Grosseto, il dramma prima dello sfratto. L’amico: «Potevo fare di più?»
I dubbi di chi conosceva il 37enne trovato senza vita dall’ufficiale giudiziario nel proprio appartamento: «Ma un lavoro per pagare l’affitto lo aveva...»
GROSSETO. «You need me». L’ultimo pensiero affidato ai social dal 37enne trovato giovedì senza vita dall’ufficiale giudiziario nel proprio appartamento alle porte del centro di Grosseto immerso tra i sacchi della spazzatura, nel giorno dell’esecuzione dello sfratto, risale a giugno: «Tu hai bisogno di me», ritornello e titolo di un brano del gruppo musicale post-punk svedese Viagra Boys. Una richiesta di aiuto gridata a squarciagola.
La sua è una storia di abbandono, disagio, isolamento e solitudine che ha toccato il cuore della Maremma e della Toscana, e che non può non far riflettere su un’apparente normalità dietro alla quale si può celare una spirale che sprofonda nella sofferenza più estrema. La polizia continua a indagare.
L’amico
«Potevo fare qualcosa in più? La domanda mi perseguita», confessa l’amico che a maggio gli aveva trovato un impiego, quel lavoro «grazie al quale, lui mi disse, stava rimettendo insieme la sua vita». Un amico il quale non crede che il gesto volontario sia stato causato dall’intimazione di lasciare l’abitazione: «Credo che quello non sia stato il motivo quanto l’occasione di farsi trovare». Un amico che, insieme agli altri del negozio entro le Mura Medicee che entrambi frequentavano, oggi sta pensando al modo di raccogliere fondi per le spese del funerale.
I due si erano conosciuti anni fa in occasione di un torneo del gioco di carte collezionabili più famoso al mondo, attorno al quale esiste «una grande community con tante persone pronte ad aiutarti, com’è stato (anzi, come credevo fosse stato) anche per lui», premette, e poi racconta: «Al tavolo prediligeva uno stile “aggressivo” ma era un ragazzo tranquillo. Ma non era uno che chiedeva una mano ed era difficile cavargli le parole di bocca. La settimana scorsa girava voce di questa cosa dello sfratto, e lui si era chiuso in casa da un paio di giorni. Ma nessuno gli è andato incontro; perché indossava quella che definiscono la “maschera dello spaccone”, e visto che da mesi aveva uno stipendio (e gli avevano da poco rinnovato il contratto) magari questa cosa si poteva risolvere».
Il messaggio social
In quell’appartamento il 37enne viveva da solo da circa un anno durante il quale la sua attività sui social si era fatta più cupa ma anche più rada: mesi durante i quali aveva avuto una frequentazione con una coetanea. È questo contrasto che lascia interdetto chi lo conosceva: «Nessuno di noi crede che possa essere stata una questione di soldi con la proprietà, e mi domando se il suo stipendio non andasse a “qualcuno alle sue spalle”».
Le reazioni della politica
A caldo è intervenuto il Sunia provinciale a cui si sono aggiunti i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle. Riprende le loro parole Marco Simiani, deputato maremmano del Partito democratico: «Il suicidio avvenuto a Grosseto è un evento tragico che coinvolge tutta la nostra comunità. Non è solo un fatto di cronaca né l’ultimo lutto in origine di tempo legato esclusivamente alla mancanza di alloggi ma il riflesso di una crisi sociale inarrestabile, dove la solitudine, le precarietà e le fragilità causano un mix devastante. Vanno aumentate le risorse per garantire il diritto alla casa e rafforzati gli strumenti per gli enti territoriali per sostenere le persone fragili e le famiglie in difficoltà. E vanno promossi modelli inclusivi in cui sicurezza, benessere e accoglienza non siano in antitesi».
