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La crisi del Normal One. E ora la panchina di Mourinho traballa

di Fabrizio Bocca
Josè Mourinho sulla panchina della Roma: nelle prime sei gare del campionato i giallorossi hanno messo insieme solamente cinque punti
Josè Mourinho sulla panchina della Roma: nelle prime sei gare del campionato i giallorossi hanno messo insieme solamente cinque punti

L’avvio choc della Roma in Serie A: José perde consensi tra i fedelissimi

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Tutto crolla tranne José Mourinho, che non si tocchi per carità. La curva di ultrà fedelissimi, finora accorsa a sostenerlo ciecamente riempiendo l’Olimpico per due anni consecutivi, comincia a contare copiose diserzioni.

Si affaccia stentoreo qualche “Cacciatelo subito” ma tutto sommato lo stregone di Setubal resiste nonostante tutto. Ridimensionato e insolentito, ma ancora in piedi, gli occhi fiammeggianti e la scusa sempre pronta («Si è sentita la mancanza di Ibañez»). La ricerca di alibi resta comunque il suo forte, anche se purtroppo stavolta non c’è un Taylor da sbranare nel garage dello stadio.

Certo, il fu Special One sta facendo dissolvere una squadra, la Roma che ha architettato e gestito sembra la ciurma di Capitan Uncino – la maggior parte infortunati, la difesa un colabrodo, Lukaku costretto all’isolamento, Dybala un “coniglio bagnato” come disse l’Avvocato Agnelli di Roberto Baggio – ma Mourinho tutto sommato riesce a vincere anche quando perde. Quando il Tottenham decise di licenziarlo dovette pagargli un’indennità di 17 milioni di sterline e lui fu l’uomo più felice del mondo. Per questo lo scorso anno, nonostante i segnali di rottura con la Roma e con i Friedkin fossero già evidenti, appena perduta la finale di Europa League, si rivolse al pubblico e ad ampi gesti disse: «Io resto, io resto». Qualche tonfo val bene un contratto (7,5 milioni netti a stagione, scadenza giugno 2024). Anche se il terzo anno di Mou è storicamente una maledizione: veleni al terzo campionato al Real Madrid, esonero al terzo anno nella seconda esperienza al Chelsea, esonero al terzo anno al Manchester United.

Da qualche anno l’astro è declinante, ma Mou è un dogma e non si discute. Sui social ovviamente è mattanza, anche se i fedelissimi sono ancora la maggioranza. Adesso che molti vorrebbero che Mou liberasse la Roma dalla sua ingombrante presenza, non gli si può nemmeno rinfacciare l’inquietante sintesi del suo lavoro: 5 punti in 6 partite, 16esimo posto ai bordi della zona retrocessione, una goleada del Genoa sul groppone, e altre umiliazioni varie con Salernitana, Verona, Milan. Allargando il bilancio, mai riportata la Roma in Champions League, due sesti posti, una Conference vinta alla prima edizione e festeggiata come una Champions, una finale di Europa League perduta. Anche se Mourinho aspettò l’arbitro Taylor in garage e poi ha sostenuto con faccia tosta: «A Budapest non abbiamo perso». E comunque le due finali europee ’22 e ’23 sono ormai il suo stanco leit motiv a rintuzzare la stizza di chi, improvvido, aveva creduto nello scudetto.

Dopo l’umiliazione di Marassi un Fonseca qualsiasi avrebbe forse già perso il posto, Mourinho resta, anche perché esonerarlo costa e soprattutto perché è Mourinho e ha un intero partito dalla sua. Anche se, come ovvio, da oggi si va avanti di partita in partita. Frosinone, Servette, Cagliari, Monza, Slavia Praga: o Mourinho risolleva subito la Roma, oppure addio, è stato bello ma nessuno può prescindere dai risultati. Anche perché Mou non è Zeman o Sarri.

I bookmakers intanto hanno dimezzato la quota “esonero”, da 11 si è scesi a 5,5. Insomma l’esonero non è più un’eventualità completamente esclusa. Soprattutto perché i Friedkin nella Roma hanno investito almeno 800 milioni, pagano un monte stipendi per quasi 100 e devono difendere l’idea di essere sbarcati come il marziano di Flaiano a Roma. Vellicando la pancia del tifo giallorosso con clamorosi colpi d’estate: Mourinho nel 2021, Dybala nel 2022, Lukaku questa estate. Mourinho e Lukaku addirittura fatti sbarcare a Roma, sull’aereo personalmente pilotato da Dan Friedkin. Soldi e teatralità, grandi protagonisti, entusiasmo, show, ma una sola vittoria. E pure di consolazione.

Una partenza così sballata non la si vedeva almeno da una dozzina d’anni, «Anche io non ho mai cominciato così» ha detto il portoghese che fa finta di non credere all’imbarazzante situazione. La Roma è tornata improvvisamente indietro di decenni, forse non alla Rometta di Anzalone, ma quasi. Mourinho ha raccontato di aver passato una notte insonne, analizzando e ripercorrendo il match che lo ha messo in crisi. Già da tempo molti sostengono che lo Special One, campione di populismo, abbia lasciato il posto a un ben più modesto Normal One.

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