I 20 anni del Teatro del Silenzio, tutto nacque dalla fiducia: «Ho subito creduto in Bocelli e nella location straordinaria»
Il produttore Vittorio Quattrone, il primo a puntare sul Teatro del Silenzio racconta come è nata la collaborazione con il tenore e l’amicizia con Lajatico
Continua il nostro viaggio verso i concerti celebrativi dei 20 anni del Teatro del Silenzio. A raccontare le emozioni vissute sotto il cielo di Lajatico è Vittorio Quattrone, produttore di numerose edizioni con City Sound & event di Milano.
Una collina meravigliosa, un teatro unico nel suo genere. Eppure in pochi erano pronti a scommettere su un successo diventato planetario.
Vittorio, come nasce questo progetto?
«Tutto nasce una sera al Teatro Arcimboldi di Milano, dove organizzavo un evento per la Sugar Music e, più precisamente, la presentazione di un disco di Elisa. Alla fine di quell’evento, la signora Caterina Caselli mi chiese se volessi conoscere un suo artista ed eventualmente organizzare un concerto per lui. Questo succedeva nell’ottobre del 2006. Dopo circa due giorni andai a conoscere Andrea Bocelli a Forte dei Marmi e, da lì, presi subito un accordo: iniziai subito a lavorare al progetto».
Ci sono state difficoltà iniziali?
«Quando ho visto la location, ho capito subito che era impervia e non era per niente urbanizzata; per cui c’era da montare l’intero teatro. L’evento aveva già avuto la prima edizione con circa 3000 spettatori. Nel 2007, nella prima edizione organizzata da me (tra l’altro abbastanza complessa, perché in quell’anno abbiamo registrato il Dvd live di Andrea proprio dal Teatro del Silenzio) , ci furono tantissimi ospiti. Gli spettatori furono 5500 seduti, facendo un balzo in avanti».
Quando ha capito che l’evento sarebbe stato un grande successo?
«Che quell’evento potesse tramutarsi in un successo era abbastanza chiaro, soprattutto dopo il primo anno, perché mi resi subito conto che il pubblico era molto affezionato ad Andrea, soprattutto quello internazionale, e c’era molto interesse: il connubio natura, colline toscane, casa di Andrea, il piccolo paese e questa location straordinaria che, durante il tramonto, diventa qualcosa di mozzafiato, rende unico questo evento. Fu subito evidente che si poteva attirare un pubblico molto più numeroso e che, con qualche intervento, si sarebbe potuta ampliare la collina per aumentarne i posti. E poi così è successo, perché adesso la capienza è di 10. 300 spettatori».
Il suo rapporto con la famiglia Bocelli? Quest’anno poi Matteo Bocelli avrà una data tutta sua.
«Con Andrea Bocelli ci siamo piaciuti fin da subito e il percorso, che ormai dura da 20 anni, è un percorso che, con le normali difficoltà del lavoro, è proseguito sempre con grande armonia. Da qui, è un enorme piacere poter fare anche il primo concerto di Matteo. L’ho conosciuto quando era piccolissimo, 20 anni fa. Lui era poco più che un fanciullo e adesso, poter dedicare al Teatro del Silenzio una serata interamente a lui è un grandissimo onore. È una scommessa relativa, perché Matteo è già conosciuto a livello internazionale; stiamo lavorando a questo progetto con grande energia e io sono sicuro che sarà un altro grande successo per la famiglia Bocelli al Teatro del Silenzio nei prossimi anni».
Quale edizione ha preferito?
«Probabilmente sono state quelle del 2019, quando, per la prima volta – e dico una cosa abbastanza strana – siamo stati costretti a rimandare uno dei due concerti. Ricordo che il palco è scoperto, quindi, in caso di pioggia, dobbiamo necessariamente sospendere il concerto. Quella sera è stata un’esperienza nuova, molto difficile, dalla quale tutti – io, gli artisti che si sono dovuti fermare un giorno in più, e lo stesso Andrea Bocelli – ci siamo uniti in questa enorme difficoltà, soprattutto logistica. Abbiamo dovuto riorganizzare il concerto in una notte e ci siamo riusciti; questo, per noi, è stato un evento molto particolare. Poi, da un punto di vista artistico, devo dire che ogni anno i concerti mi sono piaciuti; sono sicuro che anche quest’anno faremo artisticamente uno spettacolo di grande livello. Ricordiamo che, il concerto di Lajatico, non è un classico concerto del tour di Andrea: quello che succede al Teatro del Silenzio, non viene riproposto in nessun’altra location del mondo. Produciamo l’evento già da settembre per il luglio dell’anno dopo e organizziamo tutte le attività che uno show prevede: scenografia, coreografia, progetti strutturali e quant’altro».
