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Sciopero di medici e infermieri, in Toscana adesione all'85%: «Una vergogna i tagli alla sanità»

di Francesco Paletti

	I medici toscani allo sciopero a Roma
I medici toscani allo sciopero a Roma

Dalla regione in 400 hanno raggiunto piazza Santi Apostoli a Roma per protestare: «Incrociamo le braccia un giorno per evitare di fermarci per sempre»

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Si sono fermati quasi tutti. Anche in Toscana. «Pure da noi l’adesione è stata altissima, attorno all’85% di tutte le categorie del personale sanitario che hanno aderito allo sciopero, analoga a quella nazionale», conferma Gerardo Anastasio, segretario regionale dell’Anaoo, il principale sindacato italiano dei medici e dirigenti sanitari. Risponde al telefono da Roma, da piazza Santi Apostoli, dove circa tremila camici bianchi, 400 dei quali giunti dalla Toscana, si sono ritrovati per gridare la loro rabbia partecipando alla manifestazione indetta da Anaoo, Cimo-Fesmed e Nursing up, le stesse sigle che hanno promosso lo sciopero. E parla a voce bassa, quasi cupa. Stranamente insoddisfatto per essere uno dei sindacalisti promotori: «Guardi, sì siamo contenti perché vuol dire che i nostri associati e quelli delle altre organizzazioni hanno capito l’importanza di esserci tanto che hanno aderito, virtualmente, anche tantissimi medici precettati in quanto impegnati nel garantire servizi essenziali. Ma mi creda – continua – c’è poco da stare allegri quando otto professionisti della sanità su dieci incrociano le braccia e decidono di fermarsi. Vuol dire che la situazione è grave. Ci siamo davvero fermati un giorno per provare ad evitare che la sanità pubblica si fermi per sempre: non è solo un slogan, è il rischio incombente che vogliamo a tutti i costi cercare di scongiurare. Anche nella nostra regione».

Perché pure in Toscana gli organici sono ormai ridotti all’osso: «Le do solo un paio di dati – prosegue Anastasio – per far comprendere la gravità della situazione: in media nella nostra regione va deserto il 70% dei concorsi per posizioni nei reparti di chirurgia d’urgenza, ma a Siena si è arrivati addirittura al cento per cento».

Il problema, però, riguarda anche i radioterapisti e gli anatomopatologi, «fondamentali nella diagnosi e cura di patologie gravi, come quelle oncologiche: a trovarne, perché pure di questi non ce ne sono più». In compenso proliferano oculisti e dermatologi: «E lo sa perché? Sono specializzazioni per le quali è molto più semplice trovare un impiego nel privato e i giovani scelgono quelle».

Ed è qui che i temi locali e regionali s’incrociano con le questioni nazionali, al centro del sciopero e della manifestazione di oggi. «Certo, c’è il problema delle retribuzioni: fra rinnovi contrattuali mancanti e aumento delle tasse, ci perdiamo diverse centinaia di migliaia di euro». Ma è anche e soprattutto una questione di qualità del lavoro e della vita: «Servono più assunzioni per evitare che i turni divengano massacranti e occorre più sicurezza: non si può andare al lavoro con la paura di essere aggrediti. Se accade, dispiace dirlo, ma è comprensibile che i giovani che si affacciano a questo professione, evitino la sanità pubblica. È un dramma e il fatto che la politica non sia unita su temi come questi è inspiegabile».

Oggi in piazza Santi Apostoli, accanto ai camici bianchi che hanno sfilato gridando “vergogna” e minacciando “dimissioni in massa”, si sono visti pure tanti esponenti dell’opposizione. Fra loro anche la senatrice pisana Ylenia Zambito: «Dove altro avremmo dovuto essere – dice – se non accanto a chi sostiene e difende la sanità pubblica? E basta con il puntare l’indice contro le regioni: ricordo soltanto che l’Italia destina a questo fondamentale capitolo di spesa appena il 6% del Pil, una percentuale nettamente più bassa della media dei Paesi Ocse che è del 6,9%. Non solo: siamo anche una delle nazionali con spesa sanitaria più bassa d’Europa. La situazione è davvero drammatica: il governo aveva promesso l’abbattimento al tetto delle assunzioni per il personale sanitario, ma neppure questa misura è stata finanziata».

Per Zambito c’è una sola strada da percorrere: «Per invertire la rotta, la sanità pubblica va finanziata adeguatamente e da subito e guardi non lo dice mica solo l’opposizione: il ministro Schillaci aveva chiesto almeno 4 miliardi. Invece ci hanno messo solo 800 milioni».

Domani si capirà meglio anche l’impatto dello sciopero sui servizi sanitari e sugli ospedali della Toscana. Non su quelli essenziali, che devono essere garantiti per legge. A Pisa, però, qualche disagio c’è stato: «A Cisanello in ortopedia è stata effettuata 1 seduta su 5 e a chirurgia robotica 3 su 8 mentre a al dipartimento cardiotoracovascolare, a chirurgia dell’esofago sono state effettuate solo le urgenze», scrive in una nota l’azienda ospedaliera. Inoltre in chirurgia proctologica e perineale è saltata l’unica seduta prevista, mentre quella per il piede diabetico non ha effettuato sedute (saltata l’unica programmata) .

Disagi anche al Santa Chiara: a chirurgia plastica e microchirurgia sono state effettuate 2 sedute operatorie su 4 e nelle ginecologie 2 su 3. Per gli altri ospedali della regione i dati saranno comunicati soltanto domani.


 

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