Ecco quando si pagano le addizionali Irpef regionale e comunale
Gravano sul reddito prodotto: i consigli dell'avvocato Domenico Nicosia
Ogni volta che leggo la busta paga, mi sento male a vedere la differenza fra quello che mi viene pagato e quello che prendo al netto. Ho capito che pago l’Irpef sul mio stipendio, ma quello che non capisco è: perché devo versare anche una tassa regionale e una comunale in più? Non basta già l’Irpef normale? A cosa servono queste addizionali? E chi decide quanto si paga?
Antonella
Oltre alla tassazione per scaglioni sul reddito prodotto, vengono a gravare sullo stesso principalmente due addizionali ovvero quella regionale e quella comunale.
La prima è una ritenuta sul reddito (stipendio o pensione) introdotta alla fine degli anni ‘90 come imposta aggiuntiva, seguita successivamente dalla creazione di un’addizionale comunale. È dovuta da tutti quei soggetti sottoposti ad Irpef che superino la quota esente di 8.500 euro annuali (per il 2025). Il prelievo mensile con conguaglio a fine anno risulta dovuto in base alla regione di residenza o, più precisamente, in base al domicilio fiscale, se diverso, ovvero al luogo ove il reddito risulta prodotto e quindi tassato.
Si basa sul reddito dell’anno precedente al netto degli oneri deducibili, ma alcuni redditi risultano esenti: tra questi, ad esempio, quelli soggetti a tassazione separata e quelli sottoposti a cedolare secca. In quest’ultimo caso, però, tale reddito è comunque utile a determinare la soglia del reddito complessivo soggetto a tassazione.
Nel caso poi di rapporti di lavoro interrotti o cessati nell’arco dell’anno di imposizione la tassa, che copre comunque tutto l’anno solare, viene pagata per intero e le quote mensili mancanti sono recuperate in sede di liquidazione del rapporto cessato.
Queste addizionali sono di percentuale variabile Regione per Regione e sono legate agli scaglioni di reddito individuati nella tassazione Irpef (per il 2025 sono tre scaglioni) e sono composte da una quota fissa ed una variabile, circostanza che comporta una significativa differenza tra le varie Regioni. Alcune Regioni possono poi prevedere detrazioni in base al nucleo familiare.
La quota fissa è obbligatoria ed è determinata nel minimo dell’1,23% sui redditi di prima fascia, cioè quelli fino ad 15.000 euro, salvo alcune eccezioni per Regioni come il Friuli Venezia Giulia, che applica lo 0,70%, e altre regioni – Sicilia, Calabria, Veneto, Valle d’Aosta, Liguria e Provincia di Bolzano – che prevedono un’esenzione fino alla fascia di 28.000 euro (anno 2024).
Le successive fasce di reddito vengono sottoposte alla parte variabile dell’aliquota a seconda della regione portando alcune di esse ad applicare il massimo del 3,33% sui redditi eccedenti i 50mila euro come la Toscana. L’addizionale regionale è di fatto un’imposizione aggiuntiva sul reddito a favore delle casse regionali.
L’imposta comunale si differenzia dalla prima in quanto ha due forme distinte di prelievo, una in acconto che si paga nei primi nove mesi dell’anno corrente, pari al 30%, ma con riferimento al reddito dell’anno prima per scaglioni Irpef, e una a saldo, a fine anno salvo conguaglio da effettuarsi l’anno seguente.
I Comuni hanno facoltà, a differenza delle Regioni, di adottare – nell’ambito degli scaglioni Irpef – fasce di esenzione totale o fino a una certa soglia di reddito, oppure applicare aliquote variabili, purché entro il limite massimo dello 0,8% (fonte: Cisl 2024). Gli importi delle relative addizionali sono poi indicati nel modello Cud.
Al momento della redazione del modello 730 eventuali crediti relativi all’Irpef o alle addizionali ad esso collegate, verranno rimborsati dall’Agenzia delle Entrate tramite il sostituto d’imposta.
Servizio sportello legale: Il Tirreno si avvale della competente e qualificata collaborazione dello studio legale Depresbìteris-Scura. I professionisti di questo studio rispondono settimanalmente ai quesiti che arriveranno a sportellolegale@iltirreno.it.