C’è un aneddoto particolare che le piace raccontare?
«Beh, sì: ce n’è uno… ce ne sono due, in realtà, molto simpatici. Il primo è quando è venuto Roberto Bolle a fare le prove il pomeriggio e mi chiese, dal palco, se tutte quelle poltrone libere durante le prove le avremmo coperte tutte, nel senso che era veramente molto stranito dal fatto che lì, in quella piccola collina, in quel piccolo paese, riuscissero ad arrivare oltre 10. 000 persone. Lo rassicurai, perché l’avevo visto un po’così, un po’sorpreso. La seconda, invece, è carina: prove dello spettacolo con Zucchero. Le prove andavano un po’lunghe e c’era l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino sul palco. Come sapete, le orchestre sindacalizzate hanno dei minuti contati per fare le prove. Quindi, a un certo punto, i minuti a nostra disposizione erano finiti: l’orchestra si alzò in piedi e uscì dal palco, lasciando Zucchero da solo. Lui la prese male, poi, al rientro dell’orchestra – visto che trovai un accordo con il sindacalista – riuscimmo a proseguire. “Prove,” disse all’orchestra, “la prossima volta, invece di fare il cantante, farò il musicista anche io”. L’altro aneddoto, se può interessare, riguarda delle cose belle che sono successe nel 2022. A metà del secondo tempo, iniziò a piovere. L’orchestra si alzò, il coro uscì tutto dal palco, persino Andrea, ma il pubblico non si mosse dai propri posti: nessuno voleva andare via. Allora Andrea prese una chitarra, uscì sotto la pioggia e si mise a cantare: fece quattro o cinque pezzi solo con la chitarra e disse al pubblico: “Vabbè, visto che non volete andare via, prendo l’acqua con voi”. Cantò quei cinque straordinari pezzi e quell’anno il concerto finì così, ed è stato stupendo».
Il suo legame con Lajatico?
«Il mio legame con Lajatico è ormai viscerale: sono un lajatichino anch’io, anche se sono mezzo calabrese e mezzo lombardo. Frequento Lajatico una ventina di volte l’anno, faccio praticamente il pendolare. Mi hanno accolto bene – anzi, a volte male, a volte bene, – ma sono sicuro che il paese è contento dell’evento che organizzo e della disponibilità che Andrea dà al suo paese. Lajatico per me è un posto speciale e particolare: ci sto molto bene, ho un sacco di amici».
Quanto lavoro c’è dietro ogni edizione?
«Ancora prima di finire l’evento in corso, lavoriamo già per quello successivo. Una volta stabilita la data, iniziamo a pensare al tema che il concerto dovrà sviluppare e, da lì, incomincio a scegliere tutte le varie figure professionali: registi, scenografi, creativi, autori e quant’altro. Il 30 settembre apriamo le prevendite per dare la possibilità al pubblico straniero di organizzarsi. È un lavoro enorme, anche perché il progetto viene sempre cambiato a livello strutturale: la collina ha sempre bisogno di qualche ritocco, c’è sempre qualche lavoro da fare. Per cui non è solo un lavoro artistico, ma è anche un lavoro fatto sulla location, sulle migliorie che possiamo apportare ogni anno».
Ci può dare un’anticipazione dei concerti di questa edizione?
«L’ospite d’onore sarà Plácido Domingo: tornerà sul palco ancora una volta insieme ad Andrea come cantante e sotto la veste inedita di direttore d’orchestra. Calcherà la scena anche una grande violinista che proporrà con Andrea brani inediti: un repertorio dinamico, come al solito, fatto di lirica ma anche di tanto pop. Grande orgoglio è per noi quest’anno ospitare la giovane stella Clara per avvicinare il pubblico più “timido” e invitarlo ad approcciarsi a un genere così vario come quello della musica classica»l