Stefano Bandecchi, il livornese alla conquista della destra. Soldi, sputi e storia del nuovo alleato di Giorgia Meloni
Dai finanziamenti a Forza Italia all’università Unicusano, ecco chi è l’alleato scelto dalla destra dopo aver ricevuto anni di insulti
Stefano Bandecchi è di Livorno ma non insulta come un toscano. Il vizio di sparare contumelie con il petto in fuori e le braccione mulinanti ce l’ha, non si creda. Lo esagera, anzi, al di là del portamento naturale, perché il “brand” Bandecchi è questo: spacconeria, lingua sciolta da agitatore, imprinting da uomo di strada e portafogli da padrone milionario (alla Zanzara disse che il suo patrimonio ammonta a 3 miliardi). E insulti, ma non alla livornese, vestiti di beffa e spirito anarcoide. I suoi sono più i lanci di pietra di chi ama la sassaiola. Duri come una lapidazione, non leggeri come il tiro di fioretto che taglia la cintura e lascia in braghe chi si dà arie.
Li lancia ai suoi avversari. Come quella destra fino a ieri “nemica”, dove ha visto uno spazio, lo ha occupato, per poi firmare un accordo nazionale con la coalizione che fa capo a Giorgia Meloni. Per ora per dare un contributo alle elezioni regionali che si terranno in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna. Poi ci sarà da andare al voto in Toscana. Chissà.
«Meloni è una fascistella, deve fare la brava...»
La primo ministro italiana? Dal “Sussidiario secondo Bandecchi” apprendiamo che la nuova potente alleata, altri non è che una che «non ha mai fatto un ca***o in vita sua». Durante le Europee disse di avere avuto un colloquio con la leader di Fratelli d’Italia, per parlare della sua Alternativa Popolare «oscurata dai media»: raccontò di averle dato della «fascistella», invitandola «a fare la brava». «Ho chiuso dicendo che io son un po’ vendicativo e se mi ci siedo io (sulla sedia di presidente del consiglio, ndr) sò cazzi, perché tratterò Fratelli d’Italia come loro hanno trattato me». Questo lo diceva 4 mesi fa, a maggio 2024. Oggi in una nota congiunta firmata con i rappresentanti nazionali del centrodestra si parla di «intesa arrivata al termine di un lungo e proficuo confronto fra i partiti». Si spera che scrivendo “lungo” intendano dopo maggio. Perché a rileggere Bandecchi, prima di quella data, di proficuo fra le parti pare esserci stato poco.
E non si dimentichi un «la Meloni non la voto più, ma manco per niente: in un anno e mezzo che cacchio ha fatto? Ma di che parliamo? Parliamo di fatti». Era il febbraio 2024. L’ultimo semestre di governo deve averlo entusiasmato.
«Sono un’orda di idioti, destra e sinistra»
Livornese, lato parà (è stato anche in missione in Libano), uomo del post grillismo: non uno «né di destra né di sinistra» ma più uno «non di destra». Il «non di destra» Bandecchi ama la posa dell’uomo del fare che non guarda agli schieramenti. A chi in consiglio comunale gli "rompe le palle”, per dirla alla sua maniera, non risparmia offese e minacce. O persino sputi, come capitato in un paio di occasioni (con un cittadino e con alcuni tifosi della Ternana). Dice di essere contro gli estremismi «di sinistra e di destra, per l’equilibrio come De Gasperi». Anche se il fondatore della Democrazia Cristiana non è passato alla storia per le prestazioni da lama sputacchiante. I consiglieri di opposizione in comune per Bandecchi «sono un’orda di idioti, destra e sinistra». Con metà di questi idioti ora è alleato.
Uno sconosciuto dalle buone conoscenze e dal grosso portafogli
Ancora un anno fa alcune testate raccontavano Bandecchi come uno “sconosciuto ai più”. Poche settimane e Maurizio Crozza lo avrebbe eternato in televisione dedicandogli un’imitazione. È una certificazione, Bandecchi lo sa. Vale più di una legge in Parlamento a prima firma, di questi tempi. Va detto che il leader di Alternativa Popolare non era proprio ignoto. Elettore del Movimento Sociale Italiano, finanziatore (tra i più generosi) di Forza Italia e di Silvio Berlusconi con cui si candidò alle Regionali nel Lazio, è soprattutto il proprietario di Unicusano, università telematica riconosciuta con decreto del Ministro dell’Istruzione e dell’Università il 10 maggio 2006. Proprio sette giorni prima della fine ufficiale del governo Berlusconi III.
Nel 2014 in quell’ateneo si laureò l’attuale ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che Bandecchi ha risparmiato dalla sua colorita eloquenza in una recente apparizione su La7, durante la quale per caso l’imprenditore si trovò a commentare il caso del Frecciarossa fermato ad hoc per il ministro sovranista. Indulgenza verso l’ex alunno? Secondo Bandecchi sono 50 i politici italiani laureatesi “da lui”.
La Guardia Di Finanza ha porato avanti un’indagine (chiusa oggi) sull’università telematica per presunti reati fiscali, che ha portato a due sequestri di beni per un valore di circa 20 milioni di euro. Secondo gli inquirenti l’ateneo avrebbe approfittato del regime fiscale agevolato per inanziare attività commerciali che non hanno legami con la didattica. Accuse contestate dalla Niccolò Cusano.
Il Movimento Sociale Italiano e «Livorno fa schifo»
La presa di Livorno non gli è mai riuscita: ci provò con il calcio nel 2014 e fu un fallimento. Ci ha riprovato alle amministrative quest’anno, piazzando la candidata Costanza Vaccaro in consiglio comunale sotto al 5%. «Più di quelli di Lega e Forza Italia», festeggiò. Livorno, che Bandecchi si spinse a definire «una città brutta, fa abbastanza schifo», finora gli ha resistito. E ci può stare che l’uomo non gradisca il paesaggio di una città che sulle mura della Fortezza Nuova conserva ancora fiera la scritta “Msi Fuorilegge”.
«Mi prendo Terni, poi l’Umbria, poi Roma» aveva promesso quando era in campagna elettorale nel comune che amministra. Il primo gli è riuscito, ora prova il secondo gradino. Con nuovi e pluri-insultati compagni di viaggio. Occhio però, perché appena comprò la Ternana promise di portarla in Serie A entro due anni. La squadra retrocesse in C. Bandecchi non insulterà come un toscano, d'accordo, ma gli va riconosciuto: promette come un politico.