De Filippi, quei selfie chiesti alla vedova: ai confini della stupidità
Nessun rispetto per il dolore nemmeno alla camera ardente di Costanzo
Cosa scatta, o non scatta, nella testa della gente? Cosa ti porta ad avvicinare una vedova, anche se celeberrima, e chiederle un selfie a pochi metri dal feretro del marito appena scomparso? Dove finisce l’invadenza pura e semplice e dove inizia la stupidità? Si, perché chiedere una foto a Maria De Filippi nel momento più doloroso rappresenta il climax della stupidità, significa che la cultura dell’immagine, dell’apparire anche per un attimo accanto a un vip con occhiale nero e ciglio inumidito dal dolore rischia davvero di non avere limiti.
Ci sono momenti in cui siamo tutti uguali: davanti alla morte di un nostro caro, ad esempio, quando la sofferenza è così intima e straziante che anche ogni abbraccio, sia pure sentito e sincero, può portare conforto ma anche un mai confessato fastidio. Ci fa piacere la presenza di parenti, amici, colleghi e conoscenti, ci consola il fatto che il nostro estinto avesse un ruolo del mondo e da esso fosse riconosciuto, ma allo stesso tempo pretendiamo senza dirlo di stare a distanza da tutti per vivere il lutto a modo nostro.
Quando l’estinto si chiama Maurizio Costanzo è chiaro che le proporzioni si dilatano e che un momento così particolare si trasformi anche in una passerella. Ma quelli, non pochi sembra, che hanno avvicinato l’affrantissima Maria per avere un’immagine di lei così sola, piegata, triste, una volta tornati a casa avranno rimirato orgogliosi questa immagine? L’avranno condivisa e inoltrata agli amici, senza avvertire il minimo sentore di vergogna? Maria, docile, si è consegnata perché anche questo è il suo lavoro. Ma a tristezza si è aggiunta, purtroppo, tristezza.