Nomine Adsp, Italia Viva ri-alza la voce: il motivo
Nuovo intervento della capogruppo dei “renziani” al Senato, Raffaella Paita, che accusa la maggioranza di centrodestra di continuare a litigare per le nomine dei presidenti
Dall’angusto e spesso ristretto ambito delle banchine, all’oceano della politica che conta. Sta diventando un caso politico di rilevanza nazionale lo stallo che si riscontra nella nomina dei vertici delle maggiori autorità di sistema portuale italiane. Un balletto, quello delle designazioni, iniziato alla fine dell’inverno, che veniva dato per concluso nell’arco di poche settimane e che invece è ancora nel pieno della sua esibizione.
Dopo le perplessità, in verità non molte, manifestate da alcuni attori protagonisti della scena portuale, ovvero associazioni e organizzazioni sindacali, sulla questione interviene nuovamente la capogruppo al Senato di Italia Viva, Raffaella Paita, che accusa la maggioranza di centro-destra di continuare a litigare per le nomine dei presidenti lasciando indietro i porti nel panorama internazionale.
L’intervento
«Sono i dati a parlare – esordisce Paita – visto che i porti italiani sono tutti commissariati tranne Genova, Ancona e Catania. È stata azzerata un’intera classe dirigente autorevole e capace per dare il via a una squallida operazione di mera lottizzazione, finita con uno scontro tra le forze della maggioranza che sta impedendo le nomine. Tra queste nomine ci sono persone di valore e persone del tutto prive dei requisiti previsti dalla legge».
«I presidenti indicati – continua la capogruppo di Italia Viva a Palazzo Madama – infatti devono ancora vedere completato l’iter dei pareri nelle rispettive commissioni parlamentari. Questo perché Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia stanno litigando spietatamente. E la cosa più scandalosa è che non litigano sui traffici, le strategie, i dragaggi, e su come rendere più competitivi i porti o le infrastrutture. No. Litigano sui nomi e da mesi! E così i nostri porti restano indietro nel panorama internazionale. E questa lite non finirà neppure con la scelta dei segretari generali, sui quali sarebbe necessario garantire invece l’autonomia di scelta da parte dei presidenti di sistema portuale».
«In questo quadro – conclude Paita – il Ministero delle Infrastrutture sembra non esistere. Ha annunciato riforme mai presentate e dichiarato ultimatum sulle nomine mai rispettati. Fanno annunci, poi puntualmente smentiti». E ancora: «E il Paese resta fermo, con porti strategici usati come merce di scambio senza un minimo di visione e con il rischio che non vengano neppure completati gli investimenti previsti dal Pnrr».