Il Tirreno

Toscana

L'intervista

Terremoto, in Toscana rischio sottovalutato e troppe case non sicure. L’importanza della “microzonazione sismica”

di Francesco Paletti

	Grigoli e la mappa del rischio
Grigoli e la mappa del rischio

Il prof Francesco Grigoli: «Fondamentale costruire rispettando le norme». Garfagnana, Lunigiana e Mugello sono le più esposte

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Altroché se ce n’è ancora di lavoro da fare per mettere la Toscana in sicurezza rispetto al rischio terremoti. Dubbi, sull'allarme lanciato da Franco Gabrielli in un un’intervista al Tirreno, proprio non ce ne sono per Francesco Grigoli, professore di geofisica all’Università di Pisa: «Ad esempio bisognerebbe adeguare o ricostruire gli edifici e le strutture secondo i più moderni criteri e norme antisismiche, a cominciare da scuole, ospedali e infrastrutture strategiche», a cui abbinare «il monitoraggio e la manutenzione periodica di tali immobili, supportato da un inventario costantemente aggiornato».

Però c’è un’altra cosa che, per Grigoli, viene ancora prima ed è a monte di tutto. Si chiama “microzonazione sismica” ed è un prerequisito indispensabile per avere il polso della situazione su tutto il territorio: «In sostanza è un’analisi che consente di valutare e, in parte, prevedere l’impatto delle onde sismiche generate dai terremoti nei primi trenta metri al di sotto della superficie – spiega -: è al contempo molto importante, perché in base agli effetti che potrebbero verificarsi nell’immediato sottosuolo, è possibile immaginare le conseguenze su tutto ciò che si trova in superficie. Ma pure estremamente variabile: le caratteristiche del sottosuolo, infatti, sotto questo profilo possono differenziarsi da un chilometro all’altro: per questo è importante che la microzonazione sia completata il prima possibile, a partire dalle aree a maggiore pericolosità».

Che sia le classificazioni del Dipartimento nazionale di protezione civile che quelle della Regione individuano in modo molto chiaro: «In generale è vero che in Toscana non vi sono zone in cui la probabilità di terremoti è la più elevata, ma ci sono molte aree appenniniche che presentano una pericolosità medio-alta e una forte esposizione per la presenza di centri storici e d’infrastrutture importanti», spiega il sismologo.

Che, poi, entra anche nel dettaglio: «Se vi sono zone più a rischio di altre? Certamente sì: Garfagnana, Lunigiana e Mugello sono senza dubbio più esposte, ma bisogna sempre considerare che i cosiddetti “sciami” sismici possono coinvolgere anche aree considerate più tranquille».

Basta scorrere la mappa delle classi di rischio, comune per comune, elaborata da Regione Toscana, per rendersene conto: il rischio è “alto” sì a Barga, Castelnuovo Garfagnana e Coreglia Antelminelli per rimanere in Garfagnana, o a Fivizzano, Licciana Nardi, Pontremoli e Villafranca con riferimento alla Lunigiana. Ma è tale anche in comuni molto più grandi e, abbastanza distanti dalle zone più esposte, come Capannori, Lucca, Massa e Carrara. Ma anche Pisa, Cascina, Empoli e la stessa Livorno. In generale dei dieci comuni capoluogo di provincia, soltanto uno (Grosseto) non è nella fascia di rischio più elevata.

Eppure la consapevolezza del pericolo è diffusa un po’ a macchia di leopardo. «Negli ultimi anni sono stati fatti sicuramente passi in avanti importanti grazie alle campagne di sensibilizzazione, come “Io non rischio” del Dipartimento nazionale di protezione civile, programmi educativi e una maggiore diffusione delle informazioni sulla prevenzione» ammette Grigoli. Ma molto resta ancora da fare «perché – riprende il sismologo – la consapevolezza è cresciuta soprattutto nelle aree della regione che, in tempi recenti, sono state colpite da terremoti, mentre nelle altre il rischio continua ad essere un po’ sottovalutato». Insomma, per “crederci davvero”, purtroppo, spesso, bisogna averci sbattuto un po’il naso. Da qui l’appello di Grigoli: «Bisogna continuare a promuovere iniziative di di comunicazione ed educazione, sì attraverso campagne di sensibilizzazione ad hoc, ma anche mediante esercitazioni pratiche». 

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