Blitz fra le tende del Twiga, “gli occupanti”: «È un nostro diritto stare qui»
La reazione di un cliente: «Ho pagato per questa tenda e voi siete venuti qui come un branco senza alcun diritto. Andatevene alla spiaggia libera»
PIETRASANTA. Sono da pochi minuti trascorse le 15 di ieri pomeriggio, sabato d’inizio estate, quando un gruppo di venti persone, risalendo dalla battigia, si sistema con ombrelloni e teli da mare vicino alle tende griffate ed extralusso del Twiga di Marina di Pietrasanta.
In silenzio, senza clamori o slogan, fra gli sguardi prima incuriositi e poi perplessi di alcuni clienti, c’è chi si sdraia al sole, chi si legge un libro, chi ancora si tuffa fra le onde e chi riprende con telefonini il tutto.
In dote alcuni di loro hanno le magliette e i loghi di “Mare Libero”, l’associazione, su scala nazionale che da settimane, vedi il recente blitz a Ostia, rilancia l’idea che i veri abusivi, alla luce delle recenti sentenze del Consiglio di Stato, non sono loro, ma gli stessi balneari.
«Perché la nostra, è bene essere chiari, non è né una protesta, né un’occupazione. Semplicemente – le parole di una delle partecipanti al blitz Matilde Balatresi Nocchi – esercitiamo il nostro diritto di stare su una spiaggia che è di fatto da considerarsi libera. Oggi (ieri per chi legge ndr) abbiamo deciso di venire al Twiga, domani (oggi) andremo altrove oppure torneremo qui. Perché nessuno può mandarci via, sentenze e normative al riguardo parlano chiaro: le concessioni sono scadute a fine 2023 e finalmente torniamo a riappropriarci del nostro arenile e del nostro mare».
Arriva una dipendente del Twiga, si presenta come direttrice del resort, per poi chiedere agli attivisti di lasciare immediatamente la spiaggia. «Non avete alcun diritto – dice – di stare qui. Noi siamo legittimati ad operare perché siamo i concessionari e nessuno, ad oggi, ci ha comunicato il contrario. State intralciando il nostro lavoro».
Uno dei clienti sempre del Twiga, visibilmente infastidito, non ci sta e rilancia. «Ho pagato per questa tenda e voi siete venuti qui come un branco posizionandovi con la vostra roba senza alcun diritto. Andatevene alla spiaggia libera», il suo invito che sfiorisce fra sorrisi e ironia.
«Ci vada lei alla spiaggia libera, a noi basta questa del Twiga di spiaggia libera. E se ha pagato – replicano – è un problema suo, si rivolga alla direzione dello stabilimento balneare per una protesta. Noi non diamo fastidio a nessuno, esercitiamo un nostro diritto, non andiamo sotto le tende, ma restiamo sull’arenile. Se non vi sta bene chiamate pure le forze dell’ordine: nel caso non potranno che darci ragione». Alcuni clienti, sottovoce, chiedono in effetti l’intervento dei carabinieri, ma la maggioranza di chi è sdraiato sotto le tende ostenta, alla fine, indifferenza che è poi la linea della direzione: evitare ulteriori clamori.
Nel frattempo, nei dintorni, non si palesano volti noti: il ministro del Turismo Daniela Santanchè non si affaccia su spiaggia, il compagno, Dimitri d’Asburgo, transita sulla pedana velocemente evitando ogni sguardo e ogni contatto, Flavio Briatore è altrove.
E così i partecipanti al blitz, arrivati non solo dalla Versilia, ma anche da Roma, Chioggia, Livorno e Carrara, continuano a godersi, con misura e rimanendo confinati nei pochi metri quadrati liberi da tende, il mare.
«Sabato scorso eravamo sulla spiaggia di Ostia, oggi siamo al Twiga, domani chissà. Le concessioni – dicono Agostino Biondo e Nicola Ruggiero di Roma – sono scadute per quasi tutti i balneari e la spiaggia è tornata finalmente a disposizione dei cittadini e chiunque può fare quello che stiamo facendo legittimamente noi. Perché il Twiga? Perché non il Twiga? è la nostra risposta: è un arenile oramai libero come un altro».
Maria Sirina di Camaiore vede nell’incursione finalmente «l’opportunità per i Comuni di fare qualcosa di concreto in termini di aste. È la prima volta che vengo per sdraiarmi in spiaggia dalle parti del Twiga. Che se ne facciano una ragione i balneari: le concessioni sono scadute e l’arenile è finalmente tornato libero». l