Il Tirreno

Toscana

L'intervista

Cristiano Fini: «Inaccettabili altri tagli ai fondi della Politica agricola comune»

di Luca Daddi
Cristiano Fini: «Inaccettabili altri tagli ai fondi della Politica agricola comune»<br type="_moz" />

Il presidente Cia: l’Europa riconosca la centralità del settore per garantire la produzione di cibo e salvaguardare l’equilibrio ambientale

4 MINUTI DI LETTURA





Quale è lo stato di salute dell’agricoltura italiana? Che fase sta attraversando? E soprattutto quali problemi deve affrontare? Ne parliamo con Cristiano Fini, imprenditore emiliano che dal 2022 guida la Confederazione italiana agricoltori (Cia).

Presidente, come giudica la riforma della Politica agricola comune (Pac)? Quali sono le proposte di Cia in merito?

«Le proposte avanzate dalla Commissione Ue in merito al futuro Quadro finanziario pluriennale e alla revisione della Pac, con ulteriori tagli al suo budget, sono inaccettabili. Siamo contrari a una visione per il futuro che non valorizzi l’Europa. Cia sostiene una Pac autonoma, che non mini i principi del mercato europeo e sia più equa, vicina alle esigenze dei produttori, garantendo parità di trattamento e sostegno alle imprese agricole italiane. È indispensabile continuare a chiedere a Bruxelles di riconoscere la centralità dell’agricoltura, non solo per garantire la produzione di cibo, ma anche per salvaguardare l’equilibrio ambientale, economico e sociale dei territori».

Veniamo al Mercosur. Cosa vi spaventa?

«Se è vero che dall’accordo possono derivare alcune opportunità su diversi prodotti chiave italiani, come vino, liquori, formaggi, ortofrutticoli freschi e sulla protezione delle indicazioni geografiche, dall’altro il rischio per i prodotti “sensibili”, come carni, zucchero e cereali, insieme al fatto che l’Italia è importatore netto rispetto al Mercosur, ci induce a ribadire la nostra preoccupazione e a chiedere una più attenta valutazione».

Se è così, come si può evitare che l’accordo Mercosur divenga un problema per l’agricoltura italiana?

«Le misure di salvaguardia annunciate dalla Commissione Ue a tutela dell’agricoltura dovrebbero trasformarsi in un testo legislativo vero e proprio. Solo così potranno, davvero, essere utilizzate. È necessario che queste siano rapide e trasparenti. In passato queste misure non sono state utilizzate in modo appropriato: sia nell’import di riso, che per il blocco di agrumi esteri per il rischio di fitopatie. Chiediamo inoltre un monitoraggio semestrale dei prodotti “sensibili” (carni, zucchero, cereali) e una reciprocità negli standard produttivi tra Ue e Mercosur, in modo da evitare concorrenza sleale e tutelare le eccellenze del Made in Italy. Dovranno poi aumentare i controlli doganali, come pure le iniziative di promozione dei prodotti europei e il supporto economico alle aziende in difficoltà, a fronte di possibili turbative di mercato generate dalle importazioni».

Come valutate il pacchetto di provvedimenti per l’agricoltura presentato dal ministro Lollobrigida?

«Cia ha apprezzato il Ddl “Coltiva Italia”, si chiede ora che sia subito incardinato in Parlamento. Inoltre sarebbe auspicabile che alcune delle misure contenute nel Ddl fossero anticipate per produrre i loro effetti a partire dal primo gennaio 2026. Nel merito, le risorse del Fondo per la sovranità alimentare e gli interventi previsti per i produttori di grano, che denunciano un crollo vertiginoso dei prezzi corrisposti all’origine».

Dazi: che conto si appresta a pagare l’agroindustria italiana?

«Cia stima perdite superiori al miliardo di euro per il settore agroalimentare, soprattutto verso gli Usa. Si rischiano un calo dell’export, danni importanti al comparto vitivinicolo e all’intero indotto, con un aumento dei costi per le imprese che tenderanno a perdere margini di profitto oppure a dover trasferire parte di questi costi sui consumatori, rischiando di ridurre la domanda nel mercato Usa. L’effetto combinato di dazi e fluttuazioni del cambio euro-dollaro non potrà che aggravare l’impatto delle misure doganali, traducendosi in costi aggiuntivi reali per le aziende nazionali e rendendo complessivamente meno competitivo il Made in Italy».

Quali sono i prodotti più penalizzati dai dazi?

«Quelli più colpiti sono vino, olio extravergine di oliva, formaggi (come Pecorino Romano, Parmigiano Reggiano, Grana Padano), pasta e settore suinicolo. Il rischio è molto alto per il vino, che rappresenta il primo mercato di esportazione oltreoceano. Infatti gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni)».

Giovani e agricoltura: in che modo favorire il ricambio generazionale e una formazione professionale adeguata?

«Su questo tema è necessario investire in maniera sinergica e senza frammentazioni. Non è solo una sfida dell’agricoltura, ma coinvolge più comparti produttivi, la ricerca scientifica e tecnologica, il mondo della meccanica e dell’istruzione. Oltre a più fondi Pac per i giovani, a quelli che mancano alla legge nazionale sull’imprenditoria agricola giovanile o che sono in arrivo dalla Bei, chiediamo un approccio più intraprendente da parte della politica per interventi a sostegno del settore più coraggiosi e innovativi. La battaglia per il reddito degli agricoltori e per la valorizzazione delle aree interne passa anche attraverso la sfida del ricambio generazionale nei campi».

Continua la discussione, ma si intensificano i danni da fauna selvatica. Cosa chiedete?

«Vogliamo norme più rigide, una gestione della fauna selvatica (cinghiali, lupi, etc.) con piani di contenimento concreti e rimborsi rapidi per i danni subiti dalle aziende, che ormai si aggirano tra i 50-60 milioni di euro l’anno. Va cambiata una legislazione vecchia di trent’anni che si focalizzava sulla protezione della fauna e non risponde più alle mutate condizioni agricole e ambientali di un Paese in cui talune specie sono in sovrannumero se non, addirittura, infestanti». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Le ultime in Toscana

Ore 19.50

Larciano, ciclista gravissimo dopo la caduta su via Francesca – L’aggiornamento

di Luigi Spinosi