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Morte sul lavoro

Lucca, travolto e ucciso in cartiera: un incidente evitabile. I tre dubbi chiave

di Gianni Parrini

	Il luogo della tragedia e la vittima
Il luogo della tragedia e la vittima

Acquisite le immagini delle telecamere, forse la scena è stata registrata

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LUCCA. Una morte che si poteva evitare e per la quale ora si dovranno accertare colpe e responsabilità. È questo il compito dell’inchiesta coordinata dalla sostituta procuratrice Lucia Rugani, in merito al decesso di Luca Cavati, 69enne dipendente delle Cartiere Modesto Cardella di Lucca, che mercoledì è stato investito e ucciso da un carrello elevatore guidato da un 58enne originario del Senegal, socio di una cooperativa esterna incaricata di movimentare le merci. L’operatore non si è accorto della presenza di Cavati, che stava camminando a piedi vicino al carrello, e lo ha travolto in retromarcia durante una manovra per spostare il “macerato” – una pasta ottenuta nel processo di lavorazione della carta – in un’altra zona.

La presenza di un filmato
Come prassi in casi di questo genere, il 58enne verrà iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. L’attenzione degli inquirenti, però, sarà rivolta anche alle figure della filiera che, con differenti responsabilità e ruoli, hanno il compito di garantire la sicurezza dei lavoratori in azienda: dall’amministratore al responsabile della sicurezza, fino al presidente della cooperativa di cui è socio il 58enne operatore del muletto. Non ci sono testimoni oculari, ma gli ufficiali di polizia giudiziaria hanno acquisito gli hard disk con i filmati delle telecamere presenti nella cartiera e nelle prossime ore li passeranno al vaglio per capire se l’incidente è stato ripreso. C’è ottimismo a questo riguardo e, se presente, un eventuale filmato potrebbe chiarire la dinamica in modo definitivo. Intanto, la Procura affiderà al medico legale Stefano Pierotti, l’incarico di eseguire l’autopsia sulla salma di Cavati. Un riscontro che più che chiarire, servirà ad escludere altri scenari, ad esempio quello di un malore improvviso che abbia fatto cadere a terra il 69enne. Un’ipotesi al momento remota, ma su cui l’esame potrà fare chiarezza.

Per il resto, sono tre gli aspetti su cui stanno lavorando gli inquirenti: innanzitutto, bisogna verificare se il carrello elevatore è dotato di sistemi di sicurezza che avvisano il conducente della presenza di un ostacolo attraverso segnali sonori e visivi. Alcuni di questi dispositivi sono obbligatori, altri no. C’è da verificare se il carrello elevatore in questione ne è dotato, se sono funzionanti e, in caso positivo, come mai il conducente non li abbia notati. I carrelli elevatori più moderni sono dotati anche di telecamere per la retromarcia, ma queste sono un optional non obbligatorio su tutti i modelli.

La formazione di chi guidava il muletto

La seconda cosa da appurare, è se il 58enne alla guida del muletto è in possesso della necessaria formazione per svolgere quella mansione. In Italia per condurre un carrello elevatore è obbligatorio possedere un patentino specifico, noto come “Attestato di abilitazione alla conduzione di carrelli elevatori”. Viene rilasciato a seguito di un corso di formazione, che prevede sia una parte teorica sia una pratica. Dai primi riscontri, sembra che il 58enne sia in regola, ma gli inquirenti vogliono approfondire tutti gli aspetti.

La sicurezza

Il terzo punto da chiarire è legato al layout dell’area in cui è avvenuto l’incidente, ovvero il piazzale della cartiera, e alle posizioni del carrello elevatore e di Cavati, che secondo quanto ricostruito aveva appena preso le bolle di accompagnamento da un autotrasportatore e stava attraversando il piazzale per consegnarle agli uffici. «La commistione degli spazi tra mezzi e pedoni comporta sempre dei rischi e per questo la viabilità va regolamentata e segnalata – spiega il dottor Roberto Taddeucci, medico del lavoro dell’Asl in pensione – . Negli anni’90 e nei primi 2000 si registravano molti incidenti legati all’uso dei muletti. Alcuni per investimenti simili a quello di Cavati, altri per il ribaltamento del mezzo. Proprio nella Piana di Lucca, fummo tra i primi a introdurre dei protocolli di sicurezza per la movimentazione delle merci e a rendere obbligatori dispositivi anti-ribaltamento e cinture che di fatto hanno ridotto gli incidenti di questo tipo». Abbiamo parlato di morte evitabile, proprio perché la tecnologia oggi ha fatto passi da gigante, e con l’utilizzo di dispositivi anti-collisione simili a quelli che sono installati sulle auto, probabilmente anche l’incidente di mercoledì non sarebbe avvenuto.

Intanto, a Lucca è il giorno del cordoglio per la morte del 69enne. I familiari si sono chiusi in un composto e doloroso silenzio, mentre l’arcivescovo Paolo Giulietti ha speso queste parole sulla tragedia: «Nelle scorse settimane ho potuto visitare alcune cartiere del territorio ed ho visto l’impegno e la dedizione in merito alla sicurezza dei lavoratori. In attesa di comprendere meglio le dinamiche di quanto avvenuto, però, penso all’uomo di 69 anni che ha perso la vita, penso ai suoi cari. E dico che l’impegno per la sicurezza dei lavoratori non può e non deve venire meno, mai». l


 

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