Il Tirreno

Toscana

Viaggio nel voto

Immigrazione, insicurezza e lavoro: l’ex fortino rosso della Toscana sceglie Fdi

di Valentina Tisi
Dall'alto in senso orario Paolo Mario Mazzanti, Fabrizio Scalise, Marco Panerai, Antonio Gallo e Riccardo Ranieri, Tommaso Bencini e Carolina Berti
Dall'alto in senso orario Paolo Mario Mazzanti, Fabrizio Scalise, Marco Panerai, Antonio Gallo e Riccardo Ranieri, Tommaso Bencini e Carolina Berti

A Campi Bisenzio il Pd candidava l’ex sindaco: sorpassato dalla Meloni. Parlano i cittadini

29 settembre 2022
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CAMPI BISENZIO. Questa volta il comune (ex) rosso di Campi Bisenzio ha voltato le spalle al Pd e il voto di domenica ha certificato il sorpasso di Fratelli d’Italia sui dem. Ora Fdi è il primo partito. Impensabile fino a una manciata di anni fa. Certo, il comune della Piana fiorentina non è il solo dove questo è accaduto, ma la particolarità sta tutta nel nome e nel peso del candidato all’uninominale per la Camera: Emiliano Fossi, Pd, ex sindaco di Campi, scelto per ben due volte. Al Senato la partita si è conclusa con 4.959 voti per il Pd (24,86%) e 5.223 (26,19%) per Fratelli d’Italia. Alla Camera il traino dell’ex sindaco non è bastato a capovolgere il risultato e anche qui il partito guidato da Giorgia Meloni è passato in vantaggio con 5.235 (26,37%) voti a 5.199 (26,19%). Un risultato che forse colpisce più gli addetti ai lavori (abituati a parlare di fortini rossi) dei cittadini, consapevoli di quanto quel mondo fatto di circoli e di lotte operaie sia ormai sempre più distante. Quasi il retaggio di una storia superata. In fin dei conti i campigiani dei segnali li avevano già lanciati in passato, dal ballottaggio alle elezioni comunali del 2018 alla valanga di voti dati alla Lega alle europee del 2019, col partito di Matteo Salvini che si era fermato appena sette voti sotto al Pd. E così alla fine, in bar e luoghi di aggregazione, il risultato di domenica non genera neanche una grande sorpresa.

«Secondo me non è tanto una questione di appartenenza politica - commenta Nicola Douglas - Tante persone probabilmente non sapevano neanche cosa votare fino all’ultimo, ma penso che in un momento di difficoltà si sia sentito soprattutto il bisogno di cambiamento».Proprio cambiamento è per molti la parola magica che dà un senso alla scelta di votare a destra rompendo con una appartenenza politico-culturale che ha fatto la storia della Toscana. Dai discorsi della gente si capisce che nelle urne hanno pesato il bisogno di dare una scossa per far sentire il proprio disagio, la necessità di un cambio di passo.

«C’è voglia di cambiare - dice Marco Panerai - non è una questione di fascismo, né un giudizio sull’operato del sindaco o sulla situazione del Comune. A questo si aggiunge un cambiamento che è anche generazionale e il fatto che Giorgia Meloni riesca a comunicare in un modo che arriva alla gente».

L ’idea di cambiamento da sola però non basta a spiegare il successo del centrodestra a Campi. Ci sono anche altri temi sul tappeto a indicare che qualcosa nella comunità è cambiato nel profondo. Per esempio, la questione immigrazione e la sicurezza.

«Io sono contenta di questo risultato - afferma Carolina Berti, seduta al tavolino di un bar di piazza Fra Ristoro, in pieno centro storico - Ho votato Forza Italia ma sono felice per Giorgia Meloni, penso che sia la persona giusta, la donna giusta, per dare una svolta. Gli italiani sono stanchi di vedere che gli altri hanno più diritti di loro. Basta con gli stranieri sempre in giro per strada a non fare niente, devono restare solo se lavorano e pagano le tasse come noi».

Poi c’è chi ha annullato la scheda elettorale, ma non nasconde di prediligere il programma della Meloni. «Questa volta ho annullato la scheda - racconta Tommaso Bencini - Non sapevo per chi votare, non mi riconosco nel centrodestra ma non mi piace neanche cosa ha fatto il centrosinistra. Però nel programma della Meloni ci sono cose che condivido, sia sull’immigrazione che sul reddito di cittadinanza, che deve essere rivisto perché così non va bene».

Il tema della sicurezza diventa poi uno dei nodi centrali, anche se non l’unico, a spiegare la disaffezione nei confronti del Pd e si accompagna a motivazioni più legate al territorio.«Molti hanno sentito la scelta di Fossi di andare a Roma come un tradimento - spiega Paolo Mario Mazzanti al circolo "Il Racchio" - Però ci sono anche altri problemi, a partire da quello della sicurezza, ci sono furti e la sera non puoi più uscire.

Chi governa dovrebbe pensare al popolo, non ai propri interessi, la politica dovrebbe guardare alle persone più deboli, ma il Pd ha abbandonato gli operai, basta vedere quello che hanno fatto col jobs act di Renzi». «Questa volta è andata bene, io ho votato Meloni - afferma Antonio Gallo - Campi sta diventando invivibile, soprattutto la sera, ci sono troppi stranieri».

Aggiunge Fabrizio Scalise: «Sono uno che ha sempre fatto i complimenti a Fossi quando c’era da farglieli e l’ho criticato quando pensavo sbagliasse. Ma ora credo che la gente abbia voluto cambiare. E poi nel Pd ci sono troppi conflitti interni».

Amaro il commento di Riccardo Ranieri: «Non voto più. Ho servito l’Italia in Somalia come soldato, ma dopo quello che ho visto ho smesso di votare. Qui mancano le regole». Spostandosi a Capalle, tra i frequentatori del Circolo Risorgimento la lettura del fenomeno cambia. «Penso che il voto alla Meloni sia un voto dato sull’onda dell’emotività - dice Paolo Innocenti - ma le elezioni politiche sono una cosa, le comunali sono un’altra».

«Probabilmente le persone di Campi si sono sentite un po’abbandonate - prosegue Ubaldo Mei - anche perché ci sono situazioni importanti rimaste in sospeso come quella dell’aeroporto».

Tutti spunti su cui i dem di Campi dovranno riflettere, perché il voto per le amministrative si avvicina.

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