Il Tirreno

Toscana

Braccia incrociate

La rivolta della sanità Toscana: sciopera l’85% dei medici, visite saltate. «Vi spieghiamo perché non ne possiamo più»

di Giuseppe Boi
La rivolta della sanità Toscana: sciopera l’85% dei medici, visite saltate. «Vi spieghiamo perché non ne possiamo più»<br type="_moz" />

Adesione di massa alla protesta del comparto sanitario: «Lavoriamo in condizioni disumane, ora basta»

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FIRENZE. «È un record assoluto: non si era mai verificato nella storia italiana», commenta Flavio Civitelli, direttore del reparto di pediatria e neonatologia dell’ospedale di Notola, a Montepulciano, e vice segretario nazionale Anaao-Assomed. Valutazioni identiche arrivano dai rappresentanti sindacali di Cimo-Fesmed e dal sindacato Nursing Up.

Lo sciopero nazionale dei medici, dirigenti sanitari e infermieri proclamato dalle tre sigle sindacali ha avuto «un’adesione massiccia». Alla protesta di 24 ore contro i tagli alla sanità del governo Meloni ha partecipato in Toscana oltre l’85% dei lavoratori del comparto. Un dato in linea con il resto d’Italia. «E in centinaia sono stati precettati per garantire i servizi minimi essenziali», aggiunge Civitelli. Ieri, di fatto, quasi nove dei dieci lavoratori che erano in servizio sono stati precettati. E gli effetti della protesta si riverbereranno sui prossimi giorni, settimane e mesi: solo in Toscana sono stati rinviati quasi 90mila esami e visite.

Tutto bloccato

Martedì 5 dicembre negli ospedali toscani sono state garantite le prestazioni che, di regola, sono erogate nel giorni festivi. Già nei giorni scorsi ospedali e Asl avevano contattato i pazienti che per il 5 dicembre avevano prenotato una visita medica, un intervento o un esame di laboratorio o radiologico. Molti sono stati riprogrammati. Quindi non si sono verificati casi di persone che, presentatesi nelle strutture sanitarie, sono dovute tornare a casa. Un dato preciso dei servizi non erogati si avrà solo nella giornata di mercoledì 6 dicembre. Le stime, però, delineano già uno scenario che rischia di avere effetti drammatici nelle liste d’attesa. Prendendo in considerazione il giorno medio, martedì 5 dicembre in Toscana sono saltate almeno 42.400 visite e non sono stati effettuati 40.800 esami di laboratorio e 5.200 di radiologia. Recuperare queste prestazioni sarà tutt’altro che facile: «Da noi in Toscana va un po’ meglio che nel resto d’Italia – sottolinea Civitelli –, ma un governo che non denota una grande preparazione su temi così sensibili sta mettendo in ginocchio anche noi».

I perché della protesta

«Non intravediamo la forza politica per intervenire e comprendere fino in fondo la portata di una decisione sbagliata, uscita senz’altro dall’ufficio di qualche funzionario e che la politica ha adottato supinamente senza rendersi conto della catastrofe», spiega Civitelli. Il punto di rottura col governo Meloni è stata la legge finanziaria: «Su 24 miliardi solo tre sono stati destinati alla sanità e 2,5 saranno utilizzati per i rinnovi: è molto poco», sottolinea il vice segretario dell’Anaao. Da qui le cinque rivendicazioni della protesta: aumento delle assunzioni, maggiori tutele per i medici denunciati nello svolgimento della propria attività, detassazione di una parte della retribuzione, maggiori risorse per il rinnovo del contratto di lavoro e cancellazione dei tagli alle pensioni.

A difesa del pubblico

«Non è solo questione di soldi, ma di condizioni di lavoro inumane che non riusciamo più a sostenere: questo sciopero è solo l’inizio di un percorso volto a difendere la sanità pubblica, tutelare il diritto alle cure dei cittadini e valorizzare i professionisti della salute», sottolineano i sindacati. «Medici e pazienti devono essere entrambi rispettati – aggiunge Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze –. Bisogna investire nel sistema sanitario nazionale e dare maggior peso alla professione medica. La salute pubblica continua a essere considerata una spesa e non un investimento, invece un euro investito in sanità, lo dicono tutti gli economisti, ne frutta subito due».


 

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