Il Tirreno

Toscana

L'intervista

Pestaggi a Firenze, Nardella: «Il silenzio può diventare un pericoloso avallo»

di Sara Venchiarutti
Pestaggi a Firenze, Nardella: «Il silenzio può diventare un pericoloso avallo»

Il sindaco: «Se Meloni continua a tacere non è la premier di tutti gli italiani»

24 febbraio 2023
3 MINUTI DI LETTURA





FIRENZE. Al liceo Da Vinci di Firenze ieri c’è andato da solo, una mattina di fine febbraio, con il sole che ogni tanto fa capolino tra le nuvole. «Per portare la solidarietà della città alla dirigente, agli insegnanti e agli studenti», dice il sindaco di Firenze Dario Nardella. Anzi, «ho fatto quello che mi sarei aspettato dal ministro all’Istruzione (Giuseppe Valditara, ndr), che sarebbe dovuto venire a Firenze il giorno stesso del pestaggio davanti al liceo». Non una parola dal ministro su quello. Così come nessuna parola sullo «striscione minatorio» contro la lettera aperta scritta dalla dirigente sul fascismo. Invece «critica la preside che solleva il problema della violenza e dell’autoritarismo nel nostro Paese. Siamo al capovolgimento dei principi basilari», avverte Nardella. Con silenzi «pericolosi».

Nardella, come mai parla di silenzi pericolosi? Questi gruppi rischiano di sentirsi legittimati in queste azioni?

«C’è un rischio gravissimo: che il silenzio delle istituzioni nazionali possa essere frainteso o utilizzato come avallo. Per questo devono intervenire le più alte cariche dello Stato, perché questo silenzio, e gli ultimi atteggiamenti del ministro, rischiano di farci piombare in un clima inedito di violenza e intimidazioni».

È davvero così ridicolo l’accostamento con il fascismo?

«Se il ministro ritiene che sia ridicolo, allora ridicolizza la Costituzione su cui ha giurato quando è stato incaricato dal capo dello Stato».

E il silenzio su questi fatti delle alte cariche di Fratelli d’Italia?

«Penso che la destra non si debba nascondere dietro un dito. La premier, dopo essere stata eletta, aveva detto: voglio essere “il presidente” di tutti gli italiani. E noi non lo siamo? Gli studenti del liceo Michelangiolo non sono italiani? La dirigente? Dovremmo essere tutti uniti nel difendere la scuola e nel condannare ogni forma di violenza. Io credo che Meloni perda una grande occasioni per unire il Paese di fronte a un gesto di violenza e per dimostrare quello che dice solo a parole, e cioè che questo non è un governo estremista di destra, ma che vuole rappresentare tutti».

E lo fa nei fatti?

«Evidentemente no».

Come giudica la reazione del ministro Valditara?

«Trovo l’atteggiamento del ministro offensivo e intimidatori. È un gesto gravissimo verso il mondo della scuola. Ricordo le parole di Mattarella: “È sempre tempo di Resistenza”. Nella lettera della dirigente ritrovo gli stessi toni dei concetti che il Capo dello stato esprime quando parla della Costituzione e della Liberazione».

Niente propaganda?

«Non vedo nessuna offesa e nessuna parola fuori posto. È doveroso che un dirigente scriva una lettera. Quello che è incomprensibile è il comportamento del ministro. Dovrebbe essere il primo a difendere chi lavora nel mondo della scuola. Non ha detto niente sugli studenti aggrediti, e critica la dirigente scolastica che commenta quel fatto. Siamo di fronte a una violazione del principio costituzionale dell’autonomia scolastica».

Perché?

«Un dirigente scolastico ha il diritto e dovere di prendere posizione su vicende che riguardano il mondo della scuola nella sua città. Quelle del ministro sono dichiarazioni dai toni di censura, non c’è dubbio. Una cosa che non ho mai visto da quando faccio politica. Un fatto gravissimo. O le scuse del ministro, o le sue dimissioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Primo piano
Il bilancio

Alluvione in Toscana, la ricognizione definitiva: «Danni per 110 milioni di euro». Al momento ne sono arrivati 5