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Una lezione che arriva dalla Cina

Franco Grassini
L’ex leader della Cina Deng Xiaoping
L’ex leader della Cina Deng Xiaoping

31 agosto 2021
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Come noto la consistente crescita della Cina, che l’ha portata a essere una grande economia che cerca di contestare il primato degli Usa, ha avuto luogo con la decisione di strutturare l’economia come un capitalismo quasi senza regole. Tutto prese le mosse da quando Deng Xiaoping, leader assoluto, nel 2013 fece divulgare il mantra «Diventare ricchi porta alla gloria». Da quel momento molti sono diventati imprenditori. Tanto più perché lo stesso leader dichiarò che occorreva «lasciare al mercato il compito di allocare le risorse», ma al tempo stesso «rinforzare il ruolo guida delle imprese a partecipazione statale». È sorto in tal modo un sistema misto nel quale si è data particolare attenzione a una maggior efficienza con un sistema legale più semplice e, quindi, più rapido.

Inoltre la digitalizzazione del sistema fiscale ha semplificato molti obblighi dato che, quando si emette una fattura, una copia va al fisco. Il secondo campo di attenzione è stato quello finanziario nel quale da una parte si sono ridotte le operazioni bancarie più rischiose e dall’altra si sono facilitate le emissioni di obbligazioni e aumenti di capitale da parte delle imprese.

Resta, tuttavia, un’ampia zona di nero tanto che la stessa è, in valore assoluto, la seconda nel mondo. Il risultato di queste scelte politiche è stato un consistente aumento delle persone ricche e delle diseguaglianze. Secondo un’indagine di un ente specializzato cinese, Hurun Global Rich List, lo scorso anno 1.058 cinesi - misurati in dolalri - erano miliardari. Poco meno del doppio dei 696 negli Usa. Per contro circa 600 milioni di cittadini cinesi vivevano con un reddito intorno ai 1.000 Rmbi mensili, vale a dire 154 dollari. In sostanza una situazione non gradevole non solo per il dominante partito comunista che dovrebbe considerare situazioni del genere in contrasto con i propri principi, ma per tutti i cittadini che la vivono.

Il presidente Xi Jinping se ne è reso conto e ha creato una commissione, da lui stesso diretta, che ha come obiettivo di «regolare gli eccessivi redditi e incoraggiare le imprese e i gruppi con redditi elevati ai restituire di più alla società». In altri termini all’obiettivo di dare priorità all’ottenimento della ricchezza si è sostituito quello di diffonderla se non a tutti a molti, in misure molto inferiori. Ancora non sono state emesse precise misure al riguardo, ma oltre a decisioni, basate sulla guerra ai monopoli, che hanno pesantemente inciso su alcuni miliardari, molte grandi imprese stanno dedicando notevoli risorse a fondazioni dedicate a migliorare il livello educativo anche dei poveri o a finanziare ricerca avanzata. C’è qualcosa che possiamo apprendere da questa esperienza cinese? La prima è che la realtà deve essere anteposta alle ideologie. La seconda che solo governi stabili possono cambiare radicalmente l’economia e la società. È una lezione che i molti partiti italiani ancora non hanno appreso.



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