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Da Firenze a Livorno, in Toscana Meloni e Schlein misurano le leadership: la mappa e le sfide città per città

di Mario Neri
Da Firenze a Livorno, in Toscana Meloni e Schlein misurano le leadership: la mappa e le sfide città per città

La destra vuole smacchiare altre città, il Pd riconquistarle Continua il boom del civismo, 500 candidati sindaci in corsa

11 maggio 2024
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A Livorno si sfidano “the giornalisti”. No, non la pop band, ma Luca Salvetti e Alessandro Guarducci, e per le truppe di Giorgia Meloni sarebbe davvero una “felicità puttana”, come canta Tommaso Paradiso, se il secondo strappasse al primo il porto rosso della Toscana. Figurarsi se Eike Schmidt, il museologo di Friburgo, imbarcato quasi per caso dal centrodestra fiorentino fra un frizzo e un lazzo del plenipotenziario meloniano Giovanni Donzelli e il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, conquistasse Palazzo Vecchio dopo decenni e decenni di governi a sinistra. Un giubileo per la premier che già conta di rafforzare la sua leadership di governo con la sfida delle Europee. Perfino a Pontedera il Pd si ritrova a giocare una partita sul filo di lana, una specie di sequel di quella disputata cinque anni fa fra l’attuale sindaco Matteo Franconi e Matteo Bagnoli. E nemmeno a Prato è poi tanto sicura, dato che è finita la stagione di Matteo Biffoni, uno dei primi cittadini più popolari d’Italia. I dem poi tremano anche a Empoli, altra roccaforte orfana della sindaca pigliatutto Brenda Barnini arrivata alla fine del secondo mandato, e dove adesso Alessio Mantellassi se la deve vedere con Simone Campinoti, l’ex renziano schierato dalla destra al posto di Andrea Poggianti. Il dem potrebbe sfruttare il pasticcio a destra, dato che l’ex capogruppo di Fdi, scornato per il siluramento, ha fatto una sua lista portandosi dietro molti malpancisti.

Perfino nella gianiana San Miniato è tutto un tremore dopo le primarie a cui è stato costretto per ottenere il bis il fedelissimo Simone Giglioli, costretto a una sfida tripolare con Michele Altini (centrodestra) e Lucio Bussetti, ex collaboratore di Romano Prodi che ha catalizzato pezzi di Lega e Fdi anche qui scontenti delle scelte della classe dirigente. A Piombino l’onda dei Fratelli d’Italia aveva già espugnato la fu città dell’acciaio nel 2019 con Francesco Ferrarti e per la reconquista il Nazareno adesso s’è affidato all’usato (chissà poi quanto sicuro) dell’ex sindaco Gianni Anselmi.

In fondo, anche questa tornata di amministrative sta tutta nell’interrogativo che pone la mappa che vedete qui accanto. Quanta Toscana stavolta riuscirà a smacchiare il giaguaro della destra? Quanta terra rossa riusciranno a recuperare i democratici ora che son guidati da Elly Schlein? Su 185 Comuni al voto, calcola Anci Toscana, sono 138 quelli guidati da amministrazioni uscenti di centrosinistra, 24 quelli in mano al centrodestra, 21 a civici e 2 commissariati. E per quanto i quasi 500 candidati sindaci in corsa e circa 4.000 candidati consiglieri che ieri hanno presentato le liste continuino a testimoniare una tendenza allo sfarinamento culturale e anti-politico, con l’ennesima esplosione di civici veri o camuffati per non rivelare la lettera scarlatta dei partiti, sulla Toscana si concentreranno molte delle attenzioni dei leader nazionali.

Meloni e Schlein, oltre che con la sfida per l’Europa – da sempre considerata una specie di appuntamento di midterm per Palazzo Chigi e il Nazareno –, misureranno i propri successi o insuccessi anche sulla base dei risultati delle città. Non è un mistero che Firenze sia il capoluogo spartiacque per la segretaria dem. Se il Pd non brillasse in Europa e addirittura vedesse crollare la città in cui detiene ancora uno dei suoi granai di consensi, la leader movimentista incoronata poco più di un anno fa dalle primarie entrerebbe in crisi, si ritroverebbe costretta ad affrontare una sorta di processo interno, e perfino il Partito democratico potrebbe vacillare. Per questo Schlein ha deciso di dare pieno appoggio a Sara Funaro, l’assessora e delfina dell’uscente Dario Nardella, la nipote dell’ex sindaco dell’alluvione Piero Bargellini che al congresso aveva appoggiato Bonaccini e scelta – non senza turbolenze interne – senza passare dalle primarie, oggi appoggiata soltanto da Sinistra Italiana, Verdi, Azione e +Europa. Un campetto non troppo largo che dà poche certezze di vincere al primo turno. Per mesi i dem si sono rifiutati di assicurare a Francesco Casini, fedelissimo di Matteo Renzi, il ruolo da vicesindaco in cambio di una alleanza, convinti di poter strappare un accordo con i Cinquestelle. Alla fine, Giuseppe Conte ha fatto evaporare l’intesa. Il ballottaggio col centrodestra dell’ex direttore degli Uffizi è quasi certo, e a fare da ago della bilancia sarà proprio Renzi, che ha lanciato Stefania Saccardi, la vicepresidente regionale che in città ha dimostrato più volte di essere una campionessa di preferenze. Con chi tratterà l’apparentamento l’ex premier? Farà pagare a caro prezzo al centrosinistra i suoi voti o lo rottamerà acconciandosi con l’italo-tedesco, Donzelli & c?

Ma pure Livorno è un altro salto nel buio, perché la partita non si gioca su un codice binario fra Salvetti e Guarducci. Non solo l’ex cronista di Telegranducato deve vedersela con l’ex caporedattore del Tirreno, appoggiato sì dal centrodestra ma pure dai moderati di Azione. Salvetti potrebbe addirittura ritrovarsi al ballottaggio con Valentina Barale, a capo di una coalizione che raccoglie la sinistra-sinistra, da Buongiorno Livorno a Potere al popolo, ma pure i 5stelle. E insieme cinque anni fa i due mondi raccolsero più del 30%, poco lontano dal 36% di Salvetti. Chissà che a uno dei due poli sfidanti, una volta fuori dal ballottaggio, non venga voglia di buttar giù dalla torre chi sta al potere. Chissà che insomma non si ripeta un effetto Nogarin.

A Prato l’obiettivo è la tenuta. Che i dem affidano a Ilaria Bugetti, la consigliera regionale candidata dopo settimane di tensioni, trattative e tira e molla fra vari papabili in campo. Affronterà Gianni Cenni, ex assessore con l’altro Cenni, Roberto, ed esponente di FdI. Per riuscirci ha soffiato alla destra pure candidati consiglieri, tipo Francesco Mazzeo, fino a settembre coordinatore della Lega a Pistoia, e Marilena Garnier, negli anni transitata in Lega e FdI, e ora entrambi finiti nella lista civica di sostegno alla dem. Pur di scongiurare lo spettro post fascista, alla fine i dem hanno deciso di esorcizzarlo portandoselo dietro.

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