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I missionari digitali: «Portiamo il Vangelo sui social». Chi sono gli “influencer di Dio”
La prima “call to action” nella quale si rivolgeranno tutti insieme a «todos, todos, todos» dentro e fuori la Chiesa, per reclamare pace
ROMA. Call to action al mondo, gli influencer di Dio oggi, 29 luglio, alle 15,30 si rivolgeranno tutti insieme a “todos, todos, todos” “tutti, tutti, tutti”, dentro e fuori la Chiesa, per reclamare pace. Espellere la guerra dalla storia, come diceva papa Francesco, si può. Oggi il messaggio sarà lanciato, da tutti insieme, da Roma al mondo. In una forma a sorpresa.
I missionari digitali, così li chiamano, sono arrivati ieri a Roma per il Giubileo a loro dedicato, e fra le prime cose hanno aperto una gigantesca bacheca virtuale (un padlet, si chiama) , dove ognuno ha scritto la sua personale proposta per la call-action che oggi pomeriggio partirà dalle piattaforme social che ognuno di loro abita (per lo più Instagram e Tik Tok, più qualche sopravvissuto boomer su Facebook). Una di queste proposte, considerata la più creativa, penetrante, universale è stata scelta nella notte dagli organizzatori. Che sia un video, una card, una challenge dovrà essere il messaggio al mondo degli influencer di Dio. Pace ora.
Sono 1.100, vengono da tutto il mondo, laici e consacrati, qua e là spicca il saio bianco dei domenicani sul rosso delle poltroncine dell’auditorium di via della Conciliazione, o l’azzurro delle camicie scout. Prove di sinodo digitale, solo la mattina è dedicata alla comunicazione “frontale”, quella delle autorità di riferimento. Il segretario di Stato Pietro Parolin, l’arcivescovo Rino Fisichella, il prefetto e il segretario del dicastero per la comunicazione Paolo Ruffini e Lucio Ruiz, accolgono i partecipanti spiegando cosa la Chiesa si aspetti da loro. In sostanza essere gli avamposti in una trasformazione sociale dettata dalla super tecnologia, ogni giorno nuova e rinnovata e che ci fa persone diverse: più o meno libere, è la sfida. Davanti adun nuovo modo di vivere nel mondo – questo è l’ecosistema tecnologico – il cardinal Parolin pensa che non si possano applicare schemi ma seguire le vie della creatività per restare testimoni della verità e non cacciatori di consensi.
Poi l’auditorium cessa di essere una platea e diventa una rete, che è poi il modello di Chiesa sinodale ed aperta che desiderava Francesco. Del resto i partecipanti vivono una missione “fino ai confini del digitale”, che è un bel pezzo di nuovo mondo.
Sul grande schermo appaiono i nuovi, giovani, santi (Carlo Acutis, Chiara Corbella Petrillo, Pier Giorgio Frassati, Claire Crockett) in via di canonizzazione ufficiale e i postulatori spiegano agli influencer come questi ragazzi normali siano stati dei magneti in vita e dei diffusori di verità dopo la loro morte. Normalità e adesione gioiosa alla verità, si dice, è la chiave per vivere ai tempi della comunicazione e dei like. Poi si aprono i tavoli di discussione e gli influencer preparano il loro messaggio per papa Leone. Un messaggio prezioso per un pontefice che, molto probabilmente, dedicherà la sua prima enciclica alle Cose Nuovissime che, ha detto fin dalla prima ora del suo magistero, sono in cima alle sue preoccupazioni. Due i momenti chiave, oggi, oltre alla call action per la pace. La Messa con il cardinale Louis Tagle, proprefetto all’evangelizzazione, la consacrazione della missione digitale che avverrà all’ombra dei giardini vaticani, davanti alla cappella di Maria. Che Francesco definì “influencer di Dio”.