimetri di Mario Monicelli? A raccontarlo è lo stesso Riccardo Mazzoni, lo storico viareggino al quale si deve questa piccola, grande scoperta.

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Tutto è cominciato il 3 aprile 2010, quando, con gli amici dell’Associazione Culturale “Terra di Viareggio”, abbiamo dato vita all’“Imagoteca Viareggina”, un centro-studi che si propone, sia per scopo documentario, sia per stimolare evocazioni liriche o viaggi nella memoria, di raccogliere, contestualizzare storicamente e valorizzare le immagini riguardanti Viareggio - fotografie, dipinti, film - scandagliando archivi pubblici e privati, repertori di pittori, mediateche italiane ed estere. Un particolare interesse è stato subito riservato al rapporto tra Viareggio e il cinema, indagato nei suoi aspetti meno usuali e conosciuti, affiancando i fondamentali studi di Umberto Guidi sui lungometraggi ambientati in Versilia.

Nell’estate del 2010 l’ “Imagoteca Viareggina” ha proposto nel parco-giardino della chiesa di S. Antonio un affascinante excursus nella storia del cinema a Viareggio attraverso un ricchissimo materiale documentario inedito, con la proiezione di numerosi e rari brani filmici dall’epoca del muto agli anni Sessanta del Novecento. L’evento aveva per titolo: “Storie, curiosità, passioni e misteri del cinema a Viareggio” e ampio risalto fu dato al mistero cinematografico per eccellenza: la sorte del primo lungometraggio in 35 mm di Monicelli, girato a Viareggio e dintorni nel 1936-37 con lo pseudonimo di Michele Badiek, che per lungo tempo ha rappresentato uno dei grandi enigmi della filmografia italiana (solo nel 1985 Monicelli ne riconobbe la paternità) e tutt’ora introvabile.

Le indagini sono riprese più insistentemente a partire dalla primavera scorsa, quando Pier Marco De Santi mi propose di scrivere un saggio sulla “cinefilìa viareggina” degli anni Trenta a corredo del tributo a Monicelli previsto nel catalogo del festival Viareggio Europacinema 2011. Due le piste da seguire: la prima conduceva in Argentina, dove un ricco uomo d’affari avrebbe portato almeno una copia della pellicola (la ricerca è ancora in corso); l’altra mirava a rintracciare gli eredi di tutti i partecipanti al film, attori e maestranze, nell’intento di raccogliere la maggiore documentazione possibile intorno alla realizzazione dell’opera.

E grazie alla disponibilità di Andrea Bertini, figlio del direttore della fotografia e montatore Manfredo Bertini (Medaglia d’Oro della Resistenza), ecco ricomparire miracolosamente 98 spezzoni di pellicola per un totale di circa 400 fotogrammi, residui di montaggio di “Pioggia d’estate”, ma anche preziosi cimeli familiari, amorevolmente avvolti in una cartina con il titolo del film. Una documentazione di eccezionale importanza che, come scrivo in catalogo, sebbene non ci permetta di ritessere un racconto per immagini sufficientemente coerente - anche a causa dell’esile filo narrativo tramandato dalle fonti orali - ci ridona tuttavia parecchie suggestioni visive dell’opera, pur nella fissità congelata di ogni singolo fotogramma. Vi compaiono tutti i protagonisti principali del film - che voleva essere una sorta di “Accadde una notte” all’italiana - da Ermete ed Ernes Zacconi, a Raniero Barsanti, a Franca Taylor, ad Aristide Frigerio.

Non è facile descrivere l’emozione provata di fronte a quelle immagini filmiche di 75 anni fa: davanti ai miei occhi stupefatti il mitico primo lungometraggio in 35 mm di Mario Monicelli ritrovava frammenti di memoria visiva, in una magica atmosfera di sapore medianico.

(*) ricercatore, scrittore e regista viareggino
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