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Caro spesa in Toscana: zucchero e verdure trainano l’inflazione

di Martina Trivigno
Caro spesa in Toscana: zucchero e verdure trainano l’inflazione

Ad agosto aumenti tra il 18,4 e il 43,3% dei prodotti alimentari. L’economista: «Poca offerta, tanta domanda: mercato spietato»

23 settembre 2023
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Ad agosto 2022, in Toscana, acquistare un chilo d’olio d’oliva costava circa il 37% in meno di agosto 2023. Un dato impressionante, ma non così tanto se si pensa che in Italia l’aumento medio nell’ultimo anno è stato del 106%. Lo zucchero, in 12 mesi, ha subito un aumento del 43%. In Toscana, comunque – emerge da uno studio dell’Unione nazionale consumatori – tutto il carrello della spesa è lievitato: dalle susine ai finocchi, dai pomodori alle arance. È l’inflazione, bellezza, che continua a mettere in difficoltà le famiglie.

Per il professor Luca Spataro, direttore del dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa «l’inflazione (il tasso medio di crescita dei prezzi, ndr) in Italia si sta lentamente riducendo». Sì perché, sottolinea il docente, l’anno scorso i prezzi avevano fatto registrare un aumento pari all’8,1%, principalmente legato alle conseguenze della guerra in Ucraina. «Gli ultimi dati pubblicati da Istat dicono che, su base mensile, ad agosto i prezzi in generale sono cresciuti dello 0,3% rispetto a luglio e su base annua del 5,4%, dunque sono in diminuzione rispetto all’anno scorso – sottolinea Spataro – L’inflazione di fondo, che si calcola escludendo i beni con quotazioni più volatili, si attesta al 4,8%, anch’essa in riduzione rispetto al mese precedente. Questo significa che l’economia sta trovando un nuovo equilibrio dopo gli choc legati alla pandemia e al conflitto ucraino e che anche la politica monetaria restrittiva della Bce (Banca centrale europea), che ha aumentato i tassi d’interesse, sta producendo i suoi effetti positivi sulla riduzione del ritmo di crescita dei prezzi, il quale dovrà arrivare a un fisiologico 2%».

Ma, ora, un dato è certo: i prezzi dei generi alimentari salgono. «Crescono su base annua al tasso di circa il 10%, rispetto al 2021 parliamo addirittura del 30% – prosegue il docente – Questo fenomeno è particolarmente preoccupante perché va a colpire di più le famiglie a basso reddito, per le quali la spesa alimentare rappresenta una quota elevata delle proprie uscite».

Ma da cosa dipende questo aumento? «Da vari fattori – precisa Spataro – Intanto dall’aumento dei costi delle materie prime e dei combustibili fossili, gas e petrolio. Poi c’è la guerra: bisogna ricordare, infatti, che Russia e Ucraina sono grandi produttori ed esportatori di grano, mais, girasole e orzo. La guerra ha ridotto fortemente le esportazioni e ha diminuito la produzione. Ecco, in questi casi le leggi del mercato sono semplici e spietate: se c’è carenza di offerta, si manifesta un eccesso di domanda che spinge i prezzi verso l’alto. Va detto, poi, che sugli aumenti hanno influito anche alcuni fenomeni come alluvioni e siccità. Infine, anche se in via residuale, l’incremento dei prezzi è collegato a un aumento dei profitti delle imprese della grande distribuzione. Da un lato il margine lordo del settore industriale è passato da circa il 10% del 2019 al 5% del 2022, ma alcuni studi condotti a livello europeo sembrano indicare che i rivenditori hanno aumentato i margini di profitto in questa fase e sono quindi responsabili del 10-20% dell’inflazione alimentare». In Toscana, a risentire in modo particolare degli aumenti, sono stati zucchero e olio d’oliva. «Nel caso dello zucchero incidono due fattori – conclude Spataro – La siccità e la scelta degli agricoltori di destinare i terreni a produzioni più redditizie: in particolare, l’aumento del prezzo dei bio-carburanti ha spinto a dedicare maggiori porzioni di raccolto alla produzione di bio-etanolo, che si produce con frumento e orzo, ma anche barbabietola. Questo ha causato la scarsità di zucchero e l’aumento del prezzo».

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