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Rugby: il commento

Ci hanno fatto All Blacks: loro marziani, l’Italia troppo morbida

di Alessandro Cecioni
Ci hanno fatto All Blacks: loro marziani, l’Italia troppo morbida

L’entusiasmo mondiale degli Azzurri dopo i successi con Namibia e Uruguay annientato dalla batosta con la Nuova Zelanda: finisce 96-17. Non c’è storia, mi ci abbiamo messo del nostro

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Troppo nera questa marea che sommerge l’Italia del rugby, troppo grande il divario fra azzurri e Nuova Zelanda. Finisce 96-17 – nella serata di venerdì 29 settembre - con 14 mete degli All Blacks (Aaron Smith 3, Ardie Savea 2, Telea, Jordan 2, Retallick, Papali’i, Coles 2, McKenzie, Lienert-Brown) che cancellano la squadra azzurra con un 49-3 già nel primo tempo che lascia ben poco all’immaginazione. Ma non è il punteggio a stupire, non solo.

“Quello che guardiamo è comunque la prestazione” era il karma di Michele Lamaro, capitano azzurro, e di Kieran Crowley, ct della nazionale alla penultima partita con l’Italia. Ecco la prestazione non c’è stata, scomparsa dal campo sul 14-3. Dopo che gli All Blacks erano andati in meta con Will Jordan finalmente risvegliatosi dal letargo in questa Coppa del mondo su un delizioso calcio di Jordie Barrett, e dopo che Aaron Smith aveva segnato la sua prima meta (a fine partita saranno tre) su driver da penalty touche.

É stato lì che gli azzurri hanno perso il controllo delle proprie emozioni, della partita, della gestione del pallone. Scomparsi, imbambolati. Fischetti toccato duro al costato esce e lì salta tutto, il sistema difensivo non c’è più, addio palloni veloci, addio rallentamento di quelli avversari. E loro, gli All Blacks salgono in cattedra con azioni semplici e perfette. Diciassette alla fine del primo tempo i placcaggi azzurri sbagliati, tre negli ultimi metri che Telea fa prima di depositare oltre la meta, un paio almeno quando Ardie Savea (poi Player of the match), capitano All Blacks, gira intorno a Michele Lamaro e va in mezzo ai pali. Se a questo aggiungi gli innumerevoli calci di punizione concessi agli avversarti (in mischia e per tenuti) ecco che risulta chiaro che per l’Italia si tratta di una lezione durissima, la peggiore sconfitta dell’era Kieran Crowley, degli ultimi anni. Molto peggio di Roma nel 2021, prima partita di Kieran allenatore (47-9 per la Nuova Zelanda e primi venti minuti 0-0).

Nella ripresa Crowley mischia un po’ le carte, l’Italia prova ad attaccare e il pubblico si rianima, pochi italiani rispetto ai neozelandesi, in tutto oltre 57mila spettatori per questo incontro. . Al 44’ touche in attacco, potrebbe essere una bella base ma gli All Blacks ce la rubano come avevano fatto poco prima. Sono cose che scavano nel cervello, ma qui c’è una piccola reazione d’orgoglio e tre minuti dopo nuova topiche bella azione alla mano e Capuozzo segna alla bandierina in tuffo battendo in velocità cinque avversari. Nervosismo dei neozelandesi che forse avevano l’ordine di lasciarci a zero mete. 49-10. Entra Page-Relo e alla prima palla si fa stoppare il pallone e Retallick segna. 56-10.

Ma sulla touche i problemi continuano e Papali’i va in meta per il 63-10. Poi ancora su touche arriva la meta di Coles con colpevole errore difensivo dell’appena entrato Odogwu, incapace di leggere la situazione e preso in mezzo da un passaggio. 68-10. Mc Kenzie appena entrato al primo pallone da mischia corre e trascina in meta Garbisi che cerca invano di placcarlo poi trasforma da posizione difficile. 75-10.

Non è finita, il calvario azzurro continua, palla persa in attacco da Morisi e immediato contropiede con meta di Will Jordan, 82-10. È il 72’ e si intuisce cosa hanno in testa gli All Blacks: darci una lezione epocale, cancellare ogni nostra possibilità di parlare, arrivare a 100 punti. Intanto sono 89 e mancano 8 minuti. Dopo sessanta secondi Lienert-Brown porta i suoi sul 96-10. Ma l’onta viene evitata con un ultimo attacco disperato e una meta di Ioane in bandierina. È finita, finalmente. 96-17. Addio sogni di gloria. Il 6 ottobre l’ultima gara del girone contro la Francia padrona di casa. 

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