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L’analisi

Social, nuove generazioni e protagonismo: il tifo ultras in Italia si sta trasformando anche così

di Mario Moscadelli

	Gli scontri a Pisa e il bus dove ha perso la vita l'autista a Rieti
Gli scontri a Pisa e il bus dove ha perso la vita l'autista a Rieti

Gli incidenti di Pisa e il delitto di Rieti ci confermano che il movimento fa i conti con un cambiamento: il senso di appartenenza alla squadra del cuore e alla città ha ceduto il passo a un protagonismo individuale, a una ricerca di visibilità più che di identità collettiva

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Dagli scontri di Pisa al delitto di Rieti arriva una conferma: il mondo ultras italiano sta vivendo una trasformazione, per certi versi profonda. Da movimento popolare e identitario, spesso radicato nei quartieri e nelle periferie urbane, si è progressivamente evoluto – o in alcuni casi decisamente involuto – in un universo frammentato, polarizzato e, talvolta, più violento di un tempo. Gli episodi recenti, come la guerriglia di Pisa tra gli ultras nerazzurri e quelli del Verona e la morte dell’autista di un pullman dei tifosi del Pistoia basket a Rieti, (ri)accendono i riflettori su un fenomeno assolutamente da non sottovalutare. Anzi.

Dalle curve agli schieramenti: il mutamento della cultura ultras

Le curve, un tempo epicentro del tifo organizzato e della militanza sportiva, sono diventate negli anni anche spazi di appartenenza politica, sociale e culturale. Ma dagli anni Duemila, il movimento ultras ha iniziato a diversificarsi: al fianco dei gruppi storici sono nati collettivi più piccoli, spesso slegati da una visione comune e più inclini all’azione diretta. L’aspetto che emerge potremmo fotografarlo in un esempio particolare: anche l’epoca delle grandi trasferte di massa, gestite con una sorta di “codice d’onore” tra tifoserie rivali, sta lasciando il posto a episodi improvvisi, a blitz violenti, a dinamiche sempre più difficili da controllare anche per le forze dell’ordine.

Tecnologia e social: il tifo si sposta anche online

E poi c’è internet. Sì, anche la tecnologia sta influendo nel cambiamento. Oggi, rispetto agli anni più “puri” dal punto di vista del tifo, la cultura ultras vive infatti anche sul web. Gruppi Telegram, canali privati e pagine social riservate in alcuni stanno sostituendo (o hanno sostituito) le riunioni fisiche nei bar o nelle sedi dei gruppi. Le rivalità si alimentano sempre più in rete, dove i video degli scontri o i cori vengono rilanciati in tempo reale. Ma la spettacolarizzazione del “conflitto” ha sicuramente ha condizionato lo spirito originario del tifo organizzato: il senso di appartenenza alla squadra del cuore e alla città ha ceduto il passo a un protagonismo individuale, a una ricerca di visibilità più che di identità collettiva. Questa la sensazione, forte, dall’osservatorio del mondo ultras italiano, anche se non è l’unica lettura o spiegazione possibile a quanto sta accadendo dentro curve e palazzetti.

Le nuove generazioni

Molto gruppi ultras storici, inoltre, sono dentro a un ricambio generazionale difficile. I più giovani, cresciuti in un contesto digitale e frammentato, spesso non condividono più la cultura del rispetto tra rivali che caratterizzava le curve degli anni ’80 e ’90. Il risultato è un tifo più volatile, talvolta più rabbioso, e meno legato al senso di appartenenza territoriale. C’è da sottolineare, che alcuni gruppi stanno provando a ricostruire un dialogo con le società sportive e con le istituzioni, puntando su progetti sociali, beneficenza e iniziative territoriali e offrendo spesso sempre più spettacolari coreografie sugli spalti (anche questo ultimo aspetto, con connotazioni diverse, è un cambiamento “moderno”), ma purtroppo parte delle nuove generazioni sembrano preferire la notorietà di un vigliacco assalto al buio.

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