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L'intervista

Matteo Renzi: «Meloni ormai è una influencer, pensa a Instagram e non alle leggi»

di Mario Neri

	Matteo Renzi a Firenze
Matteo Renzi a Firenze

L'ex sindaco di Firenze: «La premier e Schlein truffano gli elettori, se eletto io in Europa ci vado. Firenze è bellissima, ma è in preda al degrado. Andremo al ballottaggio col Pd»

13 maggio 2024
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Definisce Giorgia Meloni «una influencer». Sogna ancora a capo dell’Ue Mario Draghi. E insiste: la premier, Schlein, Tajani e Calenda sono «ladri di democrazia». Se verrà eletto, lui a Strasburgo ci andrà davvero. Parola di Matteo Renzi.

Renzi, perché ha deciso di andarsene a Strasburgo, lei che dal Senato ha lanciato le sue mosse del cavallo?

«Mi dispiace lasciare il Senato in caso di elezione ma mi candido a cambiare l’Europa. Perché c’è bisogno di politica nelle istituzioni comunitarie. E chi è preoccupato del futuro del pianeta non può far finta di niente mentre Bruxelles diventa irrilevante. Mi candido. E dunque se eletto devo andare. Quelli che si candidano per finta, cioè senza accettare l’eventuale elezione, rappresentano uno scandalo solo italiano: Meloni, Tajani, Schlein, Calenda stanno truffando gli elettori. Sono quelli che Pannella avrebbe definito “ladri di democrazia”».

Ancora convinto che il prossimo a guidare l’Ue debba essere Draghi?

«Magari. Forza Italia ci sta proponendo il bis di Ursula von der Leyen. Io penso che sia un errore e che Draghi sia decisamente meglio. Se eletto proverò a ripetere il miracolo del 2021 per Palazzo Chigi, lavorando all’interno del gruppo Renew, per avere Draghi alla guida di una istituzione, Commissione o Consiglio che sia».

A quanto puntate con il simbolo Stati Uniti d’Europa?

«A prendere un voto in più di Salvini. Lui dice “Meno Europa”. Che poi alla lunga chi dice Meno Europa vuol dire Più Cina, non più Padania. Noi diciamo il contrario. Tanti di noi coltivano il sogno degli Stati Uniti d’Europa, anche se magari alle amministrative o alle politiche votano altro. Qui si vota per Strasburgo, dimostriamolo votando per un sogno e non per un cognome».

Meloni ha personalizzato la sfida trasformandola in un referendum sulla sua leadership. Ha consigli da darle?

«Non credo che Meloni faccia un referendum su di sé. Penso che sia semplicemente interessata a contarsi: lei vive queste elezioni come un grande sondaggio. Penso che sia un errore politico: queste elezioni servono per contare in Europa, non per contarsi in Italia. Meloni è brava a comunicare ma non ha fatto una sola riforma da quando è a Chigi. Nei podcast con Diletta Leotta è molto brava. Nel fare le leggi in Parlamento no. Per questo dico che lei è una bravissima influencer. Ma non è una leader politica. Lei ha scambiato Instagram per la Gazzetta Ufficiale. Però a molti piace perché pensano: ah finalmente una di noi a Chigi. Io a Chigi non voglio uno simpatico, voglio uno bravo, competente, capace».

L’Europa è da sempre percepita come “matrigna” dai cittadini e ininfluente per crisi e guerre come Ucraina e Medio Oriente. Crede che von der Leyen abbia spianato la strada ai sovranisti?

«Credo che Ursula abbia fallito su molti temi. Sulla politica diplomatica l’Europa non esiste. Sulla riforma delle istituzioni nessun passo in avanti. Sullo stato di diritto ha ceduto a Orban. Sul Green Deal è stata talmente ideologica da portare alla chiusura molte aziende europee. Per me von der Leyen ha fallito: prima va a casa meglio è. Chi vota Forza Italia vota Ursula. Chi vota Stati Uniti d’Europa chiede di cambiare».

Cosa farà la sera del faccia a faccia fra Meloni e Schlein in programma da Vespa?

«Campagna elettorale, come sempre. Con l’unica eccezione del 29 maggio per andare ad Atene a vedere la finale di Conference della Fiorentina. Non so come possano pensare di fare questo dibattito violando le regole della par condicio e non credo che alla fine saranno autorizzati. Ma se così fosse sarebbe molto interessante vedere due leader dibattere per delle elezioni al Parlamento Europeo per il quale si sono candidate ma non intendono andare nemmeno se elette. Il nostro traguardo è Strasburgo, a loro basta fermarsi da Bruno Vespa. Questo è il segno del declino delle istituzioni italiane».

