La decisione
Giulia e la paura di Filippo, la rivelazione dell’avvocato della famiglia Cecchettin: «Si capiva che c’erano dei problemi seri»
Il legale parla a Il Tirreno: «Questo caso farà storia, in Italia basta con la cultura dell’imposizione. Dobbiamo trovare il modo per non arrivare sempre “dopo”».
È indagato per omicidio volontario aggravato, con l’aggiunta del sequestro di persona, Filippo Turetta, studente universitario di 22 anni di Torreglia (Padova), arrestato nella sera di sabato 19 novembre dalla polizia tedesca rischia l’ergastolo. È accusato di avere ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, di Vigonovo (Venezia) anche lei ventiduenne, che aveva incontrato sabato 11 novembre: da allora dei due giovani si erano perse completamente le tracce. Giulia, studentessa come l’ex fidanzato dell’Università di Padova, dove stava per laurearsi in ingegneria biomedica (doveva discutere la tesi giovedì scorso) a casa non ha mai fatto ritorno. Probabilmente poco dopo l’incontro con l’ex ragazzo – secondo le prime ricostruzioni –, la ragazza è stata picchiata, accoltellata e poi gettata in un dirupo vicino al lago di Barcis (in provincia di Pordenone) ; il suo corpo senza vita è stato ritrovato nella mattinata di sabato 19 novembre. L’ex fidanzato è stato fermato poche ore più tardi mentre si trovava in Germania, in auto al bordo dell’autostrada, la A9, dove è finita la sua fuga di oltre mille chilometri da Vigonovo fino ai dintorni di Lipsia. Per lui si sono aperte le porte del carcere di Halle an der Sale. Ieri per il giovane, assistito in Germania dall’avvocato tedesco Dimitar Krassa (esperto di diritto del lavoro e internazionale, del diritto di famiglia oltre che penalista), c’è stata l’udienza che ha convalidato l’arresto su mandato di arresto europeo.
Già nella giornata di domenica 19 novembre, lo studente aveva acconsentito al trasferimento in Italia. Il suo consenso ha reso più semplice la consegna (non si tratta di un’estradizione, sulla base degli accordi tra Stati europei), e su cui, nell’arco di pochi giorni, si dovrà pronunciare il Tribunale regionale superiore. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è impegnato affinché i tempi del trasferimento siano brevi: quando arriverà il via libera, saranno i carabinieri a riportare il giovane in Italia.
«Adesso inizia il lavoro tecnico per questa tragica vicenda – spiega, contattato da Il Tirreno, l’avvocato Stefano Tigani, legale della famiglia Cecchettin –. Credo che l’autopsia sul corpo di Giulia sarà eseguita a breve, entro tre giorni al massimo».
Avvocato Tigani, cosa resta ancora da verificare?
«Da verificare, al momento, resta la competenza territoriale per il processo, ma anche se sarà celebrato a Venezia o a Pordenone; non ho ancora la pec della procura. C’è da stabilire la data esatta della morte. Il responsabile presunto c’è. Ma oltre ai titoli di reato, dobbiamo conoscere le aggravanti».
La famiglia di Giulia ha commentato le dichiarazioni di Nicola Turetta, padre di Filippo, sul figlio? Ha detto “forse gli è scoppiato il cervello, siamo sotto choc”. Poi ha chiesto perdono.
«No. Non mi sembra questa la priorità. È un momento difficile anche per la famiglia di lui. Non c’è fretta di commentare quelle dichiarazioni».
Sono passate poche ore dalla fiaccolata per Giulia a Vigonovo, il suo paese.
«La fiaccolata è stata straziante. Quella di Giulia è una di quelle vicende che farà storia. Da qui in poi sono sicuro che ci saranno molti cambiamenti. Perché quello che non funziona è il sistema. Bisogna trovare il modo per non arrivare sempre “dopo“. Se camminando per strada incontri uno che vuole derubarti e ti accoltella, questo è un fatto che non si può prevedere».
Un femminicidio si può prevedere?
«Per scongiurare i femminicidi dobbiamo partire con una sensibilizzazione più ampia possibile. Dobbiamo sradicare questa mentalità patriarcale secondo la quale l’uomo è migliore della donna. L’uomo deve guardare la donna solo e soltanto come essere umano. Ancora oggi in Italia abbiamo una cultura dell’imposizione. Invece, dobbiamo uscire dalle zone di comfort e metterci in discussione».
Giulia aveva paura che Filippo potesse farle del male, aveva raccontato qualche episodio alla sua famiglia?
«L’ultima settimana, tutti questi giorni, sono stati surreali, nel mezzo di continue novità. Non posso rivelare particolari. Ma posso dire che domenica 12 novembre, quando Gino Cecchettin, papà di Giulia, mi ha chiamato per chiedermi se potevo assisterlo, ho subito capito che avevamo un problema serio».
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