Il Tirreno

La storia

Garfagnana, la piccola libreria sulla collina diventa un film per sognatori

di Cristina Bulgheri
Garfagnana, la piccola libreria sulla collina diventa un film per sognatori

Lucignana, l’idea della poetessa Donati nel borgo d’infanzia sbarca in tv. Che cos’è quel piccolo cottage pieno di volumi e di amore per la cultura

28 gennaio 2023
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Un’idea coltivata fin da piccola, una scommessa giocata contro ogni logica, un trionfo inaspettato. Si direbbe… una storia da film – e tale infatti sarà – quella de “La libreria sopra la Penna”: sognata, fortemente voluta e, alla fine, realizzata dalla poetessa Alba Donati nel suo borgo natìo: Lucignana, nel cuore della Garfagnana. Un’impresa messa a punto sfidando la più concreta razionalità, le realistiche previsioni imprenditoriali, i freddi calcoli economici che, si sa, poco si addicono ai poeti, abituati a seguire più le vie del cuore che quelle del profitto. E proprio quel cuore, gettato oltre l’ostacolo, ha dato il via il 7 dicembre 2019 ad un’avventura sorprendente, andata ben oltre le aspettative più ottimistiche.

“La libreria sulla collina” di Lucignana (nel comune di Coreglia Antelminelli) è diventata infatti, in poco tempo, luogo di attrazione per lettori forti provenienti da tutta Italia (ma anche dall’estero) mossi dalla passione per le storie e talvolta anche solo dalla curiosità. Un’avventura che non si è più fermata: è diventata infatti un libro, edito da Einaudi proprio con il titolo “La libreria sulla collina”, tradotto in più lingue, già uscito già in Francia, Inghilterra, Australia e da ieri anche in Spagna, ma a maggio in Germania e a giugno negli Usa e in Canada. Una storia ora incamminata ad approdare sul grande schermo, grazie al contratto firmato con Fandango.

«Per adesso c’è un contratto firmato con la casa di produzione – chiarisce Alba Donati – che si è data un anno di tempo per capire se e come realizzarlo, cercando di capire anche in quale veste: se un lungometraggio o una serie tv». Una notizia, quella del film, che ha già fatto il giro e che ha suscitato un bell’entusiasmo tra i “seguaci” della libreria, come dimostrano le centinaia di lettere e di mail che la poetessa riceve quotidianamente dall’Italia e dall’estero fin da quando questa «bella fiaba del nostro tempo» – così come è stata definita – ha preso gambe ed ha iniziato il suo cammino. Lei, l’artefice di una sfida, che nasceva da un sogno intimo cullato nell’infanzia; lei, che aveva lasciato Firenze e la confusione della grande città, preferendole il silenzio e la pace del “buen ritiro” garfagnino, certo non si aspettava le “luci della ribalta”, i pellegrinaggi, i tam tam mediatici, gli articoli di giornale che nei mesi si sono moltiplicati e hanno diffuso la notorietà della “Libreria sopra la Penna” un po’ ovunque. E tanto meno si aspettava le cineprese.

«No, davvero non mi immaginavo davvero tutto questo – confessa Alba Donati – anche perché non sono assolutamente brava ad immaginare. Faccio le azioni semplicemente perché ci credo». E lei, in quest’idea folle e un po’ balorda, nata una notte di fine marzo del 2019 e sbocciata nel dicembre dello stesso anno, quando il mondo ancora non aveva fatto i conti con il Coronavirus, ci ha creduto tanto. Fin da quando, piccolissima, si rintanava in soffitta a sfogliare le pagine dell’enciclopedia “Conoscere” per soddisfare la sete di sapere che fin da allora l’attanagliava.

«L’idea della libreria giaceva di certo acquattata tra le pieghe di quella zona cupa e gioiosa chiamata infanzia». Lo scrive lei stessa nel suo libro-diario, con cui ripercorre la sua straordinaria avventura forse anche in cerca di una spiegazione a tanto clamore: «È difficile spiegare. Forse ho interpretato i sogni sopiti di tante persone? Nelle lettere che ricevo, vengo proprio ringraziata per aver risvegliato quei sogni, che nella vita poi si perdono o si dimenticano, per aver dato voce – afferma Alba Donati – a quella parte di noi stessi che troppe volte mettiamo sotto silenzio». E adesso, sull’onda dei social, del passaparola amplificato dalla rete, che con la forza di un uragano ha scatenato un maremoto di visibilità e di sovraesposizione, parlare di quiete e silenzio è un po’ complesso, ma Alba Donati riesce a mantenere il suo aplomb simil-british, a non tradire quel suo stile da vestale della cultura e la sua predilezione per le parole pacate, sommesse, ponderate. Scelte con la stessa cura certosina con cui seleziona i libri che trovano posto sugli scaffali del cottage di legno, costruito appositamente al limitare del giardino che costeggia via della Penna per ospitare quel “progetto pazzo” realizzato in un paese di 180 anime, sulla collina un po’ sperduta dove si consuma la “resistenza” dei libri.
 

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