Test del finto cliente, così in Toscana sono già stati licenziati tre cassieri Pam: cos’è la “prova” che fa infuriare i sindacati
Il primo episodio si è verificato a Siena, mentre gli altri due hanno riguardato lavoratori dei punti vendita di via Roma e del quartiere Corea a Livorno
Tre dipendenti dei supermercati Pam in Toscana sono stati licenziati dopo non aver superato il cosiddetto “test del finto cliente”, una prova interna utilizzata dall’azienda per verificare l’attenzione dei cassieri. La decisione ha sollevato forti critiche da parte dei sindacati, che parlano di provvedimenti sproporzionati e mirati.
Come funziona il test
Secondo quanto spiegato da Stefano Nicoli, segretario generale della Filcams Cgil Toscana, il test consiste nell’inserire piccoli articoli all’interno di confezioni chiuse – ad esempio cosmetici nascosti in un cartone di birra – per verificare se il cassiere se ne accorge al momento del passaggio alla cassa. Nei tre casi contestati, la mancata rilevazione dell’anomalia ha portato direttamente al licenziamento.
I casi registrati
Il primo episodio si è verificato a Siena, mentre gli altri due hanno riguardato lavoratori dei punti vendita di via Roma e del quartiere Corea a Livorno. Per il sindacato, si tratta di un metodo che va oltre le mansioni di un cassiere: «Non è un addetto alla sicurezza e non può aprire ogni confezione che passa sul nastro», ha sottolineato Nicoli.
Accuse di antisindacalismo
La Cgil denuncia che i provvedimenti non sarebbero casuali, ma mirati a colpire dipendenti con maggiore anzianità o rappresentanti sindacali, più “costosi” per l’azienda. «Se i licenziamenti venissero confermati, saremmo di fronte all’ennesimo comportamento antisindacale», ha aggiunto Nicoli, ricordando che già in passato Pam aveva tentato licenziamenti poi ritirati.
Prossimi passi
Giovedì 20 novembre è previsto un incontro nazionale tra sindacati e azienda, durante il quale verrà chiesto il ritiro immediato dei licenziamenti. In caso contrario, la Cgil annuncia ricorsi legali e nuove mobilitazioni. Sono già in programma assemblee nei punti vendita toscani e iniziative pubbliche insieme a Fisascat e Uiltucs. «Un test artificioso non può diventare il pretesto per liberarsi dei dipendenti più scomodi», ha concluso Nicoli, ribadendo che i lavoratori – e anche i clienti – devono essere informati su quanto sta accadendo.
