Tittia re di Siena
Undicesimo trionfo per Atzeni che fa felice la contrada dell’Oca
Da ieri sera le sue vittorie sono sufficienti per comporre una squadra di calcio, visto che in Piazza del Campo a Siena Giovanni Atzeni detto “Tittia” ha raggiunto quota undici trionfi: un Palio – quello vinto con l’Oca sul suo cavallo Diodoro - per certi versi senza sorprese, almeno dalla partenza in poi, che ha visto l’ennesima affermazione di quello che ormai è il “tiranno” di Piazza del Campo, il fantino sardo-tedesco che si è regalato un trionfo per festeggiare (in ritardo) i suoi quarant’anni. Di queste undici vittorie, ben quattro sono targate con i colori di Fontebranda. Ecco le dieci accoppiate che si sono date battaglia sul tufo di Piazza del Campo: Jonatan Bartoletti detto “Scompiglio” su Viso D’Angelo nel Bruco; Francesco Caria detto “Tremendo” su Arestetulesu nella Pantera; Enrico Bruschelli detto “Bellocchio” su Dorotea Dimmonia nell’Istrice; Antonio Mula detto “Shardana” su Ares Elce nella Lupa; Michel Putzu detto “Spago su Diosu de Campeda nel Drago; Giovanni Atzeni detto “Tittia” su Diodoro nell’Oca; Giosuè Carboni detto “Carburo” su Tale e Quale nella Chiocciola; Carlo Sanna detto “Brigante” su Zio Frac nella Tartuca; Giuseppe Zedde detto “Gingillo” su Comancio nel Valdimontone e Andrea Sanna detto “Virgola” su Zenis nella Selva. Le contrade sono uscite dal cortile del Palazzo del Podestà alle 19.35 circa, chiamate fra i canapi dal mossiere di Castiglion Fiorentino Renato Bircolotti con questo ordine: Lupa, Selva, Bruco, Chiocciola, Oca, Istrice, Pantera, Drago, Tartuca e Valdimontone (di rincorsa). Fra i canapi non succedono fatti eclatanti, se non qualche intemperanza classica di queste situazioni; Bircolotti manda tutti fuori un paio di volte, mentre la Selva fa una sorta di ostruzionismo nei confronti della Lupa. Quando il Valdimontone si decide a entrare solo il Drago non coglie i tempi di mossa e rimane “al palo”: Oca e Selva scattano subito davanti, con a seguire proprio il Valdimontone in grande rimonta.
Va detto che la prima posizione di Tittia non è mai stata in dubbio e l’Oca non ha nemmeno dovuto spingere più di tanto. Delle dieci contrade cinque sono arrivate al bandierino col fantino a cavallo mentre Lupa, Chiocciola, Selva, Tartuca e Istrice sono cadute; per fortuna i cavalli hanno continuato la corsa scossi e senza particolari conseguenze. Escono deluse dalla corsa le due rivali Chiocciola e Tartuca: entrambe avevano due cavalli già vittoriosi ma non hanno partecipato alla stesura della storia di questo Palio, se non scambiandosi una serie di nerbate; discorso simile anche per il Bruco e la Lupa, che comunque avevano delle possibilità di sognare. Ma si sa, l’essenza del Palio è l’esatto opposto dello spirito olimpico: conta solo vincere e chi arriva secondo è soltanto il primo degli ultimi. Per il fantino nato in Germania e poi cresciuto in Sardegna prima di sbarcare sul continente alla corte di Luigi Bruschelli si tratta di una rivincita assoluta dopo la carriera non positiva dell’agosto scorso, quando nell’Istrice fu purgato dalla rivale Lupa. Quando il giovane Atzeni giunse a Siena, era solito dire “Tittia”, modo sardo di indicare che faceva freddo in quelle mattine dove si doveva alzar presto per lavorare in scuderia. Da allora sono passati vent’anni è sicuramente ieri sera non ha fatto freddo nella contrada dell’Oca. Una curiosità, che ben si colloca nella cabala del Palio: il drappellone vinto dall’Oca è stato dipinto da Riccardo Manganelli, figlio di un ex governatore proprio del “Papero”. Un’altra curiosità: Tittia ha vinto due volte, nel senso che Diodoro – al debutto – è cavallo della sua scuderia. A Tittia mancano adesso tre vittorie per raggiungere le quattordici di Andrea Degortes detto "Aceto", il fantino più vincente ed iconico del secolo scorso. Se continua così è solo questione di tempo. Degli ultimi 10 palii corsi, Tittia ne ha vinti sette: un cannibale.