Scabbia in Toscana, la cura del Meyer ispirata a un’antica ricetta: ecco la crema speciale a base di zolfo
Il nuovo protocollo è stato messo a punto dagli specialisti dell'Aou Meyer Irccs di Firenze, guidati dal dermatologo Cesare Filippeschi
Sta funzionando pressoché nella totalità dei casi fin qui trattati, senza effetti collaterali significativi, la nuova cura per la scabbia messa a punto dagli specialisti dell'Aou Meyer Irccs di Firenze, guidati dal dermatologo Cesare Filippeschi, rivisitando un'antica ricetta a base di derivati dello zolfo in uso fin dai primi del Novecento.
La malattia
I risultati preliminari dello studio – tuttora in corso – sono appena stati pubblicati in una lettera all'editore sulla prestigiosa rivista International Journal of Dermatology dal titolo Sulfur 17% ointment for topical treatment of scabies in children: old but gold. La scabbia è una malattia pruriginosa, molto contagiosa, causata dall'acaro Sarcoptes scabiei hominis, un parassita che compie il suo intero ciclo vitale nell'epidermide umana e sopravvive per pochi giorni al di fuori di essa. È una malattia diffusa in tutto il mondo, senza differenze di etnie o classi sociali.
I casi
Ogni settimana, al Meyer, informa una nota, si registrano circa 2/3 nuovi casi, per un totale di più di 100 nuove diagnosi all'anno. La trasmissione avviene per contatto stretto e per questo si diffonde con grande facilità nei nuclei familiari e in ambienti comunitari. L'aumento dei casi è dovuto anche alla ripresa degli spostamenti internazionali e, secondo gli esperti, non è esclusa anche una certa resistenza maturata dall'acaro responsabile della malattia. «Tradizionalmente per curare la scabbia si utilizza la permetrina, e negli ultimi anni è stata inserita in seconda linea l'ivermectina per via orale: ma la nostra esperienza clinica ci ha dimostrato che spesso non bastava più - afferma Filippeschi -. Di qui, dialogando con i colleghi del Bambino Gesù di Roma, alla luce della loro esperienza decennale con l'uso della molecola in modo efficace e sicuro, è nata l'intuizione di trattare i pazienti affetti con un preparato allo zolfo al 17% di concentrazione, però basato su un 'veicolo gentile', una crema emolliente e non irritante quindi».
Il protocollo e i risultati incoraggianti
Al Meyer è stato messo a punto anche un protocollo di somministrazione nuovo: la crema si applica la sera e poi per tre giorni la si tiene applicata, senza lavaggi, in modo da creare una "barriera” occlusiva di zolfo e poi si ripete il trattamento (rigorosamente su tutta la famiglia e sui conviventi), la settimana successiva. I risultati sono molto incoraggianti: nello studio sono stati arruolati 22 pazienti, ma quelli effettivamente curati con successo con la nuova terapia sono molti di più e al Meyer questa è diventata la terapia d'elezione per la scabbia. «Questa scoperta - aggiunge Filippeschi - sta suscitando interesse da parte di altri centri nazionali e internazionali. Peraltro si tratta di un preparato galenico che ha un costo ridotto rispetto alle altre terapie in commercio, e che una volta di più ci ricorda come a volte riscoprendo molecole “vecchie” sia possibile mettere a punto terapie efficaci: pensiamo che dall'inizio del secolo scorso e fino agli anni 90 per bonificare le stanze dei malati di scabbia venivano usati i fumi dei fiori di zolfo bruciati».