Il raid neofascista, l'attacco del ministro e la difesa della preside: la mattina al liceo Da Vinci tra stupore e preoccupazione
Blocco studentesco brucia l’appello antifascista della dirigente. Poche dopo arrivano le dure parole di Valditara proprio sulla lettera scritta da Annalisa Savino: ma intorno lei si alza la massima solidarietà
FIRENZE. La provocazione sulla cancellata, la rivendicazione nelle chat. Hanno agito nella notte e “parlato” attraverso i social. Silenziosi, a volto coperto, ma in un qualche modo visibili e rumorosi. Con uno striscione che ieri mattina studenti e personale scolastico del Leonardo da Vinci di Firenze hanno trovato affisso all’ingresso del liceo scientifico.
Il blitz
“Non ci fermerà una circolare. Studenti liberi di lottare”, recita lo striscione. La firma è quella di Blocco studentesco, associazione giovanile di ispirazione neofascista, emanazione di CasaPound Italia, movimento di estrema destra che lo scorso novembre ha inaugurato una sede anche a Firenze. Vernice nera e rossa su un telo di carta, il cosiddetto “fasciofont” (caratteri usati dalle formazioni di destra per striscioni e manifesti) scelto per le scritte. Il riferimento dello striscione è alla lettera che la dirigente scolastica ha inviato a studenti, docenti e personale della scuola per condannare i fatti del Michelangiolo. La stessa che un militante dell’associazione studentesca ha bruciato. A favore soprattutto di una fotocamera di uno smartphone che ha immortalato l’atto compiuto da un giovane con passamontagna con l’obiettivo di rivendicare l’azione sui social e su Telegram.
La rivendicazione
«La dirigente scolastica ha usato il pretesto dei fatti del Michelangiolo per catechizzare gli studenti in senso antifascista: la preside ha pensato bene di denigrare il Fascismo e stabilire nei concetti di Patria e Frontiera il male assoluto da combattere». Su Telegram, i militanti del movimento di estrema destra individuano con tre maiuscole le parole chiave da evidenziare (fascismo, patria, frontiera) per rivendicare l’azione compiuta la scorsa notte. «L'obiettivo sembra chiaro – continuano –: usare la tensione generata dai collettivi di sinistra per allontanare i giovani dalla politica ed escludere dalla scuola ogni idea differente dalla religione ufficiale antifascista». E poi l’attacco, diretto, alla preside: «odia gli indifferenti o chi non la pensa come lei?», l’interrogativo dei militanti neofascisti che sembrano lanciare anche una sorta di appello alle istituzioni. «Questi solerti dirigenti che pensano di poter dettare legge dalla loro posizione pubblica, devono essere immediatamente rimossi dal loro incarico: l’antifascismo burocratico che soffia sulla scuola è peggiore di quello di strada e va combattuto con maggiore determinazione».
La condanna
All’arrivo del personale scolastico, lo striscione è stato strappato dalla cancellata ed è finito in un cestino all’ingresso della scuola, dove svetta una bandiera che ritrae i giudici Falcone e Borsellino. A rimanere impressa sul marmo all’entrata è la firma del gruppo di destra estremista. Spray nero per “disegnare” il simbolo del movimento, le iniziali (Bs) e una linea per cancellare la vecchia scritta Antifà (antifascisti). Un bltz che ha destato indignazione e concerto tra la popolazione scolastica. Che si mescolano a quelli per le dichiarazioni del ministro Valditara.
La preside
Prima lo stupore, poi la preoccupazione. Ma mai la paura di eventuali provvedimenti. Era al suo posto, dietro la scrivania, la dirigente scolastica del liceo da Vinci Annalisa Savino quando nelle chat iniziano a rimbalzare le dichiarazioni al vetriolo del ministro Valditara. La verifica delle fonti, qualche attimo di silenzio, la sorpresa e infine la bufera. Anche mediatica. Alleviata dalla valanga di mail e messaggi che la dirigente, al vertice del liceo da due anni, ha ricevuto nel corso della mattinata. Tutti di sostegno, tutti di incoraggiamento. A partire dalla visita del sindaco di Firenze Dario Nardella. La risposta della dirigente arriva in tarda mattinata, attraverso una nota letta dal suo staff: «Il messaggio (la lettera, ndr) era rivolto agli studenti della nostra scuola, a cui si deve dedicare attenzione ogni giorno, e a loro è arrivato, forte e chiaro. Voglio evitare di alimentare ancora la già grande sovraesposizione mediatica a proposito di questioni che, seppur attinenti alla scuola e al suo ruolo nella società, diventano facile oggetto di polemica e strumentalizzazione».
La solidarietà
«Siamo tutti con la preside e, se necessario, siamo disposti anche a sdraiarci in strada per difenderla. La violenza non è mai giusta e come educatori abbiamo il dovere di dire queste cose. La preside ha avuto il coraggio di dirlo a voce alta», sottolinea Patrizia Bonanni, docente di matematica e fisica. «Ci schieriamo con la preside – aggiungono in coro gli studenti –. Si possono avere visioni politiche diverse, ma sull’antifascismo non possono esserci divisioni e nemmeno dubbi».