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Toscana, il centrosinistra rafforzato dai ballottaggi. E Giani vede il bis in Regione

di Mario Neri
Toscana, il centrosinistra rafforzato dai ballottaggi. E Giani vede il bis in Regione

Fossi: "Il Pd torna centrale per le regionali". Due terzi dei comuni in regione rimangono colorati di "rosso"

24 giugno 2024
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«Suvvia, fate parlare la Sara», li rimbrotta qualcuno. Ma niente, i militanti hanno ricominciato a cantare. Pooo-po-po-popo-po-poooo. Manca un quarto d’ora alle quattro del pomeriggio e al comitato di Sara Funaro son partiti i cori da stadio, per la precisione quello diventato inno dei Mondiali 2006. Che semmai l’Italia di Spalletti non dovesse farcela, almeno qui i dem hanno un motivo per festeggiare. Firenze ha appena eletto una sindaca. Per la prima volta nella storia, a Palazzo Vecchio, siederà una donna. «Voglio dedicare la vittoria a mio nonno», dice Funaro, ricordando Piero Bargellini, il sindaco che risollevò la città dall’alluvione del ’66. «Sono emozionata, da lontano gli vorrei dire una sua frase che mi è sempre rimasta nel cuore, quando lui diceva di aver fatto talmente tante dichiarazioni di amore per Firenze da doverla sposare. Gli vorrei dire “Oggi nonno la sposo anche io” questa meravigliosa città». Come primo atto, «andrò a trovare un signore di 102 anni, glielo avevo promesso».

Lei, psicologa, 48 anni, da dieci assessora nelle giunte di Dario Nardella, non solo riconquista il capoluogo della Toscana col 60,56% dei voti, lasciandosi Eike Schmidt a più di venti punti di vantaggio, ma offre al Pd e a Elly Schlein uno scenario inaspettato fino a a un mese fa. Tanto che la leader del Nazareno ne approfitta subito per chiamarla, complimentarsi e dire che le «vittorie nei capoluoghi bocciano il governo» e «sono un messaggio a Meloni». Non solo. Pure Eugenio Giani corre da lei al comitato di Porta al Prato. Nella batosta rifilata dalla neo sindaca all’ex direttore degli Uffizi, il governatore legge i buoni auspici per un suo bis. «Un risultato straordinario, sopra le aspettative – dice – che conferma l’orientamento progressista di Firenze e della Toscana». E quando gli chiedono se ci intraveda un segnale per le regionali, guizza felice: «Direi di sì, è evidente che se il centrosinistra arriva ad avere quasi due terzi tra i 273 sindaci della Toscana significa che c’è un apprezzamento del lavoro fatto in Regione».

In effetti, solo in questa tornata, il Pd conquista 126 Comuni su 185 andati al voto. Al ballottaggio ne vince 10 su 18, il centrodestra ne prende solo tre conquistando in tutto 31 città, ma non riesce a strappare scalpi simbolici. Tiene Piombino e Cortona, l’unica sorpresa è Ponsacco. Alle liste civiche vanno 25 Comuni e tre finiscono in mano ad amministrazioni super rosse. Se il Pd subisce uno smacco, succede a Borgo San Lorenzo, Calenzano o Rosignano Marittimo, dove perde con coalizioni formate da Sinistra e M5S, che a livello nazionale sono ormai alleati. Inoltre, i dem tengono a Cecina eleggendo Lia Burgalassi col 54% nonostante il “caso Lippi”, riacciuffano Empoli nel dopo-Barnini con Alessio Mantellassi, capace di rastrellare il 59% contro Leonardo Masi, pure lui frontman di un’alleanza fra sinistra e Cinquestelle. Insomma, sarà dura per i sovranons presentarsi alle regionali fra un anno e mezzo e invertire la rotta se nemmeno l’onda di Meloni ha segnato il sorpasso alle Europee. E proprio Firenze torna ad essere il “granaio” dei voti dem, il fortino su cui Schlein proverà a costruire la narrazione di una città progressista e su cui Giani sa di poter consolidare il suo bis. In fondo, Funaro, la delfina di Nardella scelta non senza frizioni, ha ricompattato il partito. Bonacciniana, ma apprezzata dall’ala schleiniana per la sua storia – è una che da anni passa le estati a fare volontariato nelle favelas brasiliane – ha puntato molta della sua campagna sulla dicotomia fra sinistra e la minaccia della destra post fascista, niente grandi colpi ad effetto né programmi che rinnegassero l’era Nardella; chiarezza su stadio, sicurezza e l’idea di proseguire l’ampliamento delle tramvie, il tema su cui invece è inciampato spesso Schmidt, prima proponendo improbabile passaggi in sotterranea, poi parlando di smantellare progetti da avviare e poi di revisione. Insomma, il caos. Determinato anche da cattivi consiglieri e dalle idee bislacche di alcuni esponenti di centrodestra fiorentini, convinti non si sa bene perché che il tram sia il male assoluto di Firenze.

Così ieri sera Funaro s’è concessa pure una convocazione lampo per la festa con i fiorentini in piazza della Signoria. A Schmidt, il museologo di Friburgo naturalizzato italiano, inventato come candidato dal plenipotenziario FdI Giovanni Donzelli e dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, non è rimasto che farle i complimenti e sfoderare il sorriso guascone: «Non sono triste, abbiamo fatto un ottimo risultato, il migliore dal 2009, Galli contro Renzi». Dice pure che resterà a fare il «capo dell’opposizione», certo tornerà (non si sa per quanto) a Capodimonte per riprendere il ruolo da direttore del museo a Napoli, ma resterà anche in consiglio comunale. Ecco, a un certo punto, anche in piazza Signoria, i militanti ripartono in coro: «Capodimonte, torna a Capodimonte». All’idea è venuta l’orticaria a Vincenzo De Luca: «Non troverà nemmeno più la sedia», avverte il governatore campano. «Non decide lui», l’ha punzecchiato Schmidt. Per cui si parla già di un incarico al ministero.

Intanto, sotto il Biancone, Emiliano Fossi gongola: «Il Pd toscano esce da queste amministrative rinforzato, nuovamente centrale», dice il segretario dei dem toscani per il quale ora «dal Pd in Toscana non si può prescindere» e per questo «costruiremo un’alleanza di centrosinistra vera, basata sui contenuti e le proposte, però senza veti reciproci. È questa la cosa più importante e la costruiremo a partire dai contenuti e da un'idea di Regione, di prospettiva». l

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