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Parigi 2024: l’intervista

Simone Buti e l’impresa dell’Italvolley col Giappone: «I due motivi per cui ora possiamo arrivare fino in fondo»

di Tommaso Silvi

	A destra Simone Buti con la maglia della Nazionale
A destra Simone Buti con la maglia della Nazionale

Argento con la maglia azzurra a Rio nel 2016, l’ex centrale analizza la Nazionale: «Il nostro muro è tra i più forti del mondo»

05 agosto 2024
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«Quando il Giappone si è portato sul 24-21 nel terzo set mi sono alzato dal divano e sono praticamente entrato con la testa dentro al televisore. Sapevo che i ragazzi avrebbero potuto tirare fuori qualcosa di magico, le partite alle Olimpiadi non sono mai finite. Può succedere di tutto. Abbiamo fatto una grande impresa. E ora possiamo arrivare in fondo». Fucecchio. È il pomeriggio di lunedì 5 agosto e nella cittadina in provincia di Firenze Simone Buti sta guardando alla tv il quarto di finale olimpico di volley tra l’Italia e il Giappone. Gli azzurri sono praticamente fuori dal torneo. Sarebbe un’eliminazione clamorosa contro la rivelazione nipponica, che ha tra le mani tre palle match per chiudere il discorso e approdare in semifinale. Poi inizia la rimonta. «Ishikawa ha sbagliato l’attacco decisivo. Giannelli ha tirato due castagne clamorose in battuta. Abbiamo ripreso il set – racconta Buti – e poi siamo andati a vincere 3-2 una partita clamorosa». Simone Buti l’aria olimpica la conosce bene. Nel 2016 ha vinto l’argento a Rio con l’Italvolley, con cui ha portato a casa anche un argento e un bronzo agli Europei, un bronzo in World League, un secondo posto al Mondiale e un altro argento nella Grand Champions Cup. 

Ci tolga subito una curiosità. L’ha ripresa l’Italia o l’ha persa il Giappone?

«Diciamo che è stato un mix delle due componenti. Il Giappone era a un solo punto dal passaggio del turno, Ishikawa ha sbagliato il pallone decisivo. Ma noi siamo stati eccezionali, una rimonta davvero da squadra con grandi attributi. E non siamo stati bravi soltanto a recuperarla, ma anche a portarla in fondo. Perché nel quarto set e nel tie break il Giappone ci ha fatto sudare parecchio».

Si aspettava un Giappone così forte? 

«Il Giappone storicamente è una formazione con grandissima tecnica, ma con un problema: l’attacco. Hanno una difesa da sempre quasi impeccabile. Quando giochi col Giappone è durissima far cadere la palla nel loro campo. Però non hanno mai avuto grandi attaccanti in grado di finalizzare. Da qualche anno, invece, hanno trovato due giocatori come Ishikawa e Takahashi, grandi schiacciatori. Non a caso giocano nel campionato italiano. In queste Olimpiadi hanno fatto un grande percorso, e nei primi due set contro l’Italia hanno giocato una pallavolo stellare. Anche dopo hanno retto il confronto alla grande, ma hanno perso la brillantezza di Ishikawa, che ha iniziato a sbagliare». 

Quali sono stati i momenti chiave della partita?

«Le tre palle match sprecate dal Giappone. Da lì i nostri avversari hanno iniziato a sbagliare con maggiore frequenza, soprattutto Ishikawa. Mi è sembrato che lui in modo particolare abbia accusato il colpo dopo la vittoria dell’Italia nel terzo set. La squadra del Giappone nel complesso ha continuato a giocare bene, ma la sua stella si è spenta». 

Francia, Brasile, Stati Uniti e Polonia. Sono le squadre che si giocano l’oro insieme all’Italia. E con la Francia ci giochiamo la semifinale.

«Sono sicuro che con la Francia ce la giochiamo a viso apertissimo, anche se dobbiamo tenere di conto che loro potranno contare sul sostegno travolgente del pubblico di casa. In un grande torneo può fare la differenza. La Polonia è la solita squadra forte, anche se nel girone l’abbiamo asfaltata in un’ora e mezzo. Il Brasile non è più quello dell’epoca d’oro, ha sofferto un po’ il ricambio generazionale. Gli Stati Uniti sono un’altra squadra di valore assoluto, ma è normale. Quando arrivi nella fase finale delle Olimpiadi gli avversari sono tutti forti». 

Due punti di forza assoluti dell’Italia che possono portarci fino in fondo?

«Tecnicamente parlando, abbiamo un sistema di difesa tra i migliori al mondo. Il nostro muro è pazzesco. Mettere a segno un punto contro l’Italia è davvero difficile. E dal punto di vista umano siamo una squadra affiatata, giochiamo come una famiglia. Soprattutto nelle difficoltà questo gruppo tira fuori un carattere enorme. Siamo forti».  

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