Il Tirreno

Il personaggio

Cristina D'Avena al Tirreno: «Vi spiego perché le mie canzoni sono eterne. Sogni? Ne ho uno nel cassetto...»

di Simone Pierotti
Cristina D'Avena
Cristina D'Avena

Giovedì 23 maggio il concerto al Teatro Eden di Viareggio

21 maggio 2024
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La sua voce è calda, dolce, familiare. Esattamente come trenta o quarant’anni fa, quando era un’adolescente e faceva sognare i bambini di tutta Italia cantando “Pollon”, “Che campioni Holly e Benji” o “I puffi”. Cristina D’Avena, la regina incontrastata delle sigle dei cartoni animati, arriva a Viareggio: il suo concerto dal vivo con i Gem Boy, in programma alle 21 di giovedì 23 maggio al Teatro Eden, è nel cartellone della venticinquesima edizione della Milanesiana, festival ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi. «È già il terzo anno che partecipo, con Elisabetta c’è un feeling particolare, forse perché siamo dello stesso segno zodiacale», dice ridendo. E sulla città che la ospita aggiunge: «Non c’è mai stato modo di venire al Carnevale perché ero già impegnata o era troppo tardi: spero si presenti l’occasione di partecipare a questo meraviglioso evento».

Cosa dobbiamo aspettarci dal suo concerto?

«È uno spettacolo che porto in giro per l’Italia da un po’ di anni con grande successo, il pubblico si diverte e approva. È quasi uno show: ci sono pure dei dialoghi, un piccolo cabaret, oltre a canzoni e alle sigle storiche rivisitate in chiave rock. Sono due ore di spensieratezza e leggerezza davvero imperdibili».

Qual è la canzone senza la quale non puoi finire un concerto?

«Senza dubbio “Occhi di gatto”: più di una volta abbiamo concluso senza averla cantata, chiudevamo già gli strumenti. Naturalmente era tutto studiato, ma il pubblico si stava arrabbiando sul serio: “Occhi di gatto, occhi di gatto” gridavano. No, quella non può mancare in scaletta».

Il tuo pubblico abbraccia davvero generazioni diverse, è come se fosse cresciuto con te: che effetto ti fa?

«Sì, è vero. Ai concerti vengono genitori, ragazzi e anche bambini perché adesso mi ascoltano con “Doraemon”, “Siamo fatti così” e altre sigle. Mi conoscono, mi chiamano per nome: per me è una grande soddisfazione, vuol dire che la mia musica non tramonta e, anzi, si rinnova».

Un paradosso, in senso positivo, proprio oggi che esistono canali tematici con decine di cartoni diversi.

«I tempi sono cambiati, sì, ed è certamente una sfida più difficile. Però alla fine i bimbi sono sempre bimbi e anzi, sono furbi perché sanno su quale canale trovare un certo cartone e a che ora va in onda. Magari si affezionano meno rispetto a una volta, però ci sono le eccezioni come “Captain Tsubasa” il remake di “Holly e Benji”».

Nell’immaginario collettivo sei la cantante delle sigle dei cartoni animati: a volte ti ha penalizzato?

«Mi ha reso iconica, però per alcuni versi essere associata solo alle sigle dei cartoni animati mi è dispiaciuto, più che penalizzato: io ero anche altro, ho recitato in “Love me Licia” e “Arriva Cristina”, ho condotto programmi. Con il disco “Duets”, in cui ho cantato le sigle con quaranta artisti della musica italiana, tanti si sono dovuti ricredere e adesso mi guardano con occhi diversi».

Cristina D’Avena ha ancora un sogno nel cassetto?

«Mi piacerebbe interpretare un musical, portare sul palco una favola, una storia. Conosco già il mondo del teatro, ho cantato con la Sinfonica di Sanremo e fatto spettacoli. Ma un tour con un musical mi piacerebbe proprio».

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