La lezione di Jasmine Paolini: «Giocate sempre con gioia e divertimento» – Video
Pegaso d’Oro e grande festa nella sua Bagni di Lucca: «Sono fortunata perché la mia passione si è trasformata in un lavoro»
BAGNI DI LUCCA. La piazza di Bagni di Lucca è tutta per lei. L’attesa è scandita da ricordi e racconti. I palloncini a lato della strada tracciano il percorso, poi ecco quelle palette con una foto che si elegge a simbolo: il sorriso di Jasmine Paolini. Ventinove anni, oro olimpico (nel doppio con Sara Errani a Parigi 2024), vincitrice della Billie Jean King cup 2024 (l’equivalente al femminile della Coppa Davis), ma non solo. Un’eccellenza toscana celebrata nella sua Bagni di Lucca («sono al 100% di Bagni di Lucca», ripete sorridendo giocando un po’ sul tema del campanilismo con Castelnuovo, dove è solo nata): da qui, quando non aveva ancora compiuto sei anni, ha iniziato con quella passione per il tennis che l’ha portata, con talento, grinta e «divertimento» (ribadisce) ai campi nazionali e internazionali, a quel quarto posto del ranking. Tra le big di questo sport.
L’omaggio e l’evento
Un Celebration Day con tappa al circolo dei Forestieri di Bagni di Lucca per la tennista e per il suo oro olimpico. Un evento studiato nei minimi particolari dagli organizzatori: il Comune e la Regione Toscana, con il contributo di Eurovast e BigMat e la regia dell’agenzia di comunicazione Anteprima. Un ritorno a casa per Paolini che in mattinata è stata alla scuola elementare che frequentava da bambina all’interno del progetto educativo Pan di Stelle (love brand del Gruppo Barilla) “Sogna e credici fino alle stelle”.
Poi piazza Jean Varraud che diventa location della festa della cittadina con la consegna alla campionessa, da parte del presidente della Regione Eugenio Giani, del Pegaso d’Oro, il massimo riconoscimento dell’ente. Omaggi e riconoscimenti che si alternano – durante l’incontro moderato dalla giornalista Rai Sara Meini – come quello del Comune, con il sindaco Paolo Michelini e l’assessora Priscilla Valentino e che si concludono ancora in piazza con l’opera dedicata alla tennista classe 1996 finalista al Roland Garros e a Wimbledon nei mesi scorsi.
Il sogno
E allora Paolini riparte proprio dai concetti snocciolati a scuola: «Bisogna credere nei propri sogni, inseguirli con passione: perché, se piace quello che stiamo facendo, lo facciamo con maggior passione e così tutto diventa più semplice. E mi ritengo fortunata a esser cresciuta in un ambiente come questo. Ho iniziato a giocare a tennis a cinque anni e mezzo grazie a mio padre e a mio zio: piano piano mi sono sempre più appassionata e tutti hanno avuto un ruolo fondamentale. Non vedevo l’ora di uscire da scuola per poter andare a giocare a tennis: è altrettanto fondamentale trovare un ambiente familiare, da dove non volevo più venir via e nel quale mi sentivo al sicuro. Sono stata fortunata anche a incontrare le persone giuste», riflette la tennista.
E la campionessa toscana che ha fatto del talento, del sorriso e della grinta le sue “skills” lo ribadisce: «Bisogna aver fortuna nel trovare l’ambiente giusto: e io qui l’ho trovato». La famiglia, la scuola, la cittadina e quel Circolo Mirafiume dove ha iniziato a giocare, a pochi passi dalla piazza che oggi la celebra tra autografi (a cui non si tira indietro), selfie, cori e applausi.
L’oro (e non solo)
«Non ci si rende mai conto per bene di cosa si è fatto in quel preciso momento, come quando vinci una medaglia d’oro. Ripetevo a me stessa: “Cerca di ricordarti dove sei adesso, perché porterai sempre con te questo momento”. Ma forse sei troppo presa del presente: non ti rendi conto del percorso che hai fatto ed è per questo che mi sono emozionata. Di fronte al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che nei giorni scorsi al Quirinale ha incontrato le nazionali di tennis, ndr) ero tesissima, chi mi conosce lo ha capito: un’esperienza che rimarrà sempre con me, mica capita tutti i giorni eh…».
Il percorso, appunto: quello che faceva da bambina e che nella giornata del 4 febbraio ha rifatto. Di nuovo, idealmente, simbolicamente e non solo. Le vie, la piazza, la scuola, le persone: «Un’emozione incredibile: la scuola, il tennis club Mirafiume, quando non vedevo l’ora di andare a giocare. Sono felicissima dell’affetto ricevuto, soprattutto quello dei bambini. Un’emozione molto grande, spero di tornare presto e – aggiunge – mi piacerebbe dare qualcosa indietro».
Il futuro
Nel mirino i prossimi obiettivi, chiarissimi: «Il mio sogno è poter continuare quello che faccio, con passione, gioia e divertimento. E mi auguro di poterlo fare sempre con questi aspetti: ovviamente ci sono gli obiettivi tecnici, come migliorare ogni giorno. Ma bisogna farlo sempre con divertimento: quella che era la mia grande passione si è trasformata in un lavoro, sono molto fortunata, non dobbiamo dimenticarlo, perché non è un aspetto così scontato», spiega la medaglia d’oro olimpica.
Quella medaglia che «rappresenta il percorso che ho fatto e non mi sarei mai aspettata di poterla portare al collo». E poi, prima di concludere, come un fil rouge che si riavvolge, ecco la famiglia, presente in sala e all’evento: «La ringrazio pubblicamente: sono sempre con me in campo, se sono qui e se gioco serena è grazie a loro».