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Andy Diaz, dalle notti sul marciapiede per il passaporto alla medaglia a Parigi: il triplo salto da Cuba a Livorno

di Alessandro Bernini
Andy Diaz venerdì a Parigi subito dopo il salto che gli è valso il bronzo
Andy Diaz venerdì a Parigi subito dopo il salto che gli è valso il bronzo

Da clandestino a bronzo olimpico senza mai rinnegare la sua patria d’origine: decisivo l’aiuto del tecnico Donato

11 agosto 2024
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LIVORNO. I salti erano nel destino della sua vita. Un tentativo perenne di allontanarsi il più possibile da una linea bianca troppo sottile, cercando aria per volare. È stata dura. Durissima. Ma alla fine Andy Diaz ha conquistato tutto ciò che voleva: il mondo.

L’Avana e il cugino

Nasce a L’Avana, Andy. Nel 1995. I salti sono la sua passione, anche perché il cugino è uno dei più forti triplisti di Cuba: lui prova quello in lungo, prova quello in alto, è bravino ma gli manca qualcosa. Il cugino lo osserva da fuori, poi un giorno lo mette sulla pista dei 100 metri. «Ora corri, corri più veloce che puoi». «Ma io voglio saltare...». «Per saltare serve la velocità, ne serve tanta e tu non ce l’hai. Forza, corri più veloce che puoi».

La fuga da Cuba

Negli anni intorno al 2010, quando Andy è un ragazzino, Cuba respira, i rapporti con gli Usa sono più distesi grazie a Obama e l’alleggerimento dell’embargo favorisce anche gli atleti. Ma è un’illusione. Trump stringe di nuovo il nodo alla gola di Cuba, la fuga per molti diventa una necessità. Andy non parlerà mai male di Cuba, anzi, ma nell’agosto del 2021 decide che è il momento di compiere il salto più rischioso della sua vita.

Parte da Cuba insieme ai compagni di nazionale, si vola verso Tokyo ma c’è uno scalo a Madrid. Andy si allontana un po’ dall’area di transito. Poi ancora un altro po’. Sempre di più. Fino a quando lui non vede più i suoi compagni e loro non vedono più lui. Abbandona tutto, anche i bagagli. In tasca qualche soldo che gli serve per un volo verso l’Italia. Cuba-Spagna-Italia: il salto triplo è completato.

La paura

«Quando ti ritrovi in un Paese straniero, senza soldi, senza bagaglio, senza conoscere nessuno hai soprattutto tanta paura», confiderà poi Diaz.

Spunta un’idea. In Italia c’è Fabrizio Donato, bronzo ai Giochi di Londra, tecnico che Andy aveva incrociato durante qualche gara. Lo cerca su Instagram, gli scrive. È una richiesta di aiuto quasi disperata.

Donato ascolta e non si gira dall’altra parte. Anzi. Lo accoglie a casa, quasi fosse un altro figlio, ma pone a Andy una condizione. «Devi metterti in regola col soggiorno e chiedere asilo politico. Non voglio situazioni fuori dalla legge».

Diaz dorme due notti davanti alla questura per fare i documenti, come fanno anche tanti altri che però non avranno mai un buon motivo per veder raccontata la loro storia.

Le vittorie da italiano

Il resto è storia recente. Il 23 febbraio 2023 Andy ottiene la cittadinanza italiana grazie a una delibera del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Piantedosi. La procedura era stata avviata dal presidente del Coni grazie agli ottimi risultati. In Italia viene tesserato dalla società Libertas Unicusano Livorno (non Atletica Livorno come riportato erroneamente ieri), colori amaranto, il cui presidente (Gianni Giannone, delegato provinciale del Coni) diventa subito un altro dei punti di riferimento di Andy. Nel frattempo, Diaz porta la mamma in Italia, vince due volte la Diamond Legue, nel 2022 e nel 2023, e nel 2024 è il leader della disciplina con la misura di 17,61. Ma non può ancora rappresentare l’Italia. Può farlo solo dal 1° agosto 2024 visto che, secondo il regolamento World Athletics, devono passare 3 anni dalla gara fatta sotto un’altra bandiera, cioè Tokyo 2021 dove non gareggiò ma fu iscritto.

Pensate: se la gara di salto triplo fosse iniziata otto giorni prima, Diaz non avrebbe potuto partecipare. Aveva ragione il cugino. È tutta una questione di velocità.


 

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