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Il punto

Non solo costruzioni ma "sistemi viventi" in continua evoluzione

di Benedetta Marradi (*)

	Un operaio edile al lavoro (foto imagoeconomica)
Un operaio edile al lavoro (foto imagoeconomica)

Grazie alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale, oggi è possibile progettare e ristrutturare immobili secondo un approccio innovativo che miri alla sostenibilità

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In un mondo sempre più attento alla gestione delle risorse ambientali ed economiche, gli edifici stanno vivendo una trasformazione silenziosa ma profonda: da contenitori passivi a veri e propri attori intelligenti del sistema urbano. Grazie alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale, oggi è possibile progettare, ristrutturare e gestire gli immobili secondo un approccio innovativo, dove efficienza energetica, risparmio economico e impatto ambientale si fondono in un unico obiettivo: la sostenibilità, non come stereotipo privo di aderenza alle esigenze concrete, ma strategia di equilibrio tra crescita economica, tutela dell'ambiente e benessere delle persone.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il settore edilizio è responsabile del 30% del consumo energetico globale e di quasi il 40% delle emissioni di CO2. Solo in Europa, gli edifici assorbono il 40% dell’energia finale. In questo contesto, rendere intelligenti gli edifici non è solo un’opportunità, ma una necessità.

L’introduzione di tecnologie come sensori IoT (Internet of Things), sistemi di gestione energetica e piattaforme digitali per il monitoraggio in tempo reale ha rivoluzionato il modo in cui interagiamo con gli ambienti dove abitiamo, lavoriamo, studiamo: un edificio dotato di questi strumenti può regolare autonomamente il riscaldamento, la ventilazione, l’illuminazione e persino l’apertura delle finestre, adattandosi ai comportamenti degli occupanti e alle condizioni climatiche esterne. Se impiegata con cognizione di causa, l’IA può potenziare questo processo: analizzando grandi volumi di dati, può prevedere i consumi, ottimizzare le risorse, individuare guasti prima che accadano.

Secondo uno studio di McKinsey, l’adozione di tecnologie smart building può ridurre i costi operativi tra il 10% e il 20% e aumentare il valore dell’immobile fino al 7%. Uno dei nodi critici resta il parco edilizio esistente, spesso obsoleto e inefficiente. L’Italia, ad esempio, ha circa il 70% degli edifici residenziali costruiti prima del 1980, quindi privi di criteri di efficienza energetica. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha destinato oltre 15 miliardi di euro alla riqualificazione energetica, ma la digitalizzazione deve diventare parte integrante di questi interventi, non solo un “accessorio” tecnologico. Tuttavia il percorso non è privo di ostacoli. La frammentazione del mercato, la mancanza di competenze digitali, la scarsa interoperabilità tra sistemi e il costo iniziale degli investimenti sono ancora barriere significative. Inoltre la gestione dei dati solleva interrogativi su privacy, sicurezza informatica e responsabilità.

Nonostante le criticità, il futuro degli edifici intelligenti è già “in costruzione”. La direttiva europea sulle “case a zero emissioni” impone standard più ambiziosi per i nuovi edifici dal 2030, mentre la finanza sostenibile (Esg) spinge investitori e costruttori verso immobili più green. Il potenziale è enorme: secondo il World Economic Forum, la digitalizzazione del settore edilizio potrebbe generare fino a 1,2 trilioni di dollari di risparmi a livello globale entro il 2030. In conclusione, sì: gli edifici possono diventare attori intelligenti, efficienti e sostenibili. Ma per riuscirci, serve pensare all’edilizia non solo come “costruzione”, ma come sistema vivente, interconnesso e in evoluzione continua.

*Ingegnere edile-architetto e docente universitaria

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