Scuola, a settembre in Toscana quasi 14mila studenti in meno: i motivi del fenomeno, i numeri e le conseguenze
L’inverno demografico s’abbatte sulla popolazione scolastica: “sforbiciata” anche agli insegnanti, nella nostra regione saranno oltre 370 in meno
Le culle si svuotano, e con loro anche le aule. È questa la fotografia – cruda, ma a quanto pare inevitabile – che racconta lo stato di salute del sistema scolastico italiano. Un'emorragia silenziosa di alunni che si trascina da oltre un decennio e che ora inizia a presentare il conto anche in termini di tagli agli organici, ridefinizione dell’offerta formativa e riduzione delle opportunità educative.
Meno 134mila
A settembre 2025 mancheranno oltre 134.000 studenti rispetto all’anno precedente: è come se la somma degli abitanti delle città di Viareggio e Lucca sparisse dal panorama scolastico nazionale. Secondo le proiezioni diffuse dal ministero dell’Istruzione e del Merito (MiM), si passerà dai 6,9 milioni di alunni di quest’anno a poco meno di 6,8 milioni nel 2025/26, un calo che non sembra destinato ad arrestarsi. Anzi, guardando al futuro, le stime indicano che nel giro di 8-10 anni potremmo scendere sotto la soglia dei 6 milioni di studenti.
I numeri della crisi
Parlano chiaro i numeri della crisi demografica. L’Istat è esplicito: dal 2013 al 2023 il sistema scolastico ha perso circa 700mila alunni, e il calo non ha intenzione di rallentare. La natalità continua a diminuire: nel 2019 sono nati 431.000 bambini, nel 2024 solo 370.000. In appena cinque anni, la popolazione di bambini nella fascia dei 3 anni (età dell’ingresso alla scuola dell’infanzia) si è ridotta di 43.000 unità, mentre quella dei bambini di 6 anni (età in cui ha inizio la scuola primaria) è scesa da 529.609 a 469.364, con un taglio netto di oltre 60.000 potenziali iscritti. Nel complesso negli ultimi vent’anni – tra il 2004 e il 2024 – l’Italia ha perso oltre 900.000 giovani sotto i 19 anni.
Cambia la scuola
Un cambiamento che, inevitabilmente, sta modificando il volto stesso della scuola. Meno alunni, meno docenti. La conseguenza immediata è la riduzione dell’organico scolastico. La legge di Bilancio 2025 approvata dal parlamento, in linea con gli obiettivi di contenimento della spesa previsti dal patto di Stabilità europeo, ha previsto per il prossimo anno scolastico una sforbiciata da 5.667 cattedre, destinata ad aumentare nel 2026 con la soppressione di oltre 2.000 posti di personale Ata (ovvero il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola).
Si tratta della prima volta in cui i tagli vengono formalmente ancorati alle proiezioni demografiche, con un approccio “matematico” che ignora — secondo i sindacati — le specificità territoriali, i bisogni educativi complessi e le criticità strutturali.
Il quadro toscano
Il fenomeno colpisce duramente anche la Toscana, una delle regioni dove l’inverno demografico si fa sentire con molta forza. In Toscana, i dati confermano una tendenza già in atto: in tutto il territorio si perderanno a settembre quasi 14.000 studenti. Secondo la Flc Cgil Firenze, saranno quasi 400 (oltre 370) i posti docenti tagliati in Toscana a partire da settembre 2025, di cui ben 115 nella sola provincia di Firenze.
Restrizioni di bilancio
La cifra è significativa: solo 47 di questi tagli sono giustificati dalla riduzione degli iscritti, mentre i restanti 68 derivano direttamente dalle disposizioni della Legge di Bilancio. A Firenze, la situazione è già evidente: nel prossimo anno scolastico, si prevede una riduzione di circa 1.500 studenti, con un calo particolarmente accentuato nella scuola primaria (–1.130 iscritti).
Gli istituti della provincia sono 106 (69 comprensivi e 37 superiori), e molti saranno colpiti da tagli nei posti di potenziamento, quei docenti assegnati a progetti aggiuntivi come sportelli didattici, attività di recupero, alfabetizzazione e inclusione. Stessa preoccupazione condivisa dalle altre sigle sindacali del mondo della scuola. Anche la Cisl Scuola si sofferma sui numeri: quello minimo di alunni per classe è sempre lo stesso nonostante il crollo della popolazione scolastica. Alla primaria le classi sono formate da 15 a 26 alunni, alle medie da 18 a 27 (fino a 30), alle superiori da 27 a 30. Rivedere al ribasso questi parametri, aiuterebbe la didattica e l’occupazione.
Superiori penalizzate
Le scuole superiori sono le più penalizzate: perderanno in media un docente e mezzo ciascuna, con pesanti ricadute sull’offerta formativa, proprio in un momento in cui agli istituti viene chiesto di combattere la dispersione scolastica, rafforzare l’orientamento e formare cittadini consapevoli. Ma la tendenza negativa non si limita al capoluogo. I dati comunicati dall’ufficio scolastico regionale mostrano un quadro preoccupante anche in altre province: a Lucca, per esempio, saranno 44 i docenti in meno, mentre a Massa Carrara il calo sarà di 25 insegnanti. Per l’anno scolastico 2025/26, l’organico “di diritto” si fermerà a 3.977 docenti in servizio nel territorio lucchese e 1.996 in quello apuano. Queste dotazioni sono state determinate in base alle classi autorizzate, costruite a partire dal numero degli alunni iscritti. E anche qui i numeri parlano chiaro: a settembre torneranno in classe meno studenti di quanti ne siano usciti a giugno. A Lucca si registrano 1.013 iscritti in meno, mentre a Massa Carrara il calo è di 495 alunni. Si tratta di un trend che investe tutta la Toscana e che sta già mettendo in discussione l’assetto delle scuole nei territori più fragili, soprattutto nelle zone montane e interne, dove il rischio di accorpamenti e chiusure è più alto.