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Manganellati a Pisa, le famiglie dei ragazzi feriti si preparano a fare causa

Manganellati a Pisa, le famiglie dei ragazzi feriti si preparano a fare causa<br type="_moz" />

Saranno seguite da un pool di avvocati: «Chiederemo i danni»

24 febbraio 2024
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PISA. Le famiglie dei ragazzi feriti unite. Si sono attivate subito per avere un’assistenza legale e, ora, minacciano di fare causa e richiedere i danni. «Questa volta la città e i genitori non si accontenteranno del trasferimento di un poliziotto o di una lettera di scuse», spiega l’avvocato Andrea Callaioli di Pisa che seguirà legalmente le famiglie dei giovani colpiti dalle manganellate di fronte al liceo artistico Russoli: undici in totale, di cui dieci minorenni.

E già durante l’attesa al pronto soccorso, venerdì pomeriggio, alcuni genitori si sono attivati in questa direzione. «I filmati documentano ogni fase della carica di polizia – spiega l’avvocato –. Testimoniano che non c’è stata alcuna aggressione da parte dei manifestanti, nessun gesto violento che potesse giustificare le manganellate e gli ammanettamenti. Per questo è ancora più importante fare chiarezza. Alcuni genitori mi hanno contattato per sapere cosa è necessario fare in questi casi. Penso che nascerà un coordinamento di avvocati, di cui farò parte anche io, per garantire la difesa ai giovani coinvolti in questa brutta storia».

I legali, come prima indicazione, hanno consigliato ai genitori di accompagnare subito i figli minorenni in ospedale per farsi redigere un referto, spiegando ai medici dove e come i ragazzi si sono fatti male. «Tutte queste persone hanno diritto a chiedere i danni – prosegue Callaioli –. Ci sono poi altre azioni da valutare: non escludo esposti alla magistratura in cui si chiederà che venga accertato quali disposizioni hanno dato i responsabili del servizio. Si potranno portare avanti anche iniziative politiche». Anche perché Pisa non ricorda una vicenda simile. «Proprio questo è un segnale che ci deve far riflettere ancora di più – sottolinea Callaioli – perché arriva in un contesto e da persone che non ti aspetti. Dobbiamo capire fino in fondo cosa è successo, se tra i poliziotti c’era una tensione interna, cosa ha scatenato quella loro reazione spropositata nei confronti di minorenni che volevano manifestare per dire no alla guerra in Palestina».

Di fronte al liceo artistico Russoli la situazione è sfuggita di mano, proprio mentre stavano entrando a scuola alcuni studenti disabili, rimasti in mezzo ai tafferugli. Il giorno successivo agli scontri tra polizia e studenti la madre di una ragazzina rimasta ferita si sfoga sui social. Parole che danno voce ai sentimenti di tanti genitori. «Mia figlia, minorenne, non poteva difendersi e ha detto al poliziotto di fermarsi, ma non è stato così. Ancora ho il disgusto e i brividi per quello che è accaduto», scrive la donna su Facebook.

Sono undici (di cui dieci minorenni) gli studenti feriti durante gli scontri nel corteo studentesco pro Palestina, corteo non autorizzato e bloccato sul nascere in via San Frediano, all’altezza del liceo artistico Russoli. Tra loro anche Gemma, la studentessa caduta in terra nel parapiglia. «Mia figlia ha fatto accertamenti per le ecchimosi dovute alle botte che ha preso. Caduta in terra per le spinte ricevute, è stata investita da un poliziotto che ha preso di mira la sua gamba destra, a manganellate – prosegue a raccontare la madre – Mia figlia non poteva difendersi ha detto al poliziotto di fermarsi, ma non è stato così. Comunque mia figlia lunedì (domani, ndr) rientra a scuola, a testa alta. Quanto a voi poliziotti, non so come stasera guardate in faccia i vostri figli. Ancora ho il disgusto e i brividi per quello che è accaduto a mia figlia, e ai nostri studenti. Ringrazio tutti i miei colleghi e tutti gli amici, che in questo momento così orribile, sono scesi in piazza stasera. Sono vicina ai genitori degli altri nostri studenti picchiati e spaventati. Mi commuove tanto, tutto questo».

Tra i feriti, arrivati al pronto soccorso dell’ospedale di Cisanello, c’è anche una quattordicenne che ha una ferita alla testa, curata con alcuni punti di sutura. Sono tanti gli interrogativi da chiarire, mentre le famiglie si stanno organizzando per capire come tutelarsi. Dopo avere chiesto ai responsabili della gestione dell’ordine pubblico di rendere conto dei fatti accaduti, chiederanno i danni. «Inutile girarci intorno, quello che emerge dai video delle cariche della polizia sugli studenti è un segnale brutto. C’è bisogno di riflettere su quello che è successo», concludono.
 

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