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Cast toscano per “Margini” e primi ciak in Maremma

Gabriele Rizza
Cast toscano per “Margini” e primi ciak in Maremma

17 aprile 2021
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GROSSETO. In attesa che il comparto dell’audiovisivo riprenda fiato e che finalmente andare al cinema, nel senso “antico” del termine, non diventi un modo di dire da passato remoto, timidi segnali di ripresa animano il territorio della nostra regione. Partono infatti in questi giorni, fra Grosseto e dintorni, i primi ciak di “Margini”, opera prima firmata da Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti, «una commedia punk ambientata nella bella e tranquilla provincia toscana», producono Dispàrte e Manetti bros. con Rai Cinema, più il sostegno di Toscana Film Commission e il patrocinio del Comune di Grosseto.

Protagonisti sono lo stesso Francesco Turbanti (“I primi della lista” di Roan Johnson, “Una questione privata” dei Taviani, “Acciaio” di Stefano Mordini, “L’Universale” di Federico Micali), Emanuele Linfatti ( “Il silenzio grande” di Alessandro Gassmann, “La belva” di Ludovico Di Martino) e il livornese Matteo Creatini, già al centro di “Short Skin” di Duccio Chiarini. Ma cos’è una commedia punk? «È la storia di un gruppo di amici – raccontano Falsetti e Turbanti – che si fissa su un obiettivo apparentemente facile: quello di organizzare un concerto con una band americana in una piccola città. Quello che i tre, Michele, Edoardo, Iacopo, ancora non sanno, è che il rumore e la rabbia del punk faticano a coesistere con il silenzio della loro polverosa Grosseto. I paradossi della vita di provincia renderanno l’impresa più ardua del previsto, rischiando perfino di mettere a rischio la loro amicizia».

Quanto c’è di autobiografico? «Il film nasce dalle esperienze che noi stessi, grossetani e musicisti in un gruppo punk, abbiamo vissuto, e dalla consapevolezza che la provincia, prima o poi, diventa troppo stretta per contenere i sogni dei più giovani. E che, se non si scappa via in tempo, si rischia di diventare parte delle stesse dinamiche in cui si faticava così tanto a riconoscersi». Si tratta del debutto nel lungometraggio. «Ci lavoriamo da sei anni che sono stati al contempo bellissimi e faticosissimi. Non abbiamo mollato mai. Ci ha spinto quella che noi chiamiamo “fotta”, una grinta, un’energia particolare: un po’ perché crediamo fermamente in questa storia, un po’ perché in questo film, come detto, c’è tanta parte della nostra vita. Questa voglia di fare, di andare avanti senza perdersi d’animo, di non rimanere seduti a guardare, è la stessa che anima i nostri personaggi. Perché alla fine il film parla di questo, di provarci e riprovarci fino in fondo anche, e forse soprattutto, in territori come il nostro, dove sembra che non succeda mai nulla». —

Gabriele Rizza

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