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Lavoro ma non guadagno: perché gli stipendi dei toscani vanno a picco. Tendenze, numeri e motivi

di Francesca Ferri

	Un’immagine evocativa di una catena di montaggio (foto Imagoeconomica generata con IA)
Un’immagine evocativa di una catena di montaggio (foto Imagoeconomica generata con IA)

Le percentuali secondo il rapporto dell’Irpet: «Il 25% delle famiglie in difficoltà a comprare farmaci e andare in vacanza»

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FIRENZE. Un quarto delle famiglie toscane dichiara di avere difficoltà a pagare farmaci e visite mediche. Undici famiglie su cento non riescono a pagarsi i trasporti, quasi nove su cento a pagare libri, quaderni e zainetti per mandare i figli a scuola, e quasi cinque su cento non ce la fanno a mantenere i figli.

Quasi il 30 per cento delle famiglie toscane dichiara di non potersi permettere una vacanza l’anno. E, se alle vacanze si può rinunciare, certo non si può non riscaldare casa d’inverno, condizione che riguarda 14 famiglie su cento, sempre in Toscana. Infine, una famiglia su cinque non è in grado di far fronte a una spesa imprevista di 2mila euro, e oltre quattro su cento a una di 5mila euro.

È un quadro fosco quello che l’Irpet, l’Istituto regionale programmazione economica della Toscana, ha presentato a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze in occasione della pubblicazione del suo rapporto annuale, intitolato “Dalla globalizzazione al protezionismo, i riflessi economici e sociali”. Ne hanno illustrato il contenuto il direttore, Nicola Sciclone, e il ricercatore Leonardo Ghezzi. Per la Regione Toscana era presente il portavoce del presidente Eugenio Giani, Bernard Dika.

Poca fiducia nel futuro

Alcuni segnali positivi spuntano timidamente. Cala significativamente la quota di famiglie che si definisce «povera» o «molto povera», scesa al 9,7% nel 2025 rispetto all’11,4% del 2024 e al 15,5% del 2023. Cresce la fascia intermedia, un segnale di come la fase più acuta dell’inflazione e del rallentamento della crescita sia percepiti come superati. Migliora anche la capacità di gestione del bilancio familiare: la quota di chi dichiara di arrivare a fine mese con difficoltà scende dal 56,3% al 48,5%, mentre aumentano le famiglie che riescono a farlo con una certa facilità (dal 43,7% al 51,5%).

Ma la fiducia nel futuro tarda a venire. Solo il 7% delle famiglie si dichiara ottimista rispetto alla propria condizione economica nei prossimi 12 mesi, in netto calo rispetto al 13,6% del 2024. Il 22,7% prevede un peggioramento.

L’economia toscana

L’analisi di Sciclone Ghezzi ha riguardato a tutto tondo l’economia toscana, dall’andamento della manifattura (-1,2% ad aprile, dopo l’introduzione dei dazi statunitensi) all’export (+2,8% nel primo trimestre 2025), dalle presenze turistiche (-2,1%) alle previsioni sul Pil (+0,6% nel 2025 e +0,9% nel 2026). Insomma, un andamento non lineare, con sfumature positive e negative.

Salari, capitolo nero

Dove invece il quadro si fa completamente nero è al capitolo salari. In 30 anni quelli dei toscani hanno perso 9 punti percentuali quanto a potere d’acquisto. «Dal 1985 al 2023 – spiega il direttore Sciclone – la retribuzione annua reale per lavoratore in Toscana è aumentata in media di appena lo 0,1% annuo. Ancora più negativo è il dato relativo al periodo 1995-2023, in cui la retribuzione media annua è diminuita dello 0,3% annuo, con un numero indice che scende da 100 a 91. Al netto dell’inflazione, i lavoratori oggi guadagnano quindi il 9% in meno di quanto guadagnassero trent’anni fa». Le ragioni sono tre: «Un mercato del lavoro più frammentato, flessibile e diseguale nell’utilizzo del fattore lavoro, insieme a una riduzione dell’intensità lavorativa in termini di giornate e ore impiegate, rappresenta, nelle sue diverse articolazioni e manifestazioni, una delle principali cause della stagnazione salariale», prosegue Sciclone.

Effetto “salario minimo”

Secondo le simulazioni dell’Irpet in Toscana il 14% (in Italia il 14,6%) dei lavoratori dipendenti percepirebbe una retribuzione lorda oraria inferiore a 9 euro, se calcolata escludendo le mensilità aggiuntive e il Tfr. Se i n Italia ci fosse il salario minimo, ad esempio, di 9 euro, tale quota si ridurrebbe al 10,8% (in Italia all’11,2%).

Le stime dell’Irpet, spiega il direttore, indicano che «l’introduzione di un salario minimo orario pari a 9 euro determinerebbe un incremento di reddito disponibile medio annuo per lavoratore pari a 2.812 euro, circa 234 euro mensili, considerando la definizione di retribuzione più ristretta, e a 2.910 euro, 243 euro al mese, in quella che comprende mensilità aggiuntive e Tfr».

Fiscal drag da 2 miliardi

In Italia, tuttavia, ricorda il direttore dell’Irpet, «si è tradizionalmente scelto di intervenire sui redditi attraverso misure redistributive a valle del mercato, fiscali e contributive, anziché con politiche pre-redistributive che agiscono sulla formazione dei redditi, come il salario minimo legale». L’ultima riforma Irpef del governo Meloni, nata sotto lo slogan “abbassiamo le tasse”, di fatto ha prodotto l’effetto opposto, a causa del contesto di forte inflazione che ha scatenato il fiscal drag, drenaggio fiscale.

L’Irpet ha calcolato quanto è costato ai lavoratori dipendenti toscani. «Tra il 2022 e il 2024 – spiega Sciclone – il drenaggio fiscale ha avuto un impatto rilevante: in Toscana, i lavoratori dipendenti hanno versato 2 miliardi di euro in più rispetto a quanto avrebbero pagato con scaglioni e detrazioni indicizzati all’inflazione. In Italia, il totale ammonta a 20 miliardi. Il beneficio medio annuo previsto dalla riforma Irpef della legge di Bilancio 2025, pari a 778 euro per i lavoratori toscani, e a 748 euro a livello nazionale, non compensa il maggior prelievo causato dal fiscal drag, pari a 1.024 euro per lavoratore in Toscana e a 1.023 euro in Italia. Il risultato è una perdita netta media di 247 euro per lavoratore toscano, e di 275 euro a livello nazionale».

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