Nordio ha rassicurato i magistrati, l’autonomia è un «dogma», ma va avanti sulla separazione delle carriere. Schlein dice che sancirebbe la sottomissione dei pm al governo.

«Dibattito inutile. Questa maggioranza fa annunci ma non porta a casa nessuna riforma. È solo wrestling verbale, chiacchiericcio senza sostanza. In compenso io sono andato al congresso dei magistrati e a viso aperto ho spiegato loro perché il vero problema è la vita dei cittadini. Io sono stato massacrato mediaticamente e la mia famiglia aggredita. Ma sono forte e resisto, rispondo, ribatto. Anzi: sono andato dai magistrati e ho detto loro quello che pensavo, guardandoli negli occhi. Ma un cittadino comune rischia di essere distrutto. Preoccupiamoci di questo, della vita dei cittadini indifesi, della sicurezza degli anziani e delle ragazze nelle stazioni e nelle città. Non di una riforma che non si farà mai».

Che pensa degli attacchi di Salvini e Crosetto ai pm che indagano sul sistema Liguria?

«Noi siamo garantisti sempre. La destra è garantista solo con Toti e Delmastro. La sinistra è garantista solo con la Salis e Appendino. Mentre Crosetto è sempre stato coerente, Salvini no: io me lo ricordo quando ci attaccava ai tempi del nostro governo. Per non parlare del giustizialismo di Meloni e dei suoi. La verità è che questo Paese diventerà un Paese civile solo quando commenteremo le sentenze, anziché commentare le indagini».

Ha detto che non reintrodurrebbe il finanziamento pubblico ai partiti. Ma una legge che regoli meglio quelli dei privati?

«La legge funziona. Alcuni pm provano a interpretare le leggi per colpire qualcuno ma poi – come dimostra la vicenda Open – arrivano la Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale a smentire quei pm. Non importa scrivere nuove leggi: basta rispettare e applicare quelle che ci sono».

Corre anche nel centro Italia: punta a soffiare voti pure a Nardella?

«No. Per Nardella il Parlamento europeo è l’unica opzione per continuare a far politica. Per me è diverso: io ho già un incarico. Mi metto in gioco perché sono preoccupato come padre per il futuro dell’Europa. Per Dario correre a Strasburgo è una necessità, per me è un sacrificio personale che nasce dal sogno degli Stati Uniti d’Europa».

Ha appena finito una passeggiata con Saccardi, candidata a sindaca a Firenze, a caccia di degrado. È così messa male la sua città?

«La città è bellissima, come sempre. Fa piangere il cuore vedere l’incuria che la caratterizza. Cartelli divelti, sudicio da tutte le parti, adesivi, transenne, buche, traffico. Saccardi ha proposto un assessorato per la lotta al degrado e per le piccole cose. E del resto Stefania sa come si amministra una città: speriamo che in questa campagna elettorale Funaro e Schmidt imparino qualcosa da lei».

Perché a Firenze non avete stretto un’alleanza con Sara Funaro e il Pd? Teme ritorsioni in Regione?

«Le ritorsioni le fanno i mafiosi, non i partiti. In Regione ci siamo presentati insieme nel 2020 e arriveremo insieme al 2025: si chiama rispetto dei cittadini. Con Funaro non abbiamo chiuso perché non ci piaceva l’idea di dedicare centinaia di milioni di euro allo stadio anziché alle case popolari. Alla serie A anziché al sociale. Funaro è una bravissima ragazza ma evidentemente pensa di vincere al primo turno, io dico che se continua così rischia di perdere al secondo».

Si è detto convinto che Saccardi arriverà al ballottaggio. Se non dovesse accadere, esclude di appoggiare Eike Schmidt e il centrodestra al secondo turno?

«Sono convinto che possiamo arrivarci. E per questo lavoro con tutto me stesso per la lista “Al centro con Saccardi”. Se si va al ballottaggio Stefania diventa sindaco. Tutto il resto, oggi, non mi riguarda».

Schlein potrebbe chiudere la campagna per le Europee a Firenze.

«È rischioso giocarsi il tutto per tutto su Firenze. Le conveniva fare gli accordi. Chi le ha gestito l'operazione non le ha fatto un piacere. A lei conveniva mettere in secondo piano Firenze e puntare tutto sulle Europee. Se lei fa il 22% alle Europee e poi però perde Firenze che succede?».
 

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