Il Tirreno

Scuola

Pisa, Sant’Anna: Nicola Vitiello nuovo rettore. Batte Menciassi, l’ex vice di Nuti

di Francesco Loi

	Nicola Vitiello
Nicola Vitiello

Figlio di un operaio e una bidella, «vengo dal Sud e inseguivo un sogno»

3 MINUTI DI LETTURA





PISA.  «La decisione di dare la mia disponibilità a guidare la Scuola nei prossimi sei anni nasce da un profondo sentimento di riconoscenza verso questa istituzione e la sua comunità. A vent’anni esatti dal mio arrivo come allievo ordinario di secondo livello, nel settembre del 2004, sento il desiderio di restituire ciò che ho ricevuto». Parole di Nicola Vitiello, nuovo rettore della Scuola Sant’Anna di Pisa per il 2025-2031. È il successore di Sabina Nuti, il cui mandato scadrà il 7 maggio.

Classe 1983, originario di Castellammare di Stabia (Napoli), docente presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola, ha superato la fisica e bioingegnere Arianna Menciassi, pontederese, al primo scrutinio (voto ponderato) con 563,42 preferenze (la soglia era a 528). Menciassi, già prorettrice vicaria (dunque vice di Nuti, carica da cui si era dimessa a dicembre al momento della candidatura), è arrivata a 367,09 preferenze.

L’ha spuntata il candidato più giovane, ordinario dal 2022. «Ha fatto una campagna elettorale decisamente dinamica», si dice nei corridoi della scuola di eccellenza, “gemella” della Normale e dedicata allo studio delle scienze applicate, dalle cui aule sono passati nomi come Giuliano Amato, Antonio e Sabino Cassese, Enrico Letta, Franco Mosca, Maria Chiara Carrozza. Appena eletto, Vitiello ringrazia la sfidante e la rettrice uscente. Occhi lucidi, commozione evidente. «Cosa farò da qui all’8 maggio? Studierò, come sempre. Devo farmi trovare pronto».

Così si presenta Vitiello, sposato, con un figlio: «Sono nato a Castellammare di Stabia, ma ho vissuto a Torre Annunziata, città di mare ai piedi del Vesuvio. Nella mia famiglia sono stato il primo a intraprendere un percorso universitario. Quando a 18 anni ho lasciato la mia terra per trasferirmi a Pisa, mio padre lavorava come operaio e mia madre come bidella. Come tanti ragazzi del Sud ho lasciato la mia famiglia per inseguire un sogno». Il suo, in particolare, è quello di scienziato e innovatore. «Sin dai primi anni – così si descrive – il mio obiettivo è stato inventare, costruire e testare esoscheletri e protesi bioniche per migliorare la qualità della vita delle persone, siano esse disabili o lavoratori impegnati in compiti gravosi».

La sua scalata nella Scuola è stata quella classica: prima studente (allievo ordinario e allievo perfezionando), poi professionista (accademico/ricercatore), post-doc nel 2010 fino a professore ordinario tre anni fa. Riferendosi al periodo della formazione e dei primi passi come Post-Doc sottolinea «la fortuna di aver incontrato maestri straordinari come il professor Paolo Dario e la professoressa Maria Chiara Carrozza».

Ma ora deve guardare soprattutto avanti, alla Sant’Anna che deve guidare «in un contesto globale della formazione e della ricerca sempre più competitivo, con nuove università emergenti, soprattutto nei Paesi in rapido sviluppo». La “sua” Scuola dovrà quindi «consolidare e armonizzare la crescita raggiunta» e «rilanciare la propria mission», ovvero «rafforzare l’attrattività e la visibilità internazionale» elevandosi a «punto di riferimento per l’eccellenza nella ricerca, nella formazione e nella valorizzazione dei loro risultati».


 

Primo piano
La manifestazione

La protesta dei trattori arriva in Fi-Pi-Li: il percorso previsto