Scuole, la Toscana blocca i 16 tagli imposti da Valditara: «Numeri sbagliati» – Cosa succede adesso
La Regione approva l’elenco degli istituti da fondere ma ne congela l’efficacia: attesi i ricorsi. Nardini: «Il ministero ha calcolato tagli non realistici»
La Toscana frena sui sedici accorpamenti scolastici richiesti dal ministro Valditara e congela ogni decisione in attesa del responso del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro il piano di dimensionamento del governo Meloni.
La giunta regionale ha infatti approvato la delibera con l’elenco degli istituti da unire, come imposto da Roma, ma ne ha subito sospeso l’efficacia. Una scelta obbligata, spiegano in Regione, dopo la lettera del ministero che paventava un rischio di danno erariale in caso di mancato adeguamento. «Siamo in grado di presentare i sedici accorpamenti richiesti, ma contestualmente li congeliamo, nell’attesa che siano valutati i nostri ricorsi», afferma l’assessora alla Scuola, Alessandra Nardini, che insiste sui «calcoli errati» del ministero: secondo la Toscana, sulla base dei dati reali della popolazione scolastica, le autonomie da ridurre non dovrebbero superare quota otto.
Quali sono gli accorpamenti previsti
Gli accorpamenti approvati dalla giunta regionale in una delibera dello scorso 27 settembre interesserebbero quattro scuole della provincia di Lucca, tre di Massa Carrara e Pistoia più due di Firenze, Grosseto e Siena.
La linea del presidente Giani
La Regione rivendica inoltre la necessità di proteggere le scuole con sede in aree periferiche e i Cpia (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, ndr), «luoghi indispensabili per l’istruzione delle fasce più fragili», sostiene Nardini. Anche il presidente Eugenio Giani conferma la linea: «Abbiamo applicato la legge, ma restiamo in attesa dell’esito del ricorso, perché i numeri forniti dal ministero non tornano. Auspichiamo che il Parlamento intervenga in legge di bilancio per correggere una normativa che sta generando forti squilibri».
Da dove nasce lo scontro tra Regione e Governo
Lo scontro non è nuovo. Tutto parte dal 2023, quando il governo ha modificato i criteri del dimensionamento: non più una soglia fissa di studenti per istituire un’autonomia scolastica, ma un contingente assegnato dallo Stato per ogni Regione, destinato a ridursi nel triennio fino al 2026. La Toscana si è opposta fin dall’inizio, votando contro in Conferenza delle Regioni e presentando ricorsi alla Corte Costituzionale e al Tar insieme ad altre amministrazioni del centrosinistra, sempre respinti. Negli anni successivi, grazie a margini di flessibilità concessi dal governo su pressione della Regione, il numero delle autonomie era stato in parte recuperato, evitando tagli più pesanti. Ora il nuovo pacchetto di riduzioni riapre lo scontro. E Firenze torna a mettere un freno, in attesa dei giudici.
