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Blitz fra le tende del Twiga, “gli occupanti”: «È un nostro diritto stare qui»

di Luca Basile
Blitz fra le tende del Twiga, “gli occupanti”: «È un nostro diritto stare qui»

La reazione di un cliente: «Ho pagato per questa tenda e voi siete venuti qui come un branco senza alcun diritto. Andatevene alla spiaggia libera»

26 maggio 2024
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PIETRASANTA. Sono da pochi minuti trascorse le 15 di ieri pomeriggio, sabato d’inizio estate, quando un gruppo di venti persone, risalendo dalla battigia, si sistema con ombrelloni e teli da mare vicino alle tende griffate ed extralusso del Twiga di Marina di Pietrasanta.

In silenzio, senza clamori o slogan, fra gli sguardi prima incuriositi e poi perplessi di alcuni clienti, c’è chi si sdraia al sole, chi si legge un libro, chi ancora si tuffa fra le onde e chi riprende con telefonini il tutto.

In dote alcuni di loro hanno le magliette e i loghi di “Mare Libero”, l’associazione, su scala nazionale che da settimane, vedi il recente blitz a Ostia, rilancia l’idea che i veri abusivi, alla luce delle recenti sentenze del Consiglio di Stato, non sono loro, ma gli stessi balneari.

«Perché la nostra, è bene essere chiari, non è né una protesta, né un’occupazione. Semplicemente – le parole di una delle partecipanti al blitz Matilde Balatresi Nocchi – esercitiamo il nostro diritto di stare su una spiaggia che è di fatto da considerarsi libera. Oggi (ieri per chi legge ndr) abbiamo deciso di venire al Twiga, domani (oggi) andremo altrove oppure torneremo qui. Perché nessuno può mandarci via, sentenze e normative al riguardo parlano chiaro: le concessioni sono scadute a fine 2023 e finalmente torniamo a riappropriarci del nostro arenile e del nostro mare».

Arriva una dipendente del Twiga, si presenta come direttrice del resort, per poi chiedere agli attivisti di lasciare immediatamente la spiaggia. «Non avete alcun diritto – dice – di stare qui. Noi siamo legittimati ad operare perché siamo i concessionari e nessuno, ad oggi, ci ha comunicato il contrario. State intralciando il nostro lavoro».

Uno dei clienti sempre del Twiga, visibilmente infastidito, non ci sta e rilancia. «Ho pagato per questa tenda e voi siete venuti qui come un branco posizionandovi con la vostra roba senza alcun diritto. Andatevene alla spiaggia libera», il suo invito che sfiorisce fra sorrisi e ironia.

«Ci vada lei alla spiaggia libera, a noi basta questa del Twiga di spiaggia libera. E se ha pagato – replicano – è un problema suo, si rivolga alla direzione dello stabilimento balneare per una protesta. Noi non diamo fastidio a nessuno, esercitiamo un nostro diritto, non andiamo sotto le tende, ma restiamo sull’arenile. Se non vi sta bene chiamate pure le forze dell’ordine: nel caso non potranno che darci ragione». Alcuni clienti, sottovoce, chiedono in effetti l’intervento dei carabinieri, ma la maggioranza di chi è sdraiato sotto le tende ostenta, alla fine, indifferenza che è poi la linea della direzione: evitare ulteriori clamori.

Nel frattempo, nei dintorni, non si palesano volti noti: il ministro del Turismo Daniela Santanchè non si affaccia su spiaggia, il compagno, Dimitri d’Asburgo, transita sulla pedana velocemente evitando ogni sguardo e ogni contatto, Flavio Briatore è altrove.

E così i partecipanti al blitz, arrivati non solo dalla Versilia, ma anche da Roma, Chioggia, Livorno e Carrara, continuano a godersi, con misura e rimanendo confinati nei pochi metri quadrati liberi da tende, il mare.

«Sabato scorso eravamo sulla spiaggia di Ostia, oggi siamo al Twiga, domani chissà. Le concessioni – dicono Agostino Biondo e Nicola Ruggiero di Roma – sono scadute per quasi tutti i balneari e la spiaggia è tornata finalmente a disposizione dei cittadini e chiunque può fare quello che stiamo facendo legittimamente noi. Perché il Twiga? Perché non il Twiga? è la nostra risposta: è un arenile oramai libero come un altro».

Maria Sirina di Camaiore vede nell’incursione finalmente «l’opportunità per i Comuni di fare qualcosa di concreto in termini di aste. È la prima volta che vengo per sdraiarmi in spiaggia dalle parti del Twiga. Che se ne facciano una ragione i balneari: le concessioni sono scadute e l’arenile è finalmente tornato libero». l


 

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