Il Tirreno

Toscana

I miei incontri con Livorno e con Mascagni

di Maurizio Costanzo
I miei incontri con Livorno e con Mascagni

Nella rubrica “Maremmando” il giornalista racconta come ha iniziato a scrivere per Il Tirreno

24 febbraio 2023
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(Dal Tirreno del 18 maggio 2008)

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Ero molto giovane, quasi agli inizi della mia carriera giornalistica, quando andai a Livorno per incontrare Lucio De Caro direttore de “Il Telegrafo” che mi aveva conosciuto qualche anno prima, esordiente al “Corriere Mercantile” di Genova. 

Poi il Telegrafo” è diventato “Il Tirreno” e ho cominciato a scrivere su questo giornale per Sandra Bonsanti e infine è nato Maremmando (nell'edizione di Grosseto) con la direzione di Bruno Manfellotto. Questa premessa per dire di un legame con la città dove negli anni ho avuto occasione di mangiare cacciucchi straordinari e dove probabilmente mi riaffaccerò di tanto in tanto per dare un senso a una serie di coincidenze (non ultima che ho vissuto i primi 22 anni della mia vita a via Livorno, a Roma).

In breve, ho fondato e sono presidente di una associazione, “Voglia di teatro”, che riunisce più di 30 gestori e proprietari di teatri privati in tutta Italia. Una cosa che amo dato che mi piace tutto quello che riguarda il teatro. A “Voglia di teatro” ho conosciuto Marco Bertini che è il presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Goldoni di Livorno. Il Goldoni è un teatro di tradizione ma vorrei dire di tradizione e di qualità. Avevo conosciuto da poco Bertini quando Alfonso Signorini, direttore di “Chi”, settimanale con il quale collaboro da anni, mi chiese di “raccontare” settimana dopo settimana alcune opere liriche. Scrissi del Falstaff, della Boheme e di tante altre opere. Tutto con grande fatica non essendo musicologo nè studioso di lirica.

Due mesi fa Bertini mi ha detto che gli eredi e gli studiosi di Pietro Mascagni avevano letto quanto da me scritto sul Maestro ed erano rimasti stupiti dall'analisi approfondita dell'uomo e del musicista. Da lì Bertini con grande sapienza, essendosi accorto di quanto mi fossi a mia volta stupito dei commenti, cominciò a parlarmi di opere, di Puccini, ovviamente di Mascagni ed io a discorrere di passione e di altre amenità.

Insomma “Maremmando Maremmando” mi sono coscientemente fatto avviluppare dalle atmosfere evocate da Bertini e dagli altri che lavorano nella Fondazione. Ho sentito forte il desiderio di qualche fuga a Livorno con un sottofondo delle arie più famose di Mascagni o di Puccini o di Leoncavallo. Non potevo non testimoniarlo a chi mi segue in questa rubrica su “Il Tirreno”. Il proseguire della vicenda sarà motivo di lavoro per i responsabili della comunicazione. Grazie, comunque, a Livorno per questa sua non invasiva ma costante presenza nella mia vita.

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