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Il piano toscano anti-siccità: ecco dove la Regione vuole realizzare i bacini idrici

Alessandro Formichella
In Toscana è allarme siccità: la Regione ha un piano per contenere la crisi idrica
In Toscana è allarme siccità: la Regione ha un piano per contenere la crisi idrica

Pronti i progetti, previsti invasi con riserve di oltre 65 milioni di metri cubi

05 luglio 2022
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Ora è emergenza siccità anche in Toscana. Martedì 5 luglio l’Osservatorio regionale sull’uso delle risorse idriche ha alzato l’allerta da media ad alta su tutta la regione descrivendo come fosco lo scenario dei prossimi mesi: caldo torrido e mancanza di piogge (a parte una piccola pausa fino a metà luglio). È per questo che la Toscana si sta attrezzando: programma di costruire bacini grandi nei prossimi anni. Almeno 4 o 5. Recuperando piani abbandonati, accelerando progetti avviati. Dal 2023 intende spendere 80 milioni in tre bacini già individuati soprattutto fra Siena e Grosseto. Oltre a vari milioni (il costo non è stato ancora quantificato) per realizzare un’enorme rete di irrigazione nel Grossetano.

In attesa di queste opere - già individuate - è necessario intervenire con “rimedi” immediati. Si parla di riduzione idriche probabili per il caldo straordinario e l’assenza di piogge. L’area della Toscana centrale Firenze-Prato-Pistoia, oltre 1 milione di residenti, se la cava abbastanza bene; il bacino del Bilancino conta ancora oltre 60 milioni di metri cubi di acqua e diventa una sicurezza. La scelta fatta 30 anni fa, ora paga e mette al sicuro la piana metropolitana. I bacini di Levane e La Penna, nell’aretino, hanno ancora 9 milioni di metri cubi di acqua. Ma non a tutti va così bene.

L’allerta

Il segretario generale dell’Autorità di distretto dell'Appennino settentrionale non ha molti dubbi nel descrivere una situazione meteorologica che si sta facendo preoccupante e che potrebbe mettere in ginocchio le aree della Toscana sud e della costa. Zone che più di altre soffrono della mancanza di piogge, acqua e dove le falde idriche stanno scendendo. I problemi maggiori sono nel grossetano e nel livornese. Massimo Lucchesi, segretario dell'Autorità di distretto sottolinea: «La siccità dovuta a temperature oltre la media stagionale e a continue ondate di calore, può mettere in seria crisi l'area della costa e l'area della Toscana meridionale. Le previsioni stagionali non sono ottimali: si prevede un'estate torrida». Con l’innalzamento dell’allerta per la siccità, la Protezione civile regionale è messa in pre-allarme nel caso fossero necessarie installazioni di autobotti e cisterne di acqua potabile nei punti più critici della regione.

Gli invasi da realizzare

La Toscana non ha invasi di grandi dimensioni. In ordine si conta quello del Bilancino, nel Mugello, il sistema idrico di dighe del Serchio nella Lucchesia e l’invaso di Montedoglio in provincia di Arezzo. Fra Siena e Grosseto, l’invaso di San Pietro in Campo, con una capacità di 49 milioni di metri cubi di acqua, è bloccato da 10 anni con i lavori fermi. Mai messo in uso. Ora che i terreni sono tutti espropriati, potrebbe ripartire il cantiere e arrivare al 2023-2024 con la sua apertura a regime. Per far ripartire tutto, il ministero delle Infrastrutture ha previsto una spesa di 20 milioni. Ma mancano da realizzare gli invasi del Grecano e Lanzo, fra la Toscana e il Lazio, che conterrebbero più di 10 milioni di metri cubi e costerebbe 60 milioni di euro. L’opera dovrebbe essere finanziata dallo Stato: prevederebbe sia l’invaso che la rete di irrigazione.

Nel frattempo, è stata realizzata la mappatura di tutti i piccoli laghetti e invasi, sia pubblici sia privati presenti in Toscana, per progettare il modo di renderli attivi e utili contro la siccità e le emergenze idriche. Un lavoro che è solo all’inizio e che potrebbe rendersi concreto solo nei prossimi anni. «Avviare un percorso di collaborazione insieme alla Regione e all’Autorità di Bacino è un passaggio importante per dare risposta al nostro territorio che da qualche anno soffre a causa della siccità – commenta Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana (associazione nazionale dei Consorzi Bonifica) -. La costruzione di nuovi invasi, accanto a una gestione oculata di quelli esistenti, è al momento l’unica soluzione possibile per il problema: in autunno e in inverno, stagioni piovose, i bacini possono essere utilizzati per trattenere l’acqua togliendola dai fiumi e contribuendo a limitare il rischio di piene. Acqua che in estate può essere riversata nei fiumi in secca o utilizzata per l’irrigazione, dando così una risposta importante al nostro sistema agricolo in difficoltà».

I finanziamenti

Il piano invasi e piccoli bacini, già finanziato dallo Stato con soldi che arriveranno con il Pnrr, prevede la realizzazione del bacino Diversivo nel grossetano, che conterrà 4 milioni di milioni di acqua. Prevista anche la ripartenza del cantiere dell’invaso di San Pietro in Campo, provincia di Siena, che avrà 49 milioni di metri cubi (costo altri 20 milioni oltre a quelli già spesi prima del blocco dei lavori nel 2012). Altro lavoro complesso ma fondamentale, sarà quello per realizzare la rete d’irrigazione nel grossetano dal bacino del Monte d’Oglio. Previsto, ma non finanziato.

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