Gel e smalti per le unghie senza Tpo e Dmta: cosa cambia nei centri estetici
Le due sostanze chimiche che sono state inserite nell’elenco del regolamento Cosmetici europeo come “vietate”
A partire da oggi, 1 settembre, nei saloni di bellezza e nei centri estetici non potranno più essere utilizzati alcuni tipi di smalti professionali per unghie, impiegati per la colata o il semipermanente, che contengono il Tpo e il Dmta, sigla di due sostanze chimiche che sono state inserite nell’elenco del regolamento Cosmetici europeo come “sostanze vietate”.
Il Ministero della Salute, agli inizi del mese di agosto, ha inviato una circolare per spiegare i termini del divieto che entrerà in vigore, in merito alle misure correttive da attivare e alle procedure di ritiro immediato dei prodotti dal mercato per il corretto smaltimento, che sono a carico dei distributori, e della sostituzioni delle boccettine.
Ma niente paura: sarà ancora possibile chiedere questi trattamenti di bellezza perché sono già in commercio gli smalti privi delle sostanze inserite nell’elenco di quelle vietate. «L’utilizzo di queste due sostanze è effettivamente vietato nei prodotti cosmetici in generale, comprese le formulazioni di smalti per unghie, in particolare i prodotti reattivi agli UV – spiega a Filippo Manucci, amministratore delegato e presidente di Fiabila, azienda con sede a Parigi che sviluppa tecnologie e formulazioni di smalti per unghie e trattamenti quotidiani o specifici, per marchi retail e professionali – Questo divieto non prevede alcun periodo di smaltimento delle scorte già presenti sul mercato, indipendentemente dal loro livello di detenzione (produttori, grossisti, rivenditori e utilizzatori professionali), poiché il legislatore ritiene che il mercato abbia avuto tempo sufficiente per adattarsi. Sarà quindi pienamente possibile effettuare questi trattamenti in maniera trasparente, nella misura in cui marchi seri e centri estetici forniranno o utilizzeranno prodotti conformi».
I primi “timori” relativi a Tpo e Dmta erano stati espressi dalla Germania già a partire dal 2010. In quel periodo, la Germania aveva richiesto di classificare il Tpo tra le molecole in grado di influenzare la fertilità. «Tuttavia, il cambiamento è stato effettivamente ufficializzato solo nel 2020, su richiesta della Svezia – afferma – Il mercato ha generalmente anticipato e gestito bene la transizione. Potrebbe risultare più difficile, infatti, per chi è rimasto indietro. Parallelamente, confidiamo che le associazioni professionali che regolano le attività dei centri estetici abbiano svolto il loro lavoro di prevenzione e di anticipazione».
Al di fuori dell’Unione europea, «nel Regno Unito, il divieto era stato anticipato ad aprile 2025, con ritiro completo previsto per ottobre 2025. Nelle altre regioni del mondo (Usa, Canada, Asia) , non è stato formalizzato alcun divieto, ma vi è una forte tendenza a seguire la normativa europea, con l’implementazione di un controllo più rigoroso».