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L’operazione

Capannina, Armani vicino all’acquisizione: il super affare che vale 12 milioni di euro

di Michele Morabito
Giorgio Armani e l'insegna della Capannina
Giorgio Armani e l'insegna della Capannina

Forte dei Marmi, esiste un legame tra lo stilista e la discoteca: lì conobbe il suo socio Sergio Galeotti

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FORTE DEI MARMI. Passano gli anni, si succedono i proprietari – presto ce ne sarà uno nuovo – ma la Capannina resta sempre un’icona di stile e divertimento.

La Capannina di Franceschi a Forte dei Marmi da quasi 100 anni è lì, al suo posto, pronta ad animarsi la sera con il suo ingresso elegante e la sua sala da ballo al piano terra e la terrazza interna, lì dove nei decenni si sono consumati amori e affari, tradimenti e passioni. È uno dei pochi locali immortalati nel cinema senza che in nessun modo sia possibile mutarne il nome, tanto forte è la sua identità: è stata frequentata da giovani rampolli delle borghesia che veniva in vacanza in Versilia, da Firenze, Milano, Prato, Parma, ma anche dai ragazzotti locali che cercavano un po’ di bella vita. Oggi al marchio della Capannina potrebbe associarsi anche quello di una grande firma dell’imprenditoria italiana, simbolo mondiale di stile: si tratta di Giorgio Armani che sarebbe sul punto di acquisire il locale per una cifra intorno ai 12 milioni di euro.

Armani ha un impero nel campo della moda, con interessi anche nel mondo dello sport e in particolare nel basket con l’Olimpia Milano. Alla Capannina, nel 1966, conobbe Sergio Galeotti di Pietrasanta. Galeotti è stato una persona importante per la storia dell’azienda Armani: guidò il settore finanziario e gli aspetti amministrativi della società. Morì il 14 agosto 1985: si racconta che per reperire il capitale per avviare l’etichetta Armani, Galeotti convinse Giorgio a vendere il suo Maggiolino Volkswagen per assumere uno staff e comprare un ufficio a Milano. Insomma, un pezzo di storia che nacque nella Capannina, con un cerchio che ora si chiuderebbe.

La storia del locale inizia il 15 agosto 1929, quando l’albergatore e – all’epoca – sindaco di Forte dei Marmi, Achille Franceschi, acquistò e trasformò un vecchio capanno da attrezzi sulla spiaggia in un locale rustico con tavoli, bancone bar e grammofono a manovella. E il nome “Capannina” nacque, secondo la leggenda, quando una contessa esclamò che sembrava proprio una capannina. Doveva essere un ritrovo per gli amici e ben presto divenne il ritrovo preferito di nobili toscani (Della Gherardesca, Rucellai, Sforza), intellettuali (Montale, Ungaretti, Levi, Repaci) e figure del regime fascista, fra cui Italo Balbo, celebre per ammarare con l’idrovolante proprio di fronte al locale. Ci passò anche John Kennedy quando venne in Italia per andare a trovare una sua amica che studiava a Firenze.

L’atmosfera esclusiva del locale venne interrotta solo da un devastante incendio nel 1939, che richiese una completa ristrutturazione, poi ci fu la chiusura forzata per la guerra. Riaperta nel luglio 1945, la Capannina risorse subito, diventando simbolo della vitalità post bellica Nel 1946 l’orchestra di Enzo Ceragioli fu seguita nel 1947 da Bruno Quirinetta, che introdusse il ballo non stop e – si dice – la samba in Italia, facendo della Capannina l’avanguardia della musica da ballo. Dal dopoguerra agli anni Sessanta il locale accolse leggende come Edith Piaf (unica esibizione in Italia nell’agosto 1959), Ray Charles e Paul Anka, Platters, affermandosi come palcoscenico internazionale. Nel 1977, la gestione passò a Gherardo e Carla Guidi, che da allora hanno custodito lo spirito originale del locale e facendo della tradizione il punto di forza della sua modernità.